21/08/2006
Pastorizia
Sant’Anna Pelago, Frazione di Pievepelago
Tullio Turelli
Pastore transumante
Le regole del pascolo, i cani-pastore il caglio, la transumanza
PARTE 2
È difficile lavorare il latte, penso, perché è sensibile
secondo l’ambiente che lo metti, si dice tante cose… si conserva
dei mesi, ma cosa ci mettono dentro? Se si lascia fuori il latte o lo porti
in un ambiente dove ci sia qualche cosa o domattina è già acidino,
oppure 24-36 ore è già acido… quello lì dura, è come
il vino, vuoi mettere quando c’era quel lambrusc giù di
Modena, c’era un lambrusco… noi si veniva sù la primavera
a Roteglia, poi ci fermavano dai Trinelli, gente buona lì a Spezzano,
Fiorano in una villa di un Conte, non mi ricordo come si chiamasse: faceva
un malvasia bianco… che vino, dopo c’è tornato mio fratello
a trovarli, e gli hanno detto “non siamo mica più capaci di fare
il vino come si faceva una volta”. Chi lo sa l’ambiente, anche
con tutte queste ceramiche.
Per scendere giù alla pianura c’era una sola strada
o ce n’erano diverse?
Tullio: si andava anche per Pavullo, ma il nostro itinerario era per Piandelagotti
giù. La prima sera si andava a Cargedolo, poi l’altra sera, perché il
primo giorno non si camminava un granché, Pontedolo, Roteglia, e la casiglia
a Modena, appena dopo Sassuolo, non c’erano mica i movimenti di adesso
dopo Sassuolo, poi andavano anche lungo un fiume lì, poi si andava
vicino a Modena, Albareto. Siamo stati anche nel ’43 ad Albareto, avevamo
anche un bel coraggio, c’erano 6 inglesi, quando l’8 settembre i
campi che avevano i prigionieri, le prigioni, tutti, anche i cadetti di Modena,
sono venuti a finire qui coi cavalli. Sono scappati, si salvi chi può,
gli italiani hanno voltato le spalle ai tedeschi e lì vai a casa, 6 inglesi
siamo stati con loro in una casa, se arrivano i tedeschi ci ammazzano tutti.
Dopo dove andavate a Ferrara o a Rovigo?
Tullio: dopo si andava giù un po’ di tempo nel ferrarese e poi dove
avevamo una casupola nella provincia di Rovigo.
Avevate la proprietà sia qui che a Rovigo?
Tullio: sì, la proprietà l’abbiamo avuta nel ’40, abbiamo
comperato in quel tempo, prima si andava in famiglie e si stava nelle cascine.
Quando ci fu l’alluvione eravate là?
Tullio: eravamo proprio lì a tre, quattro km dal Po. Mio fratello sentiva
la sirena da casa, siamo andati via ma una bella confusione, tutti avevano paura,
tutti scappavano, le mucche portavano via tutto, l’unica era salire sull’argine
ma era pieno. Adesso li hanno rialzati gli argini, sacchi, tutta gente impegnata
lungo il Po, ma caro mio il Po è grande, si vedeva una distesa sempre
più colmo dentro alberi, pagliai. Noi siamo andati verso l’Adige
ma ci siamo fermati poco lontano, a 6-5 km verso Verona. Noi siamo andati un
po’ più in là in una famiglia, nella notte ha suonato questa
campana, c’era la campana a martello, ma mio fratello era là con
le pecore e non aveva detto niente, aveva rotto a Occhiobello… ma caro
mio c’è il letto del Po che è più alto... perché,
non fan cavar la sabbia, io non lo so. Mi raccontava un fratello di mio cognato,
ha detto “è arrivato un maiale” perché loro erano più bassi
di Occhiobello, lui aveva una casa robusta a tre piani. Arrivò questo
maiale che sarà stato di due quintali, chissà da dove veniva, dice “si
allontanava dalla casa – perché arrivava a ondate li l’acqua – ma
aveva una forza che ritornava alla casa”.
Per scendere giù in pianura quanti giorni ci volevano?
Tullio: noi si andava piano, in quindici giorni si andava giù benone.
