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31/08/2006

Cantore


Documento senza titolo

Riolunato
Nicolino e don Ezio Nicioli,
Emilio Rocchiccioli e Livio
Cantori del Maggio
 Il maggio delle anime e delle ragazze
Giochi di un tempo

PARTE 1

Emilio, cosa ci suona con questa bella fisarmonica?
Emilio: la fisarmonica l’è bela... l’è al sonadòr che….
Nicolino: nel maggio delle anime si raccoglievano dei soldi per fare le messe ai defunti e tutte le famiglie davano l’elemosina.
Emilio: una volta non davano i soldi, davano la farina di castagno, le uova… e poi le vendevano all’asta, dopo la messa delle undici davanti alla piazza della Chiesa.
Ce le dica tutte, cosa davano? Farina di castagno, uova…
Nicolino: frumento.
Cosa erano le altre cose che potevano dare?
Emilio: non erano mica tante cose di più, perché…
Altri cereali, tipo segala, orzo?
Don Ezio: sì, più che altro la farina di castagno… si diceva primo, secondo e il terzo vinceva all’asta.
Emilio: tiravano sù questi soldi per fare dire le messe ai defunti.
In che periodo dell’anno?
Emilio: a maggio.
Nicolino: la mettevano all’asta la terza domenica di quaresima quando era la domenica delle anime.
Don Ezio:però il maggio si cantava in maggio.
Nicolino: il maggio lo cantavano il primo maggio.
Perché la terza domenica di quaresima era la domenica delle anime?
Don Ezio: perché in Chiesa facevano il quaresimale delle anime, cioè c’era un predicatore…
C’è qualche attinenza alle scritture?
Don Ezio: no, solo tradizioni. A metà quaresima c’era il bilancio, se uno si era convertito o no nella prima parte della quaresima, veniva un predicatore da fuori e faceva tre prediche durante la messa, ci si metteva a sedere e passavano col piatto a prendere le elemosina. Diceva: “siate brillanti”, poi cominciava a parlare un’altra seduta. Questa era la domenica delle anime.
Emilio: se non pioveva si faceva la prima domenica di maggio.
Si andava di casa in casa?
Emilio: da tutte le famiglie, nei casolari, in campagna, adesso lo cantiamo solo a Riolunato perché in campagna non c’è più nessuno.
Si andava avanti tutto il giorno?
Emilio: ah sino alle due, le tre, si arrivava a casa sempre un po’ alterà perché…
Don Ezio: sì, perché oltre a quello che davano per le anime davano anche da bere ai suonatori.
Era una bella processione, com’era la squadra?
Emilio: eravamo in due squadre, qualcuno andava in questa zona qua, nella zona della Lezza, e un’altra squadra andava nella zona della Serra.
Come erano composte le squadre?
Emilio: quando partivamo eravamo in due o tre, poi pian piano con i contadini ci riunivamo e cantavamo tutti assieme.
E poi davanti a ogni casa ci si fermava e cantava?
Nicolino: quando c’era una famiglia unica anche in casa, davano da mangiare e da bere… quello era normale.
Che cosa davano?
Emilio: c’era la tavola apparecchiata con prosciutto, salami, si faceva delle mangiate… si beveva, arrivavamo alla sera che eravamo cotti.
A che ora si partiva?
Emilio: alle cinque o alle sei di mattina. Si arrivava a questa zona qua fino alle undici, quest’altra zona fino all’una, le due di pomeriggio perché qua era più lunga…
Questi maggi erano inventati, la musica e le parole?
Don Ezio: la musica è sempre quella.
Nicolino: diventava una noia.
Don Ezio: c’era una introduzione, c’erano poi i violini, le chitarre, la fisarmonica.
Queste musiche da quanto venivano tramandate?
Nicolino: anche il maggio delle ragazze non sanno mica quando è nato. Noi abbiamo delle fotografie che sono del 1896, però prima quando è nato non si sa, è sempre stato tramandato così. Sembra che venga dalla Toscana, non si sa di preciso da dove arriva, io parlo del maggio delle ragazze perché per quello delle anime non sono mai stato un gran canterino.
Preferiva cantare per le ragazze?
Nicolino: a me piaceva cantare per le belle ragazze.
Don Ezio: però quello era ogni tre anni.
Nicolino: lo fanno ancora però. A ogni famiglia si cantava un rispetto, cioè si partiva in fila, si cantava il maggio, prima si andava a chiedere il permesso al sindaco. Il sindaco dava il permesso di cantare tutta la notte e si andava dal parroco, andati dal parroco si faceva lì intorno al paese e poi si andava dalle famiglie a cantare un rispetto. Dove c’erano delle ragazze cantavamo la cosiddetta ambasciata che, cioè, uno che voleva conoscere o incontrare questa ragazza ci faceva cantare l’ambasciata. Che poi allora quando ero ragazzo io avevo il privilegio della tavola principale del banchetto… adesso invece sono due tre anni che non lo fanno più, cantano qualche rispetto ma poco.
Don Ezio: la ragazza se accettava veniva alla finestra con una lampada.
Nicolino: ah ma accettava, veniva alla finestra con un lume perché allora era tutto buio in paese, quelle luci che c’erano venivano spente, si cantava con le fiaccole.
Don Ezio: e si canta ancora.
Accettavano per finta o davvero?
Nicolino: le ragazze, quelle che accettavano di cantarci l’ambasciata, erano poi già d’accordo… con il lume acceso diceva: “sì, accetto.” La domenica dopo passavano da tutte le famiglie a prendere sù i doni: pane, prosciutto, dolci, vino e poi facevano il banchetto, e questi due che si erano messi d’accordo avevano il tavolo principale delle ambasciate… allora era bella. Si faceva la sfilata per il paese cantando, poi c’era una gran sala e lì si mangiava, si beveva e si prendeva delle grandi balle. A ogni famiglia si cantava il cosiddetto rispetto, che venivano scritti tutti gli anni in base alla famiglia, con la composizione della famiglia, con il nome della famiglia, se c’erano dei vecchi o dei giovani.
Il maggio delle ragazze quando si faceva?
Nicolino: la notte dell’ultimo giorno di aprile si cantava sempre, si partiva la sera alle sei, gli ultimi maggi arrivavano in piazza alle 10 del mattino.
Quale era secondo voi il significato profondo del maggio? Era in primavera in un momento di piena esplosione della natura?
Nicolino: è un inno alla primavera. Tutte le canzoni si riferivano alla primavera.
Quindi anche propiziatorio?
Nicolino: di fatti le parole lo dicono, le strofe che si cantano sono quelle tradizionali… vai a sapere quando sono state scritte, invece i canti alle famiglie venivano cambiati tutti gli anni, tenendo la stessa tonalità.
Don Ezio: ultimamente alle famiglie davano il libro con tutte le parole cantate.
Sentiamo questo maggio delle anime...
Nicolino: poi durante la sfilata alla domenica i giovani ballavano in piazza un balletto vecchio tradizionale…

Canto del maggio delle anime

Emilio: c’era uno addetto a raccogliere le elemosine nelle case.
 Ci sarà stata anche una strofa di ringraziamento?
Gruppo: sì…!
Don Ezio: si diceva “se elemosina farete sarà scritta alla partita”.
Nicolino: questo maggio è proprio a sfondo religioso.
E il maggio delle ragazze come faceva?
Nicolino: la prima strofa si cantava al sindaco.
Don Ezio: e lui rispondeva cantando “sì, vi dò il permesso”… com’è che fa l’introduzione?

Emilio accenna all’introduzione