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21/08/2006

Pastorizia


Documento senza titolo

Sant’Anna Pelago, Frazione di Pievepelago
Tullio Turelli
Pastore transumante
Le regole del pascolo, i cani-pastore il caglio, la transumanza  

PARTE 1

Come si chiama questa località?
Tullio: sarebbe Sant’Ebrosia, c’è una chiesina sopra gli abeti che non si vede più, era la chiesa dell’Ascensione e facevano la festa; adesso si sono perse quelle tradizioni lì. Il giorno dell’Ascensione veniva sù la processione e andava sul monte a questa Chiesina, ma tante cose, anche le feste, non si fanno più; vogliono prendere via anche la Befana… non lo so.
Quanto tempo è che vive qua?
Tullio: si può dire da sempre. D’estate. D’inverno con le pecore non si poteva mica rimanere qui, come si fa? È venuta la neve di novembre ed è andata via ad aprile. Sa che noi a maggio siamo venuti sù perché qui non c’è nessuno e la neve, se apro un filo qui e la spingo, ce n’è per due metri. Ho dovuto prendere un zappa e buttarla via per venire a casa. Di giugno siamo venuti a San Pellegrino ma era passato lo spazzaneve, siamo andati giù a Pontedera dove abbiamo degli amici e siamo andati sù dal Passo delle Radici a San Pellegrino, dalle parti della strada c’era tanta neve.
Quindi Tullio voi avevate delle pecore?
Tullio: le pecore sono là sui prati, qui sono venute un po’ a giugno poi sono ritornate pochi giorni fa, però l’erba… adesso rimette dopo le piogge, perché era tutta secca, poi quando rimane quell’erba vecchia, se rimane la vecchia quando ci piove sopra perde il sapore. Finché dura la siccità rimane, è come un piatto di minestra quando ci si butta dell’acqua, lo stesso. Qui sono state un po’ di tempo e adesso credo che siano su quei prati lassù.
Che prati sono?
Tullio: sopra Casa Giovannoni là, ma le ha mandate fuori tardi mio nipote loro non hanno mica la passione che avevamo noialtri. Si faceva con amore per le pecore, loro ci vanno ma forse pensano più per vivere che per amore, noi l’interesse si guardava fino a un certo punto. Mio fratello poi, per carità, stava senza mangiare lui piuttosto che le pecore.
Come funziona con i pascoli?
Tullio: qui noi abbiamo questa zona, una volta era comunale. Il demanio che c’è adesso era comunale, si prendeva la fida al Comune, si pagava un tanto, ma ce n’erano tante delle pecore, 2-3.000 pecore solo qui nella zona di Sant’Anna, perché Sant’Anna aveva il suo bosco, l’Alpe diciamo noi, poi la Rocca era di là, poi Pievepelago: quella era la zona dei pastori, ognuno diceva il suo Alpe dove si andava al pascolo, si pagava un tanto al Comune, poi si faceva lo scomparto con le pecore, o si contavano o si stava a quello che diceva il padrone. Certo tante volte le contavano, quello che prendeva la fida al Comune controllava i greggi quante ce n’erano, veniva un tanto l’uno, ogni pastore aveva 100 pecore, chi 150, chi 130, chi 90… ma si pagava poco.
Sullo stesso terreno ci stavano più pastori?
Tullio: era tutto in comune... uno aveva questa zona… io oggi sono qui, domani c’era l’altro. Non è che ognuno avesse il suo appezzamento, tante volte si andava tre, quattro branchi tutti assieme, perché una volta non c’erano i lupi. Sono castigati quelli che hanno due pecore, chi ha degli animali con questi lupi non può mica più abbandonarle; una volta c’erano dei cani randagi ma erano di famiglie. Una volta le pecore si lasciavano abbandonate sui monti, si andava sù al mattino e poi si lasciavano abbandonate lassù sciolte, dormivano su quelle cime. C’erano anche quattro, cinque branchi assieme, però ognuna cerca di andare al suo branco, si riconoscono fra loro, un po’ si dividono anche da sole… poi si conoscevano, può immaginare, ci abbiamo fatto la vita, chi non le conosceva! adesso no che si perde l’invecchiare, quella è la mamma, questa è la figlia, la nipote... tutte si conoscevano.
Quindi voi potevate lasciarle pascolare anche tutte insieme?
Tullio: anche tre branchi insieme. I montoni si picchiavano quando si trovavano, si picchiavano i maschi, non le femmine, ma si separano facilmente. Quando si divideva 20, 30, 40 del mio branco... perchè belano, si cercano, caro mio vedeva, venivano senza anche andarle a prendere.
Quando si va fuori con un gregge c’è sempre anche il montone?
Tullio: altroché, adesso di stagione si prendono via, perché altrimenti è sempre assieme alle pecore ma mica una, tre, quattro, a seconda del branco.
Avevate i cani?
