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09/08/2006

Bar/Osteria


Documento senza titolo

Renno, Frazione di Pavullo nel Frignano
Andrea Pini
Giornalista, scrittore
Passaggio dall’agricoltura all’industria in montagna – Comunità e vita sociale  

PARTE 2

Quali erano i momenti di aggregazione qui in montagna?
Andrea: i momenti di aggregazione erano molto diversi, di diversi tipi: vi erano momenti di aggregazione all’interno di una comunità e momenti di aggregazione all’interno di una vallata. All’interno della vallata potevano essere le sagre, quando c’era la funzione a Renno le famiglie ospitavano amici o parenti per esempio dei paesi vicini, poi c’era questo scambio nell’occasione seguente. L’altra occasione di incontro per la vallata potevano essere i mercati e le fiere: erano momenti molto importanti perché secondo me ci si scambiava considerazioni anche di tipo agricolo, di tipo economico, anche previsioni del tempo. In queste occasioni le persone che si incontravano si scambiavano le esperienze sul tipo di coltura ma anche sul tipo anche di lavorazione dei prodotti, esperienze che potevano arricchire il proprio tipo di lavorazione e anche per esempio ci si scambiava certe informazioni sul tempo, i proverbi sono legati a momenti dell’anno. Questi proverbi li ho trovati pari pari negli statuti delle podesteria di Gombola, di Montecuccolo, di Montecenere, di Sestola dove solo elencate delle festività e i tribunali facevano festa, non lavoravano perché evidentemente in alcune comunità si festeggiava il santo, Santa Lucia, San Vicenzo, San Pietro… gli abitanti di quella vallata di quella comunità si trovavano quel giorno, osservavano il tempo e quindi nasceva questo proverbio. Un’altra occasione di aggregazione, però più ristretta alla comunità, era legata ai lavori agricoli: ad esempio c’erano dei lavori agricoli che richiedevano la partecipazione proprio di tutti i membri della comunità. Per esempio la trebbiatura: non era possibile che una sola famiglia potesse fare questo lavoro che era molto complesso; si radunavano i covoni in un’aia, tutti gli abitanti del borgo radunavano i loro covoni in un’aia e poi vicendevolmente si lavorava. Questo era un grande momento, era una grande festa, tutti si lavorava, anche i bambini piccoli: a loro si affidava un lavoro, quello dei fer. Si fabbricavano i ferri con cui poi si legavano le balle di paglia, era un momento di iniziazione all’età adulta, si andava a tavola con i grandi a mezzogiorno e alla sera. Un altro momento era la festa religiosa che era un momento di fede, di attrazione religiosa ma anche al 50% era un momento di incontro tra persone che parlavano tra di loro al di là della preghiera e della fede. Oggi, purtroppo, sia il momento della trebbiatura sia il momento della festa religiosa sono andati completamente perdendosi. Un’altra festa era il carnevale, perché non essendoci luoghi di ballo tradizionali, un privato che aveva una grande sala organizzava una festa a cui invitava tutti, tutto il paese si recava e si ballava per una sera ma anche per due e per tre. I miei genitori raccontano di feste di carnevale che duravano anche tre o quattro giorni.
A queste feste cosa si mangiava?
Andrea: una festa che aveva successo era una festa dove c’era il tortellino. Al di là delle crescenti era il cibo che dava prestigio, infatti il tortellino era il cibo che veniva servito in occasione delle grandi feste, per Natale, per Pasqua, per la funzione del paese e quindi anche la festa da ballo che voleva essere prestigiosa. Si ingaggiava una cuoca per farsi preparare i tortellini, il vino si portava dalla varie cantine.
Al di là di questi eventi particolari le persone qui in paese dove si trovavano?
Andrea: durante l’estate non c’era molto tempo per trovarsi perché in quel periodo fervevano i lavori agricoli, magari di sera al tramonto ci si trovava nell’aia, in un posto fresco dove appunto gli uomini e le donne si incontravano per parlare del più e del meno. Durante l’inverno gli incontri avvenivano nelle stalle, l’ambiente più caldo della casa, oppure anche nel momento della raccolta e della essiccazione delle castagne nel metato che era una costruzione particolare: anche quello era un luogo caldo dove si incontravano. Allora c’erano dei vagabondi che giravano dai vari paesi, erano abbastanza conosciuti, e venivano ospitati nei fienili o nelle stalle o nei metati ed erano accolti dalle persone anche con grande entusiasmo, perché raccontavano alle persone delle storie, delle favole, erano una attrazione anche per i bambini.
In pianura si diceva andare a vag…
Andrea: anche da noi.
Gli uomini frequentavano l’osteria?
Andrea: sì, lungo le strade principali erano frequenti le osterie. Erano poi rivendite di vino, in modo particolare dove si andava a giocare, a giocare a morra, a giocare a carte anche a dei giochi proibiti, quindi si andava in queste osterie un po’ sperdute nella montagna per evitare di essere sorpresi. Secondo me questi non erano veri e propri luoghi di aggregazione per la gente come dicevamo prima, erano luoghi frequentati ma non certamente luoghi di aggregazione come il cortile, l’aia, il metato, la stalla. L’aggregazione era più legata ad eventi agricoli come la trebbiatura, la spannocchiatura in autunno. Quando si raccoglieva il granoturco ci si radunava in un’aia sotto un portico per togliere le foglie della pannocchia e anche qui si chiamava l’aiuto delle famiglie vicine.
Come sono cambiati, se sono cambiati, i rapporti tra la montagna e la pianura?
Andrea: i rapporti tra la montagna e la pianura erano sempre rapporti legati ai lavori, durante l’autunno e l’inverno quando da noi, per esempio, i lavori della campagna erano fermi, molti contadini, per esempio, si recavano in pianura per lavoro, ad arare, in estate a mietere oppure anche frequentemente a raccogliere le foglie di morogelso, che servivano per la coltivazione del baco da seta. Anche da noi c’era questa lavorazione, però per motivi climatici era una coltivazione molto più rara, anche se molto preziosa, invece in pianura c’erano delle coltivazioni di questa pianta del morogelso. Bisognava sfogliare i rami e nutrire quindi il baco che poi produceva la seta e molti durante i momenti di stasi dei momenti agricoli andavano in pianura per fare questi lavori.
Quindi si lasciava la famiglia e si andava per un periodo a vivere in pianura, dove si andava?
Andrea: nel ferrarese, nel veronese, nella maremma per i pastori ma anche per i lavori agricoli, per la bonifica… la maremma per noi è sinonimo di un brutto periodo, di una brutta condizione. Da noi, per esempio, i ragazzi per avere qualche soldo andavano a raccogliere le more, c’era il bottegaio che le prendeva e le vendeva probabilmente in pianura per le marmellate. Mia mamma invece mi racconta che andavano a raccogliere lungo il fiume giù allo Scoltenna della bacche di olivastro che sono delle bacche gialle molto ricche di vitamina c.