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I ciacci di castagne nelle cotte

Giuliana Gianni
Magrignana di Montecreto


«Una volta il gas non c'era, si faceva il fuoco
e sulle braci si mettevano le cottole di ferro»



tempo di cottura
qualche minuto per ogni frittella

ingredienti per 6 persone
500 g di farina di castagne
un pizzico di sale
½ l d'acqua
ricotta di mucca per condire

per la cottura
un po' di olio di oliva
il tuorlo di un uovo
una patata tagliata a metà


preparazione
Prima di preparare l'impasto si deve passare al setaccio la farina di castagne. Quindi si aggiunge un pizzico di sale e si inizia ad aggiungere l'acqua un poco per volta, stemperando la farina. Bisogna procedere lentamente perchè non si formino i grumi, mescolando con una frusta. Si mescola bene finchè non si raggiunge la giusta densità: l'impasto non deve essere nè troppo tenero nè troppo duro, considerato che questa pastella deve essere cotta dentro le cotte di ferro.
Quando l'impasto è pronto, si passa alla cottura. A parte si prepara un piattino con un po' di olio di oliva e un tuorlo d'uovo. Si prende una patata tagliata a metà, la si intinge in questo preparato e si passa sulle due cotte.
A questo punto si prende un mestolo di impasto, si versa su una delle due cotte e si appoggia subito sopra l'altra, cosí che la preparazione si stenda bene. Dopo due minuti circa bisogna girare l'impasto. Dopo altri due minuti di cottura, il ciaccio è pronto.
Lo si può togliere dalle cotte e spalmare con un po' di ricotta di mucca. Quindi va piegato a triangolo ed è pronto da assaporare.
Una volta i ciacci di castagna si mangiavano con la ricotta delle nostre mucche, perchè logicamente chi aveva le mucche aveva la ricotta, il latte, il burro, il formaggio, la panna. Erano gli alimenti poveri di una volta che ancora adesso si possono trovare ma forse non più genuini come allora.
Ai tempi dei nostri nonni i ciacci venivano fatti alla mattina per colazione. In tempo di guerra era il pane dei poveri, sono riusciti a tirare avanti con questo tipo di cibo. Scambiavano la farina con un po' di fagioli, granoturco. La farina di castagne era oro perchè si mangiava, si riusciva a mangiare.
Una volta il gas non c'era, si faceva il fuoco e sulle braci si mettevano le cottole di ferro. Prima delle cotte c'erano le tigelle che servono sia per le crescentine sia per i ciacci di castagne. Si prendevano le tigelle, si mettevano sul fuoco, che le rendeva bianche. Quando erano calde, si prendevano con le molle, si iniziava a mettere una tigella e una foglia di castagno poi il mescolino di impasto, la foglia di castagno, la tigella e cosí via. Si iniziava poi a togliere dal fuoco partendo dal fondo. Era un uso delle nostre bisnonne, poi sono passati alle cotte e al gas che ovviamente è più pratico.
Sia la farina che le castagne secche consiglio di conservarle in vasi di vetro chiusi ermeticamente, in cantina al riparo dalla luce, in un posto all'ombra e asciutto. Una volta c'erano anche dei vasi grandi di vetro e noi avevamo i cassoni dove stipare la farina. La pigiavamo e poi la tagliavamo con un coltellaccio perchè diventava dura. Cinquant'anni fa questi cassoni contenevano quintali e quintali di farina perchè una famiglia ci mangiava tutto l'inverno.