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23/08/2006

Agricoltura


Documento senza titolo

Renno, Frazione di Pavullo nel Frignano  
Bruno Fiorentini e la moglie Bruna
Il contadino del parroco  

PARTE 1

Quanti anni ha Bruno?
Bruno: 80 a febbraio, il due febbraio.
 Lei è sempre vissuto qua a Renno?
Bruno: io sono nato qua, mio padre è venuto ad abitare a Renno nel 1925 da Montecenere, è venuto a fare il contadino mezzadro del prete, della parrocchia, e io ho sempre fatto quel lavoro lì fin al ’94.
 Ci racconti come era questo rapporto di lavoro tra il contadino e il sacerdote, il parroco aveva quindi un appezzamento di terreno a disposizione?
Bruno: sì, qui tutte le parrocchie hanno un podere o due. Ormai la Curia ha venduto, però. Era della parrocchia questa roba, erano terreni lasciati dalla gente di Renno. Uno che aveva, ad esempio, dei terreni non tutti li lasciavano ai figli. Qualcuno, qualche appezzamento di terreno, lo lasciava alla Curia, e il contadino lavorava questo terreno e dava poi una parte al parroco.
 Eravate mezzadri, si parla di metà ciascuno o era una percentuale diversa?
Bruno: era il 50% dopo nel ’58-59 passò un 58% e il 42% al padrone.
 Il vostro rapporto di mezzadri col proprietario come era?
Bruno: con il sacerdote forse si andava meglio che sotto altri padroni, ma non è che il prete regalasse, voleva anche lui la sua parte, il suo 50%. Lo voleva comunque. C’erano dei padroni che addirittura tentavano anche di fregare i contadini, e se dicevano qualcosa che non gli andava gli dava lo scomio, bisognava caricare i mobili e partire. Noi non abbiamo mai smobigliato. Dal ’25 io sono stato sul fondo del prete fino al ’94 qui, a Renno; abitavo là in paese perchè lui è stato una brava persona, io facevo il mio dovere. Siamo andati bene.
 Quanti sacerdoti-proprietari avete avuto?
Bruno: io sono nato e c’era un don Pelesi. Però l’anno dopo che sono nato io è morto ed è venuto questo, don Santi, che è morto nell’82. Poi è venuto don Bosi, due, tre anni. Poi don Giorgio Lendini.
 Adesso il parroco non c’è, l’abbiamo perché venne fuori una legge nell’82 che erano obbligati i padroni a dare in affitto al contadino, non è che fossero più a mezzadria, una legge che obbligava a dare in affitto. Allora, le cose cominciarono ad andare meglio per il contadino, perché se prima... io mi ricordo che il mio padrone nell’81… lui non si interessava di niente, mi faceva fare quello che volevo io, e alla fine dell’anno gli portavo quello che… se si fidava vuol dire che andava bene, perché mi ricordo che gli diedi 13 milioni puliti nell’81. Nell’82 venne fuori la legge dello Stato che obbligava ad affittarlo un tanto per biolca, e spesi un milione e seicento mila lire quell’anno lì d’affitto. L’anno prima gliene avevo dato 13; le cose incominciarono ad andare meglio, incominciamo a mettere insieme qualche soldo anche noi, mi sono poi comperato queste “baracche” qua, che non erano mie.
 Quindi dopo è stata proibita la mezzadria? Perché noi abbiamo trovato uno che dice di essere ancora un mezzadro?
Bruno: si vede che non ha mai chiesto quando è venuta fuori la legge… perché tutti hanno chiesto, non vedevano l’ora, si vede che lui sta bene così.
 Cosa si coltivava qui?
Bruno: si coltivava più che altro latte, si faceva del latte.
 Avevate quindi del bestiame?
Bruno: quaranta bestie avevo là, nelle due stalle là dalla Chiesa.
 Che razze avevate?
Bruno: l’olandese per il latte.
 Questo però negli ultimi anni… torniamo un po’ più indietro...
Bruno: sì, ma è tanti anni che c’è questa razza di mucche qua, bianche e nere erano, ci sono ancora.
 E le prime che avete avuto voi?
Bruno: ah le prime si chiamavano nostrane ma il nome di preciso non lo so, le chiamavano nostrane però facevano poco latte, 7, 8 chili, 10 chili; invece le olandesi facevano anche 20 litri al giorno o anche di più.
 La bruna alpina la avete avuta voi?
Bruno: sì, anche la bruna alpina, la bruna alpina faceva meno latte però era più… c’era più carne, insomma, era formata diversamente.
