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11/09/2006

Agricoltura


Documento senza titolo

Boccassuolo, Frazione di Palagano
Domenico Bertogli
Agricoltore
Agricoltura, emigrazione, commercio.
La guerra e la Resistenza

PARTE 2

Secondo lei come agricoltura tra qui e Selva…
Domenico: ah ma Selva caro mio è diversa… accidenti laggiù era quasi come la pianura, la Chiesa aveva un podere che adesso hanno venduto tutto, per certi preti di montagna è stata una bella cosa perché ora li stipendiano, hanno comprato dei palazzi giù a Modena, si affittano e con il ricavo pagano i preti… a Selva caro mio i terreni rendevano; lo zio aveva un contadino.
 Cosa coltivava in questo podere?
Domenico: tutto, grano ecco.
 Lì ci veniva il granoturco, a Selva, perché Selva non so se sia 700 metri non è mica alto.
 Qui invece a quanto siamo?
Domenico: ah è più alto, siamo a 1100.
 Qui oltre al marzuolo cosa veniva, la segale forse?
Domenico: l’orzo lo mettevano per fare il caffè, si bruciava sotto il camino con un affarino apposta, era una bevanda e poi ci si metteva il latte.
 Con le quattro mucche cosa ci facevate?
Domenico: latte, vitelli, poi si faceva il formaggio in casa e poi si vendeva anche quello, delle volte si vendeva fresco, delle volte si faceva seccare per essiccare.
 Piccole forme?
Domenico: delle formette così, anche lì c’era chi lo sapeva fare bene e chi non riusciva, invece la mia nonna era bravissima.
 Come lo faceva? Che caglio usava?
Domenico: ma c’era il caglio che più che altro lo facevano i pastori con una sostanza degli agnelli.
 Le pecore non le avevate?
Domenico: no ma c’erano dei parenti che ne avevano tante.
 Anche capre?
Domenico: capre no.
 E maiali?
Domenico: qualche d’uno aveva anche i maiali, ma i proprietari grossi, quelli che tenevano una decina di bestie, allora loro avevano tanto terreno e tenevano anche i maiali.  Un maiale lo ammazzavano poi quando era pronto, c’era l’abitudine di andare a prendere da questi un pezzo di maiale, un quarto, la parte di dietro e la parte davanti poi si teneva lì un po’ e veniva il macellaio, quello che era competente a fare la salsiccia, un po’ di salami, il prosciutto…
L’orto si teneva?
Domenico: beh l’orto sì, insalata, radicchi, cipolle, piselli, quella roba lì.
 Si riusciva a mettere via qualcosa?
Domenico: no, si teneva solo per la famiglia… ah ma se non c’era l’emigrazione sù di qui si faceva tanta miseria…
Castagne ce n’erano?
Domenico: sì, avevamo anche i castagneti ma l’abbiamo nella frazione di Palagano perché quella lì è una tradizione. Quando venne il colera nel 1550, mi sembra, a Palagano morirono quasi tutti, Boccassuolo si rivolse a San Rocco che è il protettore degli ammalati; fecero quell’oratorio, è poi una Chiesa anche quella lì in paese, e allora non morì quasi nessuno… vero o non vero… e a Palagano morirono quasi tutti, allora il Duca di Modena assegnò queste proprietà, erano poi di nessuno, erano di tutti, le assegnò agli abitanti di Boccassuolo.  Ecco perché noi abbiamo i castagneti a Palagano, ce ne abbiamo due pezzi anche noi che ora non si raccolgono più.
 E prima come si faceva?
Domenico: si raccoglievano, poi c’era il metato dove si mettevano a seccare, facevano il fuoco sotto e poi quando erano pronte le pestavano con una cosa con dei graffi di ferro. Poi andavano al mulino, si pigliavano quelli che avevano i mulini, qui c’erano due mulini e si andavano a macinare queste castagne, qualche d’una si tenevano per farle cotte in casa… allora era così eh!
Si mangiavano spesso le castagne?
Domenico: eh… hai voglia, si faceva la polenta e i menni, ci si metteva il latte, noi dicevamo i mnufac, a Selva laggiù mamfec, anche lì ce ne sono tante di castagne.
 Il castagneto come si curava?
Domenico: si puliva per bene, quando si arrivava a settembre si andava giù per bene, si puliva tutto sotto, si tagliava tanti spini che c’era, in primavera presto si potavano gli alberi.
 Quando venivano pronte qua le castagne?
Domenico: cominciavano ad ottobre, adesso ormai sono quasi pronte… che lavori, oggi sembrano una barzelletta…
Avevate alberi da frutta?
Domenico: ah qui sù non c’era mica, qualche innesto che avevano fatto prima, delle pere, delle mele… se non emigravano facevano della grande fame, il boccasuolese è sempre stato molto attivo.  Andavano in America, stavano via cinque, sei anni, dieci anni e poi anche lì hanno fatto dei grandi errori anche loro, perché sono tornati a casa che il dollaro costava parecchio ma non hanno fatto degli investimenti.  Ci fu solo uno di Boccassuolo, fece un investimento e comprò un podere a Monchio, l’unico, lui rimase con un valore ma tanti i soldi poi sono andati a finire in niente… non svalutazione ma il costo della lire è sempre andato…
Poi sono tornati a Boccassuolo?
Domenico: oh, quasi tutti, c’era un amico che diceva quelli che non sono tornati perché non avevano i soldi… non è mica vero.
 Lei prima ci parlava del formaggio, in che periodo dell’anno si faceva il formaggio in casa?
Domenico: le vacche partorivano in aprile, maggio, dopo un mese il vitello si vendeva e allora si cominciava a mungere e si mungeva fino a ottobre e anche più e si faceva sempre il formaggio.  Si metteva nelle teglie di terracotta smaltate dentro per bene, si metteva nella cantina nella parte bassa dalle casa, poi si tirava via la panna sopra, si faceva il formaggio in una caldaia bella grande, si attaccava al camino, al fuoco e poi con la panna si faceva il burro.  Anche quello tanti andavano a Pievepelago a venderlo.  Boccassuolo si è sempre riversata a Pievepelago era anche più vicino come zona commerciale.
 Chi erano questi acquirenti?
Domenico: bottegai, negozianti che avevano tutti i depositi e rifornivano i bottegai della città.