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23/08/2006

Agricoltura


Documento senza titolo

Borgo Lezza, Frazione di Riolunato  
Pierluigi e Ivo Migliori
e Antonio Rocchi
Agricoltori  
L’abbandono dei borghi di montagna
Racconti di vita agricola  

PARTE 2

A scuola qui dove si andava?
Pierluigi: andavamo a scuola a un km e mezzo dalla Lezza, fino alla quarta elementare, Ivo invece ha fatto le scuole in Francia, la quinta elementare. Poi si andava a Riolunato, tre quarti d’ora a piedi…
Al pomeriggio poi si aiutava in campagna?
Pierluigi: certo, si andava dietro le mucche.
 Voi che mucche avevate?
Pierluigi: quelle tipiche locale.
 Che colore era?
Pierluigi: bianche e grigie.
 E la bianca modenese?
Antonio: noi ne avevamo una di modenese.
 Ivo: le nostre erano vacche molto più piccole.
 Mediamente quante vacche aveva una famiglia?
Ivo: due, quattro, chi ne aveva tante ne aveva sei.
 Pierluigi: c’erano anche tante pecore, certi ne avevano cento, centocinquanta, di grossi greggi non ce n’erano.
 Chi si occupava del gregge
Pierluigi: tutta la famiglia, anche le donne, d’inverno c’era la transumanza perché non era possibile alimentarle qui e allora emigravano in genere nella provincia di Ferrara, col gregge quindi partivano da qui a piedi, ci impiegavano una decina di giorni.
 In questo caso il gregge veniva affidato a qualcuno o andava uno della famiglia?
Pierluigi: uno della famiglia.
 Ivo: c’era però anche qualcuno che prendeva le pecore di altri, quelli che ne avevano poche li affidavano a un pastore di zona.
 Pierluigi: generalmente il pastore con cento pecore scendeva lui in pianura, se poi non ce la faceva da solo prendeva un garzone di zona.
 Voi vi siete mai occupati delle pecore?
Ivo: io quando sono venuto qui avevo 12 anni e non avevamo pecore, nel dopoguerra i greggi qui hanno iniziato a diminuire.
 Qua adesso c’è molto bosco ma è sempre stato così?
Ivo: no, erano tutti campi… si vedevano le rocce dappertutto.
 Pierluigi: la superficie a bosco, prevalentemente faggio, cerro, frassino, dalla fine della seconda guerra mondiale ad ora, almeno nel comune di Riolunato, è triplicata.
 Voi avevate qui il grano, le castagne… e tutto il resto si doveva comperare?
Pierluigi: tenevano anche le galline, i conigli, c’erano quindi le uova, si comperava proprio il minimo.
 Antonio: mi ricordo che si prendeva la farina di castagno e si portava al Ponte di Strettara e si scambiava col frumentone - loro ce l’avevano - si portava a casa in spalla il frumentone e si macinava per fare la polenta.
 Avevate asini e cavalli?
Ivo: c’era chi aveva l’asino e il cavallo.
 Ivo: ma di cavalli ce n’erano pochi, ce l’avevano quei padroni che avevano tante pecore, i grossi pastori, se no si aveva l’asino, soprattutto una femmina che faceva il piccolo che si poteva vendere e guadagnare qualcosa, in dialetto si chiamava la miccia.
 Quando si è iniziato qui ad abbandonare la borgata?
Pierluigi: dopo la seconda guerra mondiale tanti se ne sono andati in Belgio, in America.
 Antonio: io sono andato via da qua a settembre del 1971, sono stato l’ultimo ad andare via.
 Adesso dove vivete?
Ivo: tutti a Riolunato.
 La borgata adesso non esiste più?
Pierluigi: è crollato tutto. Era stata censita come beni da conservare addirittura di categoria A però nessuno ha mai dato contribuiti, non si poteva toccare niente, si poteva ristrutturare dentro ma così com’era, non potendo fare manutenzioni ha incominciato a pioverci dentro.
 Lì avete ancora le vostre proprietà?
Pierluigi: sì, un cumulo di sassi, nella proprietà che un tempo era di mio padre e di uno zio ci hanno piantato degli abeti, una pineta.
 Ivo: la peggior cosa che potevano fare era mettere delle pinete.
 Pierluigi: ma sai, col senno di poi… allora ti davano quelli, piuttosto che lasciare…
Ivo: mio papà ha messo qua sotto degli aceri, dei cerri, e c’è una bella macchia, un bel bosco invece dove ci sono gli abeti non c’è niente di buono perché i nostri abeti non valgono niente, nemmeno da bruciare sono buoni.
 Ogni tanto venite a fare un giro qua su?
Pierluigi: sì, viene un po’ di malinconia, soprattutto per chi ci ha vissuto.
 Ivo: io al massimo una settimana dieci giorni ci sto, vado in bicicletta fino alla Lezza.
 Avete dei bei ricordi del vostro borgo?
Pierluigi: sì, a volte vengo qui dove c’era un bellissimo castagneto. Si va a funghi o a fare un giro, si arriva sul crinale dove si vede tutta la vallata e la borgata che non c’è più, sono spariti anche la maggior parte dei campi. Uno si mette lì e passa davanti il film della sua vita, nel bene e nel male…