 La bianca modenese?
Bruno: la bianca modenese non ne ho mai avute.
 E la terra, che cosa si coltivava?
Bruno: si coltivava 7, 8, 10 biolche a grano e a granoturco, più il grano e il granoturco meno, e l’altro a prato facevamo il fieno per le bestie.
 Si ricorda le varietà di grano per esempio nel tempo, da quando avete iniziato che grano c’era?
Bruno: ariettone un tipo si chiamava, arietton in dialetto, mentana.
 Ce li vuole descrivere?
Bruno: il mentana era più bassotto, era un tipo di grano molto buono per fare la pastella, per fare il pane, era una farina speciale. Invece l’ariettone era alto, ne faceva tanto: per esempio con un quintale di mentana, si faceva venti quintali di prodotto, quello lì ne faceva 25 e di più, però era peggiore di qualità e poi era rischioso perché veniva molto alto e quanto d’estate arrivavano i temporali lo buttavano giù.
 Poi quali altre varietà?
Bruno: gli ultimi anni se ne metteva poco, dopo il ’70 quando si cominciò a prendere qualche cosa del parmigiano reggiano, del grano non se ne seminava più, si faceva il prato, interessava per avere le mucche.
 Invece una volta il grano era importante perché rendeva.
Bruno: si mangiava solo con quello.
 Poi anche da vendere valeva dei soldi?
Bruno: adesso invece non costa niente.
 Fino a quando non è cominciato a crescere il latte si vendeva il grano…
Bruno: sì, la questione dei contadini. Nel ’60 poi tutti abbandonarono i poderi qua a Renno.
 Eravamo rimasti in 3-4, qualche proprietario con un pezzettino di terreno lo lavorava. I contadini erano 7-8 famiglie contadine, 4 o 5 mollarono nel ’60 e andarono via perché non si campava più e andarono a lavorare nelle ceramiche. Io ero sposato, con tre figli piccoli, nel ’60-62 amministrava mio padre ancora e mi disse: “fai come vuoi, guarda qua i contadini tutti se ne vanno, perché non si vive più, non ce la facciamo più a dare niente al padrone e campar noi. Io di soldi non ne ho, se vuoi che andiamo via, se vuoi provare il lavoro in fabbrica…”. Ma io avevo quella passione per la terra e dissi “io sto qua”. Allora mi ricordo che mi disse: “io ho un libretto alla banca popolare, ho 400 mila lire: ecco, tutti i miei soldi sono quelli lì”… porco diavolo… non avevo il trattore, non avevo niente perché allora si arava con i buoi, i trattori sono arrivati nel ’50 qua o poco dopo, comprare un trattore allora con un po’ di attrezzatura ci voleva quasi 3 milioni e “io ho quattrocento mila lire, te li dò se te la vedi tu ad amministrare qua, io non mi interesso più, ti lascio fare”. Decisi e comprai il trattore, feci un po’ di debiti e tirai avanti, pagai. Ho fatto studiare i miei figli, quelli che ne avevano voglia, nell’80 mi sono comperato queste baracche qua, voglio dire io sono andato bene. Lo sapevo poi anche fare il mio lavoro, perché non ho mai regalato niente a nessuno, perché anche i commercianti che venivano a comperare le bestie una volta con certa gente se ne approfittava perché non sapevano cosa valevano, invece io non ho mai regalato.
 Anche questo è un rapporto… non dico che i commercianti truffassero i contadini però…
Bruno: però se potevano sì.
 Perché allora il contadino non sempre era informato sui prezzi? E si fidava dei commercianti? Voi avete avuto altri animali oltre a bovini?
Bruno: no, solo bovini, il maiale per ammazzarlo in casa, le galline e pecore, anche 10 o 15 pecore che noi bambini poi ci mandavano dietro nei boschi con le pecore alla mattina presto.
 Questo prima della guerra?
Bruno: anche un po’ dopo, poi dopo hanno smesso, io mi ricordo che ci alzavamo alle cinque di mattina perché noi non avevamo i boschi qua. I boschi erano di là e mio padre si era messo a posto con dei proprietari di boschi di là al meriggio, andavamo là io e mio fratello con le pecore a casa di questa gente e stavamo là tutto il giorno, perché venire a casa a mezzogiorno era caldo, poi era distante; prendevamo un po’ di pane con noi da mangiare a mezzogiorno e poi tornavamo a casa la sera, ecco questa era la vita…