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15/09/2006

Cucina


Documento senza titolo

Parrocchia di Gombola, Frazione di Polinago
Don Gualtiero Meliconi
e le sue collaboratrici:
Irene, Anna, Oriele, Maria e Silvana
Sacerdote – imprenditore  
Preparazione dei “tortellini del prete”
Racconti di 50 anni vissuti come sacerdote: fondazione dei caseifici sociali, i corsi professionali, le aziende  

PARTE 4

Oriele: si può fare anche col cappone che viene molto buono.
 Lei come lo fa il brodo?
Signora: come ha spiegato la signora, gallina …
Il cappone lei lo mette?
Signora: no, non si usa in casa mia; gallina e un doppione perché voglio che venga buono con un osso perché il lesso non lo mangia nessuno e allora deve diventare buono.
 Non si mangia più il lesso?
Signora: i miei non lo mangiano più.
 Come mai?
Signora: chissà, non lo so.
 Una volta invece sì?
Signora: eh, una volta era una cosa buona… corrono subito all’arrosto a quello che c’è dopo il lesso non va …
Quando si mangiava il lesso una volta, dopo i tortellini a pranzo o alla sera?
Signora: anche dopo i tortellini quando c’era un pranzo, perché tutti i giorni non è che ci fossero i tortellini.
 Quando vi trovate qui a fare i tortellini di che cosa parlate?
Oriele: di tutto.
 Per esempio?
Oriele: tutti i pettegolezzi del Paese.
 Signora: si ascolta, io più che altro ascolto.
 Paola: chi è quella che racconta i pettegolezzi qui? Nessuna dice niente.
 Signora: siamo tutte brave.
 Gruppo: parliamo di cose normali anche per passare il tempo.
 Si parla delle novità di Gombola?
Oriele: eh sì, del posto e dei dintorni.
 Al mulino di Gombola dalla Bruna ci andata a prendere la farina?
Gruppo: … io no… io delle volte sì.
 E dalla Maria all’Osteria fate mai una sosta?
Gruppo: … ogni tanto, quando capita…
Chi andava all’osteria?
Oriele: gli uomini più che altro, noi donne ci troviamo più fuori. Una volta le donne non andavano in osteria, guai se si andava a bere, si faceva l’angolo da una parte ma l’osteria per le donne non andava bene.
 Quanti anni sono don Gualtiero che lei è qui alla parrocchia di Gombola?
Don Gualtiero: 49 anni.
 Dove ha fatto lei il seminario?
Don Gualtiero: tre anni a Monteombraro, i primi tre anni di ginnasio, i due anni successivi a Fiumalbo poi sette anni filosofia e teologia a Modena. Sono diventato prete nel ’51, ho fatto tre anni a Cadignano di Lama Mocogno e poi tre anni a Montale Rangone e poi sono venuto qui; se volete un particolare il giorno che venni qui era il 15 dicembre, una giornata piovosa di nebbia e dopo la messa delle 11 mi chiesero di battezzare un bambino. È diventato prete, fra l’altro arrivò una ora di sole bellissimo mentre facevo il battesimo, saranno coincidenze… questo sacerdote adesso è dehoniano e lavora a Bologna alle edizioni dehoniane, fanno testi di catechismo e argomenti religiosi anche se pubblicano anche altre opere. È rimasto molto attaccato alla parrocchia, ha qui ancora la mamma, la sorella, i nipotini e il cognato.
Come è cambiato il ruolo del sacerdote negli anni nella parrocchia di Gombola?
Don Gualtiero: direi che è cambiato in un modo abissale, diciamo così. I primi anni la gente veniva alla Chiesa, per esempio qui su c’è una borgata dove c’erano 17 ragazzi, adesso ci sono tre famiglie, una con marito, moglie e due bimbi; una è emigrata e poi c’è uno da solo, oggi la gente invece bisogna andarla a cercare.
 Ci stava raccontando come è cambiato il rapporto tra il sacerdote e la comunità, i parrocchiani, una volta erano i parrocchiani a venire in Chiesa. Oggi invece?
Don Gualtiero: oggi invece bisogna andarli a cercare anche se questa è una parrocchia ancora abbastanza tradizionale, sono tradizionalista anch’io, poi anche vicina come collaborazione. Oggi non abbiamo fatto fatica a trovare una quindicina di donne che venissero ad aiutarci per la giornata, naturalmente gratis.
 Una volta il sacerdote doveva saper fare un po’ di tutto, era il perno di tutta la comunità, a volte doveva fare anche il medico. Come è cambiata la figura di sacerdote qui a Gombola?
Don Gualtiero: direi che una volta il sacerdote era al culmine, oggi invece è tutto il contrario, si va dal sacerdote magari quando per una pratica di pensione non si è riusciti a far niente, allora vengono dal prete sperando in un miracolo, per fare un esempio. Oggi si verifica quello che dice il Papa di se stesso “servo dei servi”, non più il dirigente ma direi l’ultimo dei collaboratori.
 Una volta si bussava alla porta del sacerdote per qualsiasi cosa, per ogni problema si ricorreva al sacerdote?
Don Gualtiero: invece oggi fortunatamente l’informazione è arrivata anche qui. Io ho una buona frequenza della parrocchia, abbiamo un buon coro, ho l’organista, un ragazzo che ho tirato su io anche se io non conosco la musica. Suona bene, attualmente il coro lo dirige Valentina, una studentessa di Serra, ho un buon gruppo di bambini.
 Una comunità attiva la sua?
Don Gualtiero: poi c’è un gruppo indipendente dalla parrocchia, però sono vicini a noi: è una compagnia dialettale. Quest’anno sono andati in vari posti: Pavullo, Lama, Serra oltre che qui.
 Prima ci diceva che si andava dal sacerdote per tanti problemi ma il sacerdote era d’aiuto anche nei problemi legati al lavoro?
Don Gualtiero: siamo partiti con due laboratori di maglieria e camiceria, c’erano trenta ragazze ogni gruppo.
 In che anni?
Don Gualtiero: abbiamo cominciato negli anni ’60 e siamo andati avanti, erano corsi di addestramento professionale, lo Stato dava 300 lire di presenza che erano pochi perché uno riprendeva il mestiere e poi si comprava le calze a sua necessità pensando alle famiglie di allora, nell’immediato dopoguerra; il muro del piazzale lì per esempio l’ho fatto con dei cantieri di lavoro.
 Lei metteva assieme un cantiere, delle persone?
Don Gualtiero: sì, e veniva gestito dall’Ufficio occupazione lavoro di Modena che dipendeva dal Ministero; finanziavano questi cantieri quando avevano i requisiti, e uno apprendeva il mestiere, ad esempio il muratore, c’è chi li ha fatti per falegnami per elettricisti.
 Lei quindi aveva delle persone giovani che non sapevano ancora cosa fare…
Don Gualtiero: sì, tutta gente che di solito si è fatta strada, lo dicevo anche l’altro giorno in Chiesa: è difficile leggere nella cronaca nera dei cognomi originari di Gombola, mentre invece se andiamo in giro non so a New York, New Orleans ci sono parecchie attività, grosse catene gestite da gombolesi.
 Per esempio c’è un Cabri che parla a Los Angeles alla televisione. Èdifficile trovare dei Cabri, dei Scartabelli, Villanzani che sono cognomi locali nella cronaca nera. Però io che sto attento magari quando mi capita di avere in mano una guida di New York o del Canada e trovare cognomi nostri.