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07/08/2006

Agricoltura


Documento senza titolo

Lama Mocogno
Francesco Serri
Agricoltore
La rotazione, le qualità coltivate, la fava
Le razze bovine, il cibo di montagna  

PARTE 2

Quindi una parte la facevate voi e una parte veniva comperata?
Francesco: veniva comperata, qui tutti gli anni la comperiamo perché adesso con quelle macchine lì mischiano che l’anno dopo metà va su. Prima veniva più pulito anche perché cercavano quando cambiavano semente di prendere la semente a metà del mucchio, quando la macchina si era già pulita. Invece adesso l’orzo si pianta da per tutto, se lei continua a trebbiare una giornata salta sempre fuori dell’orzo che ha trebbiato alla mattina.
Quando si trebbiava qua sù in montagna?
Francesco: in tempo di guerra e anche un po’ dopo si andava a trebbiare anche a settembre, noi avevamo una azienda con delle quantità un po’ elevate, ci facevano per primi, ma molta gente andava a settembre, dovevano seminare il grano che non avevano ancora trebbiato l’altro. Degli anni abbiamo trebbiato con delle caldaie a legna, a vapore… facevamo dei mucchi di legna. La fava l’abbiamo continuata a trebbiare con gli animali fino agli anni ’50, si seminava nei campi magri perché la fava ha tanta foglia e dopo ci veniva bene il grano.
Quando si seminava la fava?
Francesco: d’autunno.
Si trebbiava?
Francesco: a man col sas.
Come col sas?
Francesco: erano delle pietre grandi con un buco in mezzo, ci mettevamo un bastone poi i buoi con una specie di timone lo trascinavano, si facevano girare due mucche.
Nell’aia...
Francesco: eh sì, si puliva bene anche in cima a un prato, era della roba un po’ grossa che si prendeva sù bene.
La fava a chi si dava?
Francesco: più che altro per i buoi quando si arava perché metteva energia, anche alle mucche da latte era quasi una medicina quando figliavano, anche lì con il padron a quistionava sempar “tu dopo vedrai come va a finire, ti mangi tutto”. Gli dicevo: “signora, per dare da mangiare bene alle bestie non si fallisce” “adesso vediamo ti lascio fare, vediamo come va finire”.
E poi come è andata a finire?
Francesco: ah non ti dava mica soddisfazione, anche se vedeva che le cose andavano per me, ah no no, ci badavano bene di darti soddisfazione.
Che bestie avevate voi?
Francesco: la chiamavano la nostrana, laggiù no che avevamo già le bianche, lì invece avevamo le bestie di montagna grosse che andavano al pascolo.
Visto che ci sono stati diversi passaggi di fondo, partiamo dalle prime mucche che ha avuto?
Francesco: giù avevamo le frisone.
Ma tanto tempo fa? Prima della guerra?
Francesco: sì, prima del ’40. Laggiù quelle bestie che avevamo qui non ne ho mai visto, più che altro i buoi perché li venivamo a comprare, di quelle bestie giù non ne tenevano mica.
Qui invece in montagna?
Francesco: quelle bestie lì, allevavamo i buoi sotto queste bestie perché erano bestie più da lavoro che da latte.
Le nostrane, di latte ne facevano poco? Avevate anche la bianca qua?
Francesco: dopo abbiamo messo sù la bianca, poi siamo andati in Valtellina a prendere le brune alpine, poi siamo passati alle bianche e nere. La bruna alpina è una bestia abbastanza buona, qui le bianche e nere è difficile che ne venga fuori una con meno latte, le brune alpine invece sono bestie che capita anche quella di quaranta chili ma quella che ne fa 5, 6, 7.
In che anni c’è stato questo passaggio dalla bruna alpina e dalla bianca alla frisona?
Francesco: il passaggio è avvenuto più che altro, può darsi che ne hanno sentito parlare, di un certo Manni, un ragazzo più giovane di me. Allora si parlava ben “ma bisogna cambiare” “io son d’accordo con te, vedrai che cambiamo, adesso andiamo a fare un giro in Valtellina e ne compriamo quattro o cinque intanto”, tramite lui andavamo anche a convincere la signora.
In che anni era questo?
Francesco: sarà stato dopo la guerra, verso il ’50, ma un po’ prima abbiamo cominciato a cambiare.
Invece a Pavullo avevate già le bianche e nere?
Francesco: bianche qualcuna ma più che altro bianche e nere.
Le olandesi?
Francesco: sì, le olandesi.
Di tutte queste mucche che ha avuto qual è secondo lei la razza che rendeva di più?
Francesco: ogni bestia ha la sua caratteristica.
Quali sono queste caratteristiche?
Francesco: la bruna alpina era buona da carne, la frisona all’infuori del latte non c’è mica più niente perché anche portarla al macello costano duecento, duecentocinquanta euro, trecento proprio se sono belle; la bianca invece ne abbiamo macellata una per 700, 800 euro, ne abbiamo ancora una ma oramai è l’ultima.
La bianca per cosa era buona?
Francesco: la bianca era una bestia da latte, è buona anche la carne da mangiare.
Una volta lavorava anche?
Francesco: ah quando lavorava era una bestia forte.
Avevate anche le pecore?
Francesco: giù sì che c’erano.
Cosa facevate con le pecore?
Francesco: ah il formaggio, allora era apprezzata la lana perché si faceva le calze, le maglie da portare, li facevano in casa, le donne d’inverno la filavano.
Si faceva un formaggio fresco?
Francesco: si faceva il formaggio per la famiglia, poi delle volte si vendeva anche.
Allevavate anche il maiale?
Francesco: sì, allora c’erano tutte razze nostrane che per fare maiale di due quintali ci voleva un anno e mezzo.
Di che colore era il pelo?
Francesco: bianco, ma ce n’era anche di una qualità rossi. I maiali che facevano per la casa li prendevano l’autunno prima, li macellavano che avevano oltre l’anno. Adesso li fanno di sei, sette mesi; facevano un lardo alto così, li tenevano diciassette, diciotto mesi perché facessero lardo.
Francesco, a casa vostra cosa si mangiava?
Francesco: ah polenta. Quando eravamo lì che c’erano i castagn, il padrone si divertiva quando mio padre - eravamo tutti ragazzi, c’erano diciotto ragazzi in casa perché erano tre fratelli assieme - allora tutti erano dietro ad aspettare che tagliasse la polenta, prendeva la polenta e la portava in mezzo all’aia…
Con cosa si mangiava questa polenta?
Francesco: col formaggio o la panna che facevano in casa o la ricotta, era più che altro panna o ricotta per quella di castagno; quella invece di frumentone di mais si macellava il maiale, un po’ di ciccioli, un pollo così. Quella roba lì con quella di castagno non andava mica tanto.
Si faceva la pasta in casa?
Francesco: c’era un pastificio a Pavullo che portavamo il grano e ci dava la pasta, facevano la pasta poi con il nostro grano.
Di grano tenero?
Francesco: sì, di grano tenero.
Le donne facevano la pasta in casa?
Francesco: facevano la pasta in casa.
C’erano delle sagre, delle feste che si facevano?
Francesco: quel giorno lì c’erano tutti i parenti, c’era della roba di tutti i colori, dolci…che si andava via dritti… quella giornata lì non c’era problema per il mangiare.
Cosa era una cosa buona che si mangiava in quell’occasione?
Francesco: noi ragazzi aspettavamo il dolce, c’era mia nonna che ne faceva di quattro o cinque qualità e aspettavamo quello lì.