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10/08/2006

Sacerdozio


Documento senza titolo

Monchio, Frazione di Palagano
Don Medardo Merciari
Sacerdote
Il ruolo del sacerdote nei paesi di montagna
La nascita delle cooperative sociali  

PARTE 2

Nelle diverse parrocchie dove è stato aveva della sua terra e i rapporti con i contadini erano sempre d’affitto?
Don Merciari: dopo sono diventati contratti di mezzadria.
 Quando?
Don Merciari: dopo il ’45 sono sempre stati contratti di mezzadria. E anche qui il mezzadro più grosso dopo pochi anni ha comprato il podere.
 La dotazione che ogni parrocchia aveva era sufficiente per il mantenimento del parroco?
Don Merciari: sì, nelle parrocchie dove sono stato è sempre stato sufficiente.
 Quella era l’unica fonte di mantenimento?
Don Merciari: sì, e anche di reddito per fare dei lavori in parrocchia, qui tutti gli edifici fuorché la chiesa erano stati bruciati il 18 marzo del ’44 dai tedeschi e fascisti; ho dovuto ricostruire tutto quando sono venuto qui partendo dalle fondamenta, a un certo momento avevo 30 milioni di debiti che erano molti allora, però con i redditi della parrocchia sono riuscito a pagare tutto e ne avessi fatti di più… perché quando ho fatto la canonica gli operai costavano 1000 lire al giorno con cantieri di lavoro.
 Era quella forma per combattere la disoccupazione...
Don Merciari: sì, i piani Fanfani.
 Le parrocchie ora non hanno più proprietà terriere?
Don Merciari: no. Sono state cedute tutte all’Istituto di Sostentamento Clero e veniamo stipendiati, questo è avvenuto 10 anni fa.
 Quali sono e quali sono stati i rapporti con i suoi parrocchiani, lei si reca in visita alle famiglie della parrocchia?
Don Merciari: qui si è abituati a vivere in parrocchia come in famiglia, il parroco praticamente è capo di tutta la famiglia parrocchiale ma anche di tutte le famiglie, perché in ogni occasione di gioia o di dolore è il parroco che va nelle famiglie. Dal ’56 al ’65 molti parrocchiani avendo avute distrutte le case erano andati a finire a Milano, io ogni 40 giorni passavo una settimana a Milano per visitare e riunire tutti i miei parrocchiani a Milano, tanto che è venuto anche il Vescovo di Modena a fare la Pasqua a questi parrocchiani che erano a Milano.
 Un legame quindi molto forte…
Don Merciari: un legame molto forte, sì, molti hanno ricostruito la casa qui. L’inverno siamo in 500 persone in parrocchia, d’estate passiamo le 1000 persone, perché si sono rifatti la casa e tornano qui da Milano.
 C’è l’usanza da parte del sacerdote di andare a mangiare a casa delle famiglie?
Don Merciari: adesso io sono solo qui a mezzogiorno, vado spesso in diverse famiglie e vado a pranzo con loro.
 Come si comportava la famiglia quando aveva il sacerdote ospite a pranzo?
Don Merciari: qui almeno fan da mangiare per la famiglia e aggiungono un piatto per il parroco.
 Come si festeggiavano i matrimoni, soprattutto nel periodo successivo alla guerra?
Don Merciari: per diversi matrimoni qui si faceva il pranzo in canonica dato che le case erano piccole.
 In queste due sale qui c’era il pranzo del matrimonio. C’erano le cuoche dei matrimoni che venivano chiamate in quelle occasioni lì.
 Chi erano queste donne?
Don Merciari: erano donne che si erano specializzate praticamente a cucinare bene senza nessuno studio, nessuna formazione, però lavoravano molto bene.
 Erano piatti tradizionali quelli che si preparavano?
Don Merciari: tortellini, due piatti per secondo e poi la torta degli sposi sempre, e buon vino.
 Fino a quando si è mantenuta questa usanza di festeggiare i matrimoni in parrocchia?
Don Merciari: fino a trent’anni fa, dopo hanno cominciato a crescere di numero e non ci si stava più, perché adesso ai matrimoni vanno 200-300 persone, però il parroco è sempre invitato a partecipare.
 E per il patrono?
Don Merciari: per il patrono si faceva il pranzo in canonica con i parroci della zona.
 Quand’è il patrono?
Don Merciari: è Santa Maria Assunta, il 15 agosto. Qui abbiamo tutte le feste ad agosto, la prima domenica abbiamo San Vitale, la chiesa più della zona è San Vitale, la seconda domenica è Santa Giulia, la chiesa Matildica, a metà c’è Santa Maria Assunta e poi la domenica dopo c’è San Bartolomeo, secondo patrono della parrocchia.
 Era osservato il venerdì e la quaresima?
Don Merciari: normalmente è osservato anche adesso, specialmente nella quaresima.
 Non si mangiava carne…?
Don Merciari: sì.
 A noi hanno raccontato che in certi periodi di lavoro ci si rivolgeva al parroco per chiedere una sorta di giustificazione a consumare carne?
Don Merciari: è previsto dal codice di diritto canonico che il parroco può dispensare dall’obbligo di non mangiare carne al venerdì quando c’è un motivo sufficiente. È una legge ecclesiastica quindi l’autorità ecclesiastica può dispensare da questo.
 A lei è mai successo?
Don Merciari: spesso, più che altro avviene quando ci sono degli inviti in una famiglia, allora è difficile andare a cercare il pesce che qui non esiste, e allora si fa la carne, è un motivo sufficiente a dar la dispensa.
 In occasione di eventi importanti dell’anno ecclesiastico come la Pasqua, in questi momenti ricorda piatti particolari?
Don Merciari: normalmente si faceva festa, quindi si mangiava meglio che negli altri giorni.
 Negli altri periodi, si fa festa quindi anche frequentando molto di più la Chiesa; qui in questa parrocchia l’80% dei parrocchiani frequenta ancora la messa alla domenica mentre la media della nostra diocesi è del 15%.