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08/09/2006

Vandelli Clotilde


Documento senza titolo

Clotilde Vandelli
Museo della Civiltà Contadina
Antiche ricette: frittelle di sangue
Pesche sciroppate  

PARTE 1

Come le è venuto in mente di raccogliere tutte queste cose?
Clotilde: io ho sempre raccolto, nella mia casa. Qualcuno mi ha regalato qualcosa, per esempio quel rastrello di legno.
È una passione che ha sempre avuto?
Clotilde: proprio, mi sono innamorata delle cose semplici, rustiche.
C’è stato un secolo in cui si buttava via tutto…
Clotilde: oh sì, buttavano via tutto!
È cominciato nel dopoguerra, insieme agli oggetti forse andavano via anche le abitudini…
Clotilde: anche. Invece noi abbiamo sempre cercato di coltivarle, queste abitudini. I miei genitori, i nonni specialmente, erano persone molto modeste ma a loro piaceva la musica in maniera neanche da credere e avevano quel grammofono là a tromba. Alla sera, dopo aver cenato – erano cinque maschi e una femmina i figli del nonno – si mettevano a sedere mentre il nonno fumava il sigaro. Questi ragazzi ascoltavano le opere, i dischi, i dischi della “Voce del padrone” che ho conservato. Io andavo a letto perché ero una bambina e allora avevo sempre nelle orecchie questi suoni, mi sono accorta che quando sento suonare un pezzo classico io lo so, ma come mai? Dove l’ho sentito?
Quindi vivevano in campagna?
Clotilde: in campagna mia madre appena sposata ha cominciato ad avere dei figli. In sei anni ha avuto 5 figli, io sono stata la prima.
Si viveva del lavoro della terra, si ricorda come era organizzata la vita?
Clotilde: oltre ai campi avevamo l’orto che per noi era una fonte buona per l’alimentazione. Poi avevamo il pollaio con le uova, le galline da mangiare… Avevamo il caseificio dove facevano il formaggio e il burro, quindi i latticini erano sempre a nostra disposizione, insomma non ci mancava niente. I soldi io li ho cominciati a conoscere che ero già grandina, i soldi non si spendevano perché avevamo tutto in casa, la nonna e la mamma cercavano di utilizzare le cose che avevano a disposizione. Per esempio noi bambini, tutti e cinque, quando volevamo fare merenda non andavamo in casa, andavamo su una pianta a mangiare della frutta o nel pollaio dove le galline facevano le uova, e poi la mamma ci aveva insegnato che facendo un buco con un ago in alto e in basso si succhiava questo uovo. A me non piaceva il bianco dell’uovo, allora succhiandolo in quella maniera veniva fuori e bevevamo un uovo per merenda. Oppure alle 4 era l’orario del tosone, andavamo al caseificio e il casaro cercava di mettere in ordine la forma. C’erano delle sbavature di formaggio, allora le tirava via e queste sbavature dette tosone le mangiavamo noi. Alla sera poi la mamma diceva “beh non mangiate stasera?” Avevamo mangiato tutto il giorno… I miei poi, avendo la casa vicino alla Chiesa, partecipavano a tutte le feste religiose e poi invitavano a pranzo il prete, il dottore, tante volte veniva il podestà. I miei nonni nel 1918 hanno avuto un figlio, morto in guerra per la spagnola, e allora tutto il paese gli è stato vicino. In quella occasione hanno conosciuto tanti personaggi di Sassuolo che hanno continuato a venirci a trovare anche dopo; facevamo questi incontri, si mangiava e si beveva.
Voi stavate a Sassuolo?
Clotilde: sì, a due chilometri dal paese, in campagna. Vedi quel piatto bianco con le righe blu? Quello è un piatto di un nostro servizio che mettevamo in tavola nei giorni di festa e io quando ero piccolina di tre, quattro anni e vedevo questi piatti allora dicevo: “è un giorno di festa”.
Cosa si faceva da mangiare in queste occasioni di festa, col dottore e il prete?
Clotilde: si facevano i tortellini, e intanto che facevano il brodo di gallina o di cappone, facevamo delle salse buonissime con delle verdure che trovavamo nell’orto.
Salsa verde?
Clotilde: sì, ma poi non è che ci fosse molta varietà. Poi facevamo la zuppa inglese come dolce, caffé, frutta. So che venivamo molto volentieri questi signori.
Il ripieno dei tortellini come lo facevate ?
Clotilde: nel ripieno ci mettevamo le frattaglie delle galline (i reni, il fegato no, perché era molto amaro), facevamo un pezzo di maiale, che avevamo noi, un pezzo di vitello, noce moscata aggiunta all’ultimo momento.
Era cotto?
Clotilde: sì, lo facevamo cuocere tanto tanto. Io non so poi il perché. Io adesso quando li faccio lo cuocio meno il ripieno, ma diventa buono lo stesso.
Diventava molto sottile?
Clotilde: abbastanza, ma rimaneva un po’ anche grossolano perché nel mangiare il tortellino dovevi sentire anche la carne.