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28/07/2006

Caccia/Pesca


Documento senza titolo

Finale Emilia
Augusto Malaguti e la moglie Lea Luppi
Ranaro e rezdora  
La pesca della rana: l’uso del faro e della canna.
Cucinare la rana  

PARTE 1

Signor Augusto, ci racconta quando ha iniziato a pescare le rane?
Augusto: Ho cominciato 30 anni fa, con il faro a carburo e si andava a pescare le rane di notte lungo le correnti d’acqua, si andava nei maceri, in qualche risaia. Dopo, vedendo altri ranari che venivano nelle nostre zone, che erano abbastanza ricche, a pescare le rane, con la canna e il fiocco, ho cominciato anch’io. Un po’ tribolando, perché era fatica. Le prime rane si staccavano dal fiocco e rimanevano per terra e mi toccava correre dietro alle rane per prenderle, tant’è che una volta mi sono anche bucato una mano in un prato di erba medica.
 Dove andavate a pescare le rane?
Augusto: Nella nostra zona, nella Valle, vicino a San Martino Spino, li c’erano i maceri per la canapa.
 C’è acqua stagna e le rane vivono bene.
 Che tecnica si usava per pescare le rane?
Augusto: il faro a carburo. La rana, con la luce del riflettore puntato, rimane intatta e non si muove.
 A quel punto avvicinandoci con la mano prendevamo la rana. Allora ce n’erano tante.
 Poi dal faro sono passato alla canna.
 Ci illustri gli strumenti che ha in mano. In che anni eravamo quando si usava il faro?
Augusto: dal 1980 non ho più usato il faro ma la canna corta o lunga, dipendeva dal fiume se era largo o stretto. Se era stretto usavo una canna corta di 3 o 4 metri. Se invece andavo dentro al Diversivo, che ha un grosso specchio d’acqua, usavo la canna di 5 metri. Più che altro andavo nei maceri. Questa che ho in mano è la canna che ho usato di più.
 Con quante rane si tornava?
Augusto: allora non c’era un limite per la cattura delle rane. Adesso c’è un limite di 50 rane al giorno.
 Adesso in provincia di Modena da 2 anni non si possono catturare le rane perché scarseggiano e stanno cercando di ripopolarle. Scarseggiano anche a causa degli aironi che le mangiano, dei veleni e dei diserbanti che danno in campagna. Vanno a finire nei fossi e le rane muoiono.
 Dove si può andare a pescare le rane adesso?
Augusto: Ferrara e Bologna sono i posti più vicini. Questo è il fiocco al quale la rana si impiglia con i denti. È fatto con un pezzo di calza da donna di nylon. I primi tempi li comperavo perché non ero tanto esperto. Si comperavano due palline nelle armerie o nei negozi specializzati nella pesca. Erano due palline di nylon.
 Con un unico fiocco si prendevano più rane?
Augusto: sì, il fiocco è sempre lo stesso.
 La rana come fa ad essere pescata?
Augusto: la rana abbocca e rimane appesa al fiocco. Facevo venire la canna verso di me e poi la prendevo. Tante volte la rana mi scappava e io per cercare di prenderla sono anche finito dentro il fosso.
 La rana una volta presa dove veniva messa?
Augusto: Avevo la mia ranara che mettevo a tracolla, ci mettevo dentro la rana e poi la richiudevo.
 Avevo un asciugamano perché le mani erano sempre bagnate.
 Quando si partiva per andare a rane?
Augusto: alla mattina verso le 7 e mezza, poi verso le 10 e mezza rientravo perché cominciava a far caldo. Tempo fa si poteva catturare le rane dal primo di luglio, poi il periodo è stata prolungato di un mese. In quel periodo il caldo si faceva sentire e io alle 10 rientravo, poi nel pomeriggio sul tardi se ne avevo voglia uscivo ancora a fare una pescatina. Col mio motorino facevo un giro in campagna.
 Quando si usava il faro si andava di notte?
Augusto: si andava la sera. Andavo in compagnia perché a camminare lungo i torrenti da solo non mi piaceva. Invece in due ci si faceva compagnia e non avevo paura. Poteva esserci qualche cane, qualche nutria. Si partiva dopo cena col faro. Poi di notte si sentivano a distanza le rane che gracchiavano.
 Perché si è passati dall’uso del faro alla canna?
Augusto: perché è più divertente. Da noi si dice che se uno non usa la canna non è neanche un ranaro.
 Cosa se ne faceva delle rane?
Augusto: la maggior parte le mettevo via e poi mia moglie Lea le cuoceva o fritte o impanate, alla cacciatora. Abbiamo un amico prete, Don Angelo, e lui veniva volentieri da noi perché sapeva di trovare le rane da mangiare.
 Si vendevano?
Augusto: io non ho mai venduto rane. Le regalavo se qualcuno me le chiedeva. Lea: al mattino, quando rientrava, loro davano la sveglia, era tutto un gracidare.
 Mi spieghi come si pulivano.
Augusto: pulire le rane è una procedura. Prendevo la rana e la stendevo su un’ascia tenendola ferma con l’unghia dell’indice tra la schiena e la testa. Poi con il coltello tagliavo la pelle sulle testine e poi con il coltello tenevo ferma la testa e con l’unghia tiravo giù le “braghe” alla rana. E poi tagliavo le 4 zampine e poi venivano ingrilade come si fa con un pollo con le ali. Poi la moglie pensava a cuocerle.
 Come preferiva mangiarle?
Augusto: alla cacciatora. Lea: vanno leggermente fritte, solo dorate. Poi si fa un sughino con olio, prezzemolo, aglio e pomodoro. Poi ci si mettono le rane e fanno presto a cuocersi. Si aggiungeva anche un po’ di sale e peperoncino. Con quello che rimaneva nella padella condivo gli spaghetti.
 Oltre a questa ricetta?
Lea: venivano impanate nell’uovo, come le cotolette. Infarinate e passate nell’uovo sbattuto e poi fritte velocemente. Poi ci si metteva un po’ di limone, sale e pepe.