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21/07/2006

Commercio


Documento senza titolo

Sant’Anna Pelago, Frazione di Pieve Pelago
Gastone  e Domenico Bernardi
Commercianti di bestiame
Commercio di bestiame con la Toscana
L’allevamento bovino in Appennino

PARTE 3

Contadini mezzadri qua non ce n’e più?
Gastone: contadini qua non ce n’è più, credo ci sia rimasto quello là di Fiumalbo, quello che sta sopra Modino, alle Lazze, che gli darà mica la metà perché bisogna che sia fesso al massimo, era contadino da Riva, gli darà un terzo giusto per il lavoro. Se il padrone non lo trattava male il contadino ci stava, se no… per esempio c’era Nannini, il più signore di Sant’Anna: aveva quattro-cinque poderi però i contadini li trattava bene, io sentivo dire, vero?  C’era tuo zio Sante, poi c’era Barbati… a quel tempo là seminavano il marzuolo, la segale, quando ci andava la macchina da battere lui (il padrone) non ci andava a vedere, si fidava di quello che gli portava il contadino e aveva anche ragione; se li trattava come si doveva ci stava, se no chi ci sta?
Lei invece ha continuato sempre a fare questo lavoro, Domenico?
Gastone: eh sì, loro lavoravano parecchio anche in bestie da carne; tuo fratello andava nella zona di Pavullo e poi le portava in Toscana.
Domenico: andava a Lucca.
Gastone: ma tutta la Garfagnana più che altro.
Domenico: Porcari, Bagni di Lucca, tutti quei paesi laggiù.
Pecore voi non le trattavate?
Gastone: pecore pochissime.
Domenico: c’era un tempo che cercavano i capretti.  Gastone: sì, mai nostri, ne hanno cosato pochi, anche le pecore non ci avevano passione. Mi ricordo che c’era il povero Domenico, era in batteria con Cervetti. Cervetti gli diede trenta pecore e le aveva barattate – questo succedeva soprattutto quando erano sù di giri – queste pecore le aveva portate sù da Annamaria e ci andava mio zio Primo a governarle, non le poteva vedere. Dopo un po’ gli disse: “vendi le pecore se no le ammazzo davvero”, dovette venderle, non ne voleva sapere. Come dico, loro dovevano combinare un po’ tutto, se loro andavano da un contadino che aveva 7-8 mucche, poi avevano 7-8 pecore. A quel tempo tutti i contadini le avevano, perché veniva meglio il formaggio con un po’ di latte di mucca e un po’ di latte di pecora; se il contadino gli diceva: voglio vendere questa pecora, bisognava comprarla quasi per forza, non potevi dire: io compro le bestie, vado lì tutto l’anno e ti lascio lì la pecora. Anche i buoi pochi. C’erano anche, dico bene, dei commercianti che commerciavano più che altro buoi.
Domenico: i Marasta di Polinago, poi c’erano quelli di Palagano, li chiamavano i Tuader, anche quelli buoi tanti.  Gastone: perché specialmente giù di là i buoi ci volevano in ogni famigli, perché la terra è forte, dura, qui andavano avanti anche con due mucche buone, poi naturalmente c’erano quei tre-quattro paia di buoi che andavano ad arare in qua e in là, stabilivano un tanto al giorno.
Per diventare un bravo commerciante come si fa?
Gastone: bisognava nascere, credo.
Domenico: abbiamo imparato dai vecchi.  Gastone: certe cose te le insegnavano, ti insegnavano tutto, però c’era quello che era più bravo e quell’altro meno… io non me ne sarei mai inteso, a parte che ho cambiato, ma me ne intendevo poco… io ho fatto male la partenza, avrò avuto 15 anni… lui per esempio non si offende mica, era un bravo commerciante anche lui, ma il povero Michele e Franco ti battevano, c’era poco da fare. Franco era un diavolo e le pesava, ne commerciava anche tantissime però le pesava.
Le pesava a occhio?
Gastone: nello stesso tempo, specialmente quando c’erano quelle bestie molto pese le misuravano anche, misuravano la circonferenza per vedere se tornava al colpo d’occhio, perché hanno sempre detto che la prima occhiata era quella buona… tante volte si sbagliavano, intendiamoci, perché se il commerciante avesse guadagnato tutte le volte… certo guadagnavano, però delle volte si sbagliavano eccome... anche come in tutte le cose.
Magari c’erano delle mucche che non si riuscivano a vendere, si pagava di più di quello che valeva?
Gastone: poche volte ma capitava.
Una mucca buona da cosa si riconosceva?
Gastone: se uno ne capiva, una bella mucca la vedevano tutti, ecco, diciamo… poi lì c’era anche la concorrenza, perché se uno andava a vedere una mucca che costava centomila lire e gli sembrava cara, arrivava quell’altro e te la faceva su.
Quindi anche tra di voi commercianti non sempre correva buon sangue?
Gastone: erano amici, ma poi ognuno faceva il suo interesse, poi quando potevano farlo sù a un altro era anche una bella soddisfazione, oltre tutto.
Una volta poi ce n’erano tanti di commercianti?
Gastone: questo qui era il paese dove ce n’erano più di tutti, almeno sù qui in alto.
Io sono di Olina.
Domenico: a Olina c’era Silin.
Gastone: poi c’era Fradelici… la famiglia di Domenico commerciava anche qualche cavallo.
Trattavate pure asini?
Gastone: sì anche asini, perché a quel tempo là andava, tutti i contadini cercavano di averne uno, a quel tempo là guardavano tutto, magari non compravano l’asino perché dove ci mangiava l’asino ci mangiava una vitella. I soldi erano pochi a quei tempi, bisognava calcolare un po’ tutto.  Mio nonno e poi tutta la nostra razza non le mandavano a dire, poi anche noi altri siamo così, allora aveva venduto due mucche al papà della nostra parenta, la Lucia, la figlia di Marchini, e non ce le aveva pagate perché Marchini gli piaceva bere, lavorare non tanto. Ernesto, nostro cugino, venne sù perché lavorava in Toscana, la mamma di questa qui era sorella del tuo babbo e di mio nonno e a quel tempo là ci tenevano, allora Ernesto pensò bene di venire a casa di nonno a dirgli che si sposava perché mio nonno era lo zio più anziano. So che arriva Ernesto, mio nonno che era sordo gli dice “cosa c’è di nuovo?” e lui: “vi sono venuto a dire che mi sposo”. “Ma chi sposi ?”. Sposo una di Piandelagotti”. “Io a Piandelagotti conosco tutti, ma chi è ?” “È la figlia di Marchino.”. “Beh, se è una galantuoma come il padre…”
Adesso a Piandelagotti c’è Renzo Capitani, lo conoscete?
Gastone: sì, lui alleva, macella. Mah, insomma, Capitani se la cava, è un bravo ragazzo, non sciupa mica i soldi, li tiene stretti eh... il suo babbo commerciava piuttosto in vitelli, il povero Franco. Renzo penso che come macelleria faccia non tanto, però mezza la dà a una famiglia, mezza a un’altra, si arrangia bene, ha della roba piuttosto buona perché l’alleva lui… Due macelleria poi a Piandelagotti sono troppe, c’è poco da fare.