23/07/2006
Mulino
Trentino, Frazione di Fanano
Enrico e Francesco Santi
Mugnai
Il mulino e le diverse varietà di grano. Il recupero di qualità rare
PARTE 3
La percentuale vostra quanto era?
Enrico: beh secondo i tempi, quando il grano aveva un valore potevano bastare
anche tre chili per quintale. Poi dopo c’è venuta la svalutazione
anche nel grano, allora il costo bisognava recuperarlo e allora invece di tre
chili potevano essere quattro, cinque, sei e poi è aumentato ancora
perché il grano ha perso di valore.
Tu adesso stai cercando di recuperare delle specie di grano antiche?
Enrico: si, diciamo per hobby, quando capita qualche spiga di grano che abbiamo
trovato, di quello che aveva superato i trentacinque anni ma conservato bene.
Da una spiga qualche chicco riesce a nascere ancora, questo diventa il motivo
di sperimentare: si semina, si risemina in modo da poter avviare una produzione,
qualche razza l’abbiamo recuperata; ho anche qualche amico che è della
stessa passione, allora ci scambiamo opinioni, ci scambiamo delle volte anche
qualche tipo di grano, collaboriamo insieme.
Quale varietà ha recuperato?
Enrico: ho recuperato il rosso gentile, ho recuperato un po’ di novara,
un po’ di mentana, ho recuperato l’argelato qua
... vado piano con le risposte perché ricordarli tutti qualche nome sfugge.
Poi abbiamo recuperato il rescone che è una razza che assomiglia
al marzuolo.
Come ha fatto a trovare queste spighe?
Enrico: qualcuno che aveva tenuto sul camino in un vaso qualche mazzetto di spighe
ce le ha date e abbiamo tentato a seminarle. Il più delle volte non è nato
nulla. Su dieci ne è nata una, poi andiamo avanti con quella, cerchiamo
di progredire con quella.
Secondo te c’è una maggiore attenzione negli ultimi
anni verso le tradizioni, verso il mulino?
Enrico: si nota un po’ di nostalgia ma forse, il più delle volte,
quando uno ha provato fa retromarcia perché è impegnativo produrre,
anche perché i terreni sarebbero da custodire dai cinghiali, da animali.
Chi deve tentare una produzione è in difficoltà perché semina
e non raccoglie nulla, ci sono questi animali che vanno a devastare tutto, uno
cerca di fare il recinto, di fare tutto però con scarso risultato. Un
prodotto di una certa qualità il prezzo deve averlo, non si può confrontare
un tipo di grano di quel genere con quello di oggi. Oggi si è arrivati
solo a fare della produzione ma non della qualità. Adesso poi ci sono
tutti gli aneddoti, tutti i ricordi, ci vorrebbero dei mesi per raccontare tutti
questi passaggi, tutte queste avventure di gente che magari sono rimaste nella
mente perché erano personaggi particolari.
Qualcuno ce lo vuole raccontare?
Enrico: ad esempio quello che ho detto prima, che aveva portato un carro di grano
poi era andato a trovare degli amici e la sera non lo vedevano tornare. I buoi
erano lì, c’era una cagnetta che badava ai buoi, ogni tanto andava
a vedere sulla macina se il grano scendeva, lei guardava se c’era ancora
il suo grano poi tornava davanti ai buoi. La sera oramai c’era della gente
preoccupata perché questo non tornava e doveva andare oltre Maserno con
il carro di buoi ed era già notte. A un certo punto si sente in lontananza
cantare e ogni tanto qualche imprecazione, perché si vede che al buio
sbagliava sentiero. È arrivato, gli hanno caricato il carro, gli hanno
attaccato i buoi, l’hanno messo sul carro, legato, cioè legato il
carro e anche lui messo in modo che non cadesse. La cagnetta è andata
davanti ai buoi e sono partiti, dopo si è poi saputo che sono arrivati
a casa. In questo mulino chi c’era prima, parlo quasi di cent’anni
fa, c’era una famiglia che si chiamavano i Tonielli. Era un periodo che
le piene del fiume rompevano spesso e rompevano i manufatti, la paratoia, tutto
il canale e questo oramai era disperato. Si dice che una volta prese un crocifisso,
se lo legò a una gamba e andò per il fiume a fare il giro: rimase
di stucco perché cominciarono a cadergli i pezzi, le braccia e le gambe
e diceva: “visto che cadono le braccia anche a te a vedere di queste cose”.
Era un lavoro pesante ripristinare il canale?
Enrico: quando arrivavano le piene, molto spesso a volