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04/08/2006

Allevamento


Documento senza titolo

Savoniero, Frazione di Palagano
Siro Tassi e Bettina Reggi
Allevatori
Allevamento della “bianca” modenese: le differenze con la frisona
Racconti di vita in campagna  

PARTE 1

Siro: allora prima di tutto bisognava fecondare sempre con i tori della vacca bianca perché se no… niente e abbiamo fatto così fino all’ultimo; quando sono saltato fuori dai contributi e sono stato libero, ho incominciato a fecondare per vedere se si riesce a insanguinarle un po’ con altri tori.
Lei parlava del problema delle banche dei semi a cui lei non riesce accedere.
Siro: sì, c’è la banca, l’Apa, ha delle fiale in banca, non so dove, di tori vecchi vecchi, sempre se ci sono ancora, solo che non le prendono fuori, non lo so il motivo. Quelli che sono vecchi non dovrebbero essere parenti con le nostre…
Il problema è, quindi, trovare i tori? Le vostre sono iscritte all’Apa? Quante sono?
Bettina: una quarantina, compreso le manze.
Voi fate allevamento da latte e tenete qualche vitello?
Bettina: latte, poi si allevano le migliori… adesso facciamo un po’ di selezione.
Il latte a chi lo date?
Bettina: in cooperativa San Miro.
In cooperativa va a finire dentro a tutto il resto del latte?
Siro: sì.
Non è sufficiente per fare una forma di bianca?
Siro: no.
Quanto ve ne manca?
Siro: beh, noi adesso abbiamo sui quattro quintali e mezzo. Ce ne vorrebbe almeno un quintale, un quintale e mezzo in più per fare una forma, in caldaia almeno 11 per farne due.
Qui non si riesce a fare una forma solo di bianca? Bisogna trovarne qualcuna… o che ne prendete qualcuna in più voi... perché qua in montagna qualcuno le ha prese.
Bettina: prima di tutto c’è una distanza enorme.
Savriano quanto è da qua?
Bettina: tre chilometri.
Loro, quelli di Gombola, quanto ci mettono a portare il latte qui?
Siro: forse Gombola non è che sia la distanza. Il problema viene portare via del latte in cooperativa. Se io vado in cooperativa e dico…
Bettina: …porto via il mio latte… gli altri non sono d’accordo.
Però un allevamento come il vostro si presta per una quantità da fare una forma?
Siro: adesso, poi, un momento… ci sono i quattro quintali e mezzo. C’è poi tutte le altre mucche dentro… c’è quella che è in asciutta, ci sono le manze.
No, bisogna fare solo con le vacche di bianca.
Siro: allora ce ne vuole, perché adesso non so, saranno 7 o 8 che sono in mungitura, le altre sono in asciutta.
Adesso che manda avanti l’azienda è suo figlio?
Siro: mio figlio e mia figlia.
È bello che abbiano seguito le vostre orme…
Bettina: ah loro hanno sempre detto che gli piaceva fare questo lavoro e noi gli abbiamo concesso di farlo. Siamo passati anche come ochette del pantano, io e lui: quando è venuto il boom del ’60 che tutti andavano in ceramica e noi abbiamo continuato a fare questo lavoro, sembravamo due zulù…
Le bianche qui quando sono arrivate?
Siro: sono degli anni, è molto.
Bettina: le prime bianche sono arrivate da Serra.
Siro: a Serra da un mio zio.
In che anni?
Bettina: ’64-’65 giù di lì.
Quindi tardi. Pensavo agli anni ’50.
Bettina: no… prima c’era la nostrana.
Come era la nostrana?
Bettina: erano tutte vacche incrociate sul marroncino, sul grigio, ce n’erano di tutti i colori, sul bianco, sul nero…
Siro: anche lì non c’era latte.
Grigie e grosse?
Bettina: ma c’era quella più grossa, c’era quella più piccola anche lì.
Voi avete sempre fatto gli allevatori o anche gli agricoltori?
Bettina: sempre gli allevatori.
Siro: quando ero giovane andavo a lavorare in una ditta con le ruspe, poi ho smesso.
Bettina: io ho sempre fatto la contadina. Io ero l’uomo di mio padre, l’uomo che non ha mai avuto. Siamo due femmine, tra l’altro sono nata in tempi di guerra e mio padre era in Iugoslavia. Quando gli era arrivato che era nata una femmina non gli hanno dato neanche il permesso di tornare a casa, chissà come era contento…
Quindi ha cominciato da subito?
Bettina: allora si cominciava alla sua età (rivolta alla nipotina) si andava con i più grandi, poi si andava al pascolo, le cose che si era capaci di fare si facevano.
Si portava da bere a quelli che lavoravano?
Bettina: a quelli che tagliavano l’erba, a quelli che mietevano.
Lei dice che si andava al pascolo, allora le bestie pascolavano?
Bettina: pascolavano sì, i campi erano talmente magri che non si trovava niente da darci da mangiare tutto l’inverno, dopo si faceva la vestura.
Si tagliava il fieno e la paglia lunghi 10 cm poi si mischiava?
Bettina: sì, così fregavi le mucche!
Siro: solo che erano più furbe loro, perché mangiavano prima il fieno, poi con la fame bisognava mangiare anche la paglia.
La paglia di grano?
Bettina: la paglia di grano sì, poi si andava a fare le fascine con la foglia, si ammucchiavano poi d’inverno si pelavano. Ci si dava anche quella. Si faceva la vinciara si diceva, questo mucchio nel bosco e si andava a prendere d’autunno da portare a casa. Una volta ero andata per prendere il mucchio da portare a casa e ce l’avevano fregate… allora usavano anche le fascine per accendere il fuoco… C’era miseria.
Quando è cominciata questa stabulazione fissa, quand’è che le avete portate in stalla e più mosse?
Bettina: prima che ci sposassero erano in già in stalla.
Siro: sì, nel ’60.
Bettina: finito i piccolini le vacche sono andate in stalla.
Quindi primi anni ’60?
Bettina: sì.
Ci racconti un po’ di quando vi siete sposati?
Bettina: lui veniva a casa mia a piedi. A parte che non c’era una gran distanza, perché era un po’ sfaticato. Io abitavo di sotto della strada provinciale, quindi non è che doveva fare tanto cammino. Noi siamo due sorelle, mia sorella è la più vecchia. Quando ha cominciato lei ad andare fuori col fidanzato io dovevo accompagnarla perché allora non lasciavano uscire una ragazza da sola, non era corretto. Allora io ricattavo mia sorella, aveva sei anni più di me, alla sera bisognava lavare i piatti, una cosa che non mi piaceva, allora cosa succedeva? io le dicevo “io vengo con te – perché facevano le feste, si ballava a casa di uno a casa dell’altro – alle feste, però i piatti li lavi tu per una settimana” e lei li lavava; invece dopo si erano già aggiornati un po’ anche i miei genitori e noi andavamo fuori, poi non c’era nessuno da mandarmi dietro, quindi andavamo via da soli.
E queste feste come erano? C’erano dei suonatori?
Siro: c’era una fisarmonica, un clarino…
Bettina: tutto così a orecchio, perché nessuno aveva studiato musica… c’era qualche giradisco… con un fiasco di vino si pagavano i suonatori e la festa era lì.
A queste feste si mangiava qualcosa?
Bettina: ogni donna portava un panettone, un po’ di caramelle, quello che potevano perché non c’era un granché, mentre gli uomini portavano da bere.
E in una stanza come questa si ballava anche in venti?
Bettina: ah sì, ma forse ci si divertiva più allora che adesso… Sua madre dice che si toglievano le scarpe.
Per far cosa?
Bettina: per ballare, perché se no si rompevano, e ballavano scalzi nei prati… per non sciupare le scarpe. C’era la miseria nera, ai suoi tempi ancor peggio della mia.