HOME PAGE
\ Interviste \ Più viste \ Cantelli Piero\ Cantelli Piero \ leggi testo

23/07/2006

Agricoltura


Documento senza titolo

Osteria Vecchia, Frazione di Fanano
Remo Andreoni
Agricoltore
Vita e agricoltura in montagna

Lei vive qui dal 1923, allora quante persone abitavano qui?
Remo: a Ospitale da 1300 a 1350.
Adesso invece?
Remo: adesso di inverno ci saranno 40 – 50 persone.
Lei cosa faceva qui a Ospitale?
Remo: una volta eravamo tutti così, il primo lavoro che ho fatto io era andare alla macchia perché non c’era industria, non c’era niente. Allora facevo il boscaiolo e adoperavo questi arnesi.
Voi raccoglievate il legna per che uso?
Remo: per bruciare, d’autunno si facevano le scorte poi si portavano giù con la slitta di legno. Quello là è chiamato il cavallo, si portava la legna alla carbonaie dove c’erano i carbonai che facevano il carbone. Trasportavano la merce con dei muli perché non è mica come adesso che ci sono le strade.
Qui per esempio la mezzadria non c’è mai stata?
Remo: no, eravamo tutti piccoli proprietari che tenevano una mucca ed era già tanto. Invece pecore ne avevano abbastanza, tanta gente aveva 70-80 pecore o anche 100. In totale qui nella vallata di Ospitale ci saranno state 2.000 pecore, d’estate venivano qui a pascolare e d’inverno andavano giù in pianura, a piedi ci mettevano una settimana ad andare giù.
Cosa si produceva qui?
Remo: la ricchezza della montagna erano le castagne che sfamarono anche in tempo di guerra. Quello è una specie di aratro che adoperavamo noi, l’ho adoperato anch’io.
Si attaccavano quante mucche?
Remo: con due mucche, poi ce n’erano altri più vecchi che avevano solo una punta, tutta di legno, per rompere il terreno.
Cosa seminavate?
Remo: il grano, che tante volte si perdeva la semente. Mettevamo tutti i covoni in fila e battevamo con questo affare qui che si chiama la cercia, dopo le donne andavano dove tirava dell’aria e setacciavano il grano.
Che tipo di grano seminavate?
Remo: il marzuolo più che altro, quello della primavera.  Siamo in alto, non è che venisse granchè. Quegli affari lì andavamo lassù che avevamo delle mucche per portare giù il latte, non è come adesso che hanno delle mucche che fanno 20-30 litri di latte o anche di più, una volta mangiavano con l’erba naturale di conseguenza non è che facessero molto.
Le capre c’erano?
Remo: qualcuna, non proprio un granché. Venivano mischiate alle pecore, chi ne aveva una o due.
Poi facevate il formaggio?
Remo: sì
Le vendevate anche?
Remo: no, più che altro era per consumo.
E per la lana...
Remo: la lana allora aveva una certa resa, adesso invece neanche se uno la regala la prendono.
Lei prima ha parlato di mucche, di che razze erano?
Remo: la bruna alpina che c’è anche nell’alta Italia; la bianca e l’olandese. Queste razze erano quelle che andavano di più in questa vallata; noi andavamo a prenderle a Dosso dell’Elba.
Questo serviva per pulire l’aratro, questo per portare l’acqua:
si attaccava un secchio di qua e uno di là, c’era una sorgente.
Voi andavate spesso anche in Toscana?
Remo: andavamo in Toscana, si comperavano dei porcellini di primavera che saranno stati circa 20-25 chili. Se era uno solo, tanti lo portavano in spalla; invece se ce n’erano tre o quattro si segavano. Altrettanto i vitelli, li portavano là in Toscana. Purtroppo tanta gente passava l’Alpe e andava a lavorare in campo di Zoro oppure giù di lì, c’era un mucchio di scalpellini che erano capaci di fare il loro mestiere. Passavano l’Alpe e delle volte c’era la neve, la tormenta. Rimanevano nell’Alpe assiderati, c’è un posto che lo chiamano il fosso dei morti per quel motivo lì. Mio nonno mi ricordo che anche lui era pratico, faceva sempre avanti e indietro però nella tormenta, con la nebbia e la neve è andato giù credendo di venire di qua e invece è sceso dalla parte della Toscana, alle Roccazze. Quando ha bussato alla porta era tutto gelato, tutto bianco e non gli volevano mica aprire.
Quanto tempo ci voleva a piedi da qui a raggiungere la Toscana?
Remo: da qua ci vogliono tre, quattro ore. Poi se uno va che non ha niente addosso è diversa, ma allora si muovevano carichi. E poi non erano attrezzati come adesso, partivano con la fame e arrivavano in cima dove trovavano una tormenta, un burrasca e rimanevano lì. Tanti, allora, hanno dato il nome fossa dei morti per quel motivo lì.
Cos’altro si commerciava con la Toscana?
Remo: i funghi si portavano di là.
Che funghi erano?
Remo: il porcino, perché in questa vallata è buonissimo.
Cosa facevano le vostre donne con i funghi?
Remo: per esempio la polenta unta un po’ tenera, poi li mettevano in cima; le tagliatelle in casa.
Il vino lo compravate in Toscana?
Remo: vino allora non ce n’era mica tanto, non faceva mica male eh ... una volta poi quando lavoravano gli davano una fetta di pancetta con la polenta o quello che c’era, e ne dovevano avere abbastanza.
Ci hanno raccontato che qui c’era un lago dove si trovavano le rane.
Remo: Qui al lago di Pasquino, in primavera c’erano le rane.  Così la gente del posto andava lì a raccogliere, poi ci levavano le uova e le riportavano nel lago per ripopolarlo.
Quindi si mangiavano anche le rane?
Remo: sì, ma adesso è proibito.
Come si cucinavano le rane?
Remo: le rane sono speciali, vanno fritte se uno vuole, vanno in umido. La nostra rana non è come quella della palude, viene da mezzo al bosco: si vedono arrivare nella neve, è proprio sana.
Sù a Pratignana che cosa andavate a pescare?
Remo: le tinche, che non era mica un pesce buono. Comunque allora c’era della fame, allora era buono tutto.