Tullio: noi abbiamo sempre avuto i cani per guidarle. Una volta c’era anche il cane maremmano, ce ne hanno uno i miei nipoti, sono cani testoni, poco ubbidienti, vanno solo con l’istinto, stanno sempre con le pecore giorno e notte, come una pecora, loro dove va il branco vanno anche loro. Questi invece l’hanno per un periodo di tempo giù in pianura separato dalle pecore, ma quando gli vanno vicino per mangiarle gli salta addosso. Io avevo un lupo che era tanto affezionato alle pecore, quando una pecora cerca di difendersi dando delle testate, lui si buttava giù, non si difendeva, quello lì l’altro giorno era legato lì quando le pecore sono venute sù un po’ di tempo. Quando gli passano vicino -qui c’è il mangiare - gli salta addosso. Un testone, un cane sempre legato, non puoi mica scioglierlo con le pecore, sembra che non ti faccia niente, ti guarda fisso e ti salta addosso.
Non abbaia?
Tullio: come gli vai contro si mette così, guardando, e con la coda sembra che ti faccia festa, solo che se gli vai vicino ti salta addosso. Ce n’erano degli altri che abbaiavano, non so di che razza sono, se abruzzesi o maremmani o quegli altri quei dei Pirenei, è un cane robusto quello, sempre di quel mantello lì ma hanno qualche macchia rossa.
I cani come venivano istruiti a tener dietro il gregge?
Tullio: vengono istruiti da piccoli. Bisogna che tema il cane perché bisogna che sappia girarla con garbo; questa ci va però è sgarbata, non so dove la manda, una persona come può fare? Ci girava d’intorno, come fa una persona a mandare avanti anche una gallina ora di qua ora di là, sempre un po’ lontano? Me l’hanno portata del ’42 dei ferraresi, sono andati in Germania esonerati a lavorare e hanno portato maschio e femmina, un pastore da gregge, macchiati come quelli lì. Mamma mia ragazzi, sembrava che intuisse quello che uno voleva fare, una pecora sdraiata gli faceva così con la zampa, come si alzava sù gli dava una boccata… questi qui gli saltano subito addosso, sono ignuranti…
Il cane doveva quindi tenerle senza spaventarle?
Tullio: bisogna che abbiano paura, bisogna che le mordano un pochino ma mica che le rovinino, quella aveva un modo di morderle senza romperle… ci sono dei cani… ne avevo una che come le prendeva vedevi il sangue.
Quanto tempo si stava su questi pascoli?
Tullio: noi da maggio, si veniva su il 15 o il 20, a seconda della stagione, la di là viene prima l’erba, fine aprile primi di maggio, forse è la posizione.
Fino a quando restavano le pecore qui?
Tullio: fino al 20 settembre, c’erano tante pecore, andavano via che erano magre finite, troppe pecore in poco posto, c’era mica da mangiare.
Quindi il latte come era?
Tullio: tutte ne facevano poco, adesso fanno un quintale di latte, una volta se una faceva quaranta litri di latte, sembrava che avesse fatto… se faceva 7, 8, 10, 20 litri di latte mi sembrava anche meglio di adesso. Non so come sia, non siamo più capaci di fare il formaggio buono, erano gli ambienti. L’ho fatto anch’io il caglio come lo faceva mio papà, con lo stomaco dell’agnello, poi si aggiunge un po’ di latte, si attaccava al sole per seccarli poi si pestano e si fa una pasta. È facile, quando si macellano si prende lo stomaco, l’agnello giovane che non abbia mangiato l’erba, che abbia il latte della mamma nello stomaco, poi per farne di più ci aggiungevano un po’ di latte. Con poco cagliava il latte, potente diventa.
Adesso invece?
Tullio: adesso si compra tutto in liquido, nelle farmacie si trova, una volte invece dove era? Quando ero ragazzo io tutti se lo facevano con lo stomaco dell’agnello, ognuno si preparava il caglio per suo conto.
Questi formaggi li consumavate voi o se ne vendeva una parte?
Tullio: un po’ si vendeva ma se ne faceva poco. Come ho detto, poche pecore e poi soffrivano la fame, adesso vedi come tengono anche le mucche tutte spinte, anche troppo.
Tullio allora il latte in pianura era migliore?
Tullio: penso che il formaggio venisse meglio qui, qui lo facevano più da grattugiare, laggiù invece facevano quel formaggio grasso, si lasciava in casa, il camino, il fuoco poi neanche troppo perché non c’era una grande abbondanza di legna. Questi formaggi sulle tavole in casa si aprivano, veniva fuori come una lava ma con la polenta, con qualunque cosa, una crema piccante… ma non siamo più capace di farlo, qualunque calore di fuoco gli si dia, ho provato a farlo, munto, senza riscaldarlo in niente, e il caglio a oltre 30 gradi di temperatura ma non siamo più capaci di fare il formaggio come una volta.