A piedi?
Tullio: eh sì, poi alla sera si dormiva dove si poteva.
In quanti eravate con un gregge?
Tullio: noi eravamo tutta la famiglia, eravamo 4, io delle volte sono rimasto
qui con la mia nonna perché mia madre è morta quando sono nato
io.
E dove si dormiva Tullio… un po’ dove capitava?
Tullio: eh sì, anche delle volte fuori, se c’era un biroccino con
quegli stracci sopra. Hanno sempre avuto un cavallo i pastori, come gli zingari,
voi non avete mica visto gli zingari quando giravano con la carovana, ma gli
zingari stavano meglio di noi, da rubare caso mai… una gallina o qualcosa,
raccattavano sù tutto.
l cavallo serviva per portare la roba o ci si montava?
Tullio: uno andava con questo cavallo, perché noi si aveva delle fermate
nelle famiglie che ci conoscevano, faceva la rete e le pecore andavano lì,
si andava dentro queste famiglie e lì si faceva qualcosa da mangiare.
Si pagavano queste persone?
Tullio: no, si faceva da mangiare noi, nella primavera gli lasciavi il formaggio
e loro ti davano da mangiare quando si faceva un po’ di latte, facevano
specialmente al gnoc frit i modenesi e i pistoni, ma facevano del lambrusco,
allora quello lì era lambrusco; non è che io sia un bevitore, però non
ti faceva mica male, ti faceva digerire, un frizzantino, però quelli naturali
fatti da loro, scherziamo, che vino… adesso tutti questi ci danno i gradi,
il colore, ce n’è tanto ma non si sa mica più cosa si mangia
e cosa si beve.
Prima ci raccontava come si faceva il caglio, c’era qualcuno
che usava il caglio vegetale?
Tullio: ma i sardi penso, mi raccontava uno che era carabiniere giù là,
anche con il fico “ti faccio cagliare il latte con le gocce del latte del
fico”, il fico fa quel latte, forse un ramo fresco, noi invece abbiamo
sempre fatto il caglio in casa fatto da noi; dicono che ci sono anche delle erbe,
c’è un’erba che ha un fiorino giallastro.
I cardi?
Tullio: non lo so, anche il cardo forse può cagliare il latte, ci sono
tante sostanze ma bisogna conoscerle, come le erbe: c’è tante erbe… io
ho un libro di Carlo Erbali, ma sa che avrà 50-60 anni, lo comprò mio
padre a Padova, ce l’ho lì, per quante malattie…
Voi usavate le erbe per curare qualche malattia?
Tullio: ma no, noi siamo stati di quelli fortunati, siamo stati gente sana… il
cambiamento, vieni qui due o tre mesi poi ritorni giù, forse qua qualcosa…
Quando pioveva voi stavate fuori con le pecore?
Tullio: eh fuori sdraiati lì sotto un telo.
Come era organizzata la giornata del pastore? Sveglia a che ora per
esempio?
Tullio: secondo i pastori, noi si aveva dei branchetti piccoli, allora del lavoro
ce n’era ben poco, mio fratello si alzava sempre nell’alzar da sole
e si andava avanti la sera.
Si ma cosa si faceva?
Tullio: se c’erano un po’ di pecore da mungere, poi si faceva questo
po’ di formaggio, l’altro intanto andava via con le pecore. Noi siamo
stati per tanto tempo solo in due, eravamo in quattro fratelli, due sorelle si
sono sposate, noi siamo rimasti con mio papà, lui stava con noi più volentieri
che con le sorelle, è stato con noi fino a 93 anni e mezzo, un uomo sano.
Adesso le pecore si smandriavano qui, una volta invece si lasciavano
sui monti abbandonate, al mattino andavi sù presto quando si alzava il
sole, poi di giorno dormivi fin che volevi perché non c’era mica
bisogno, non c’era raccolto, le abbandonavi là, potevi tornare a
casa, se ne faceva di giri in due o tre. Quando si è giovani si cammina,
di qui andiamo a vendere il Lago Santo invece di riposarsi, si faceva tanti viaggi
su e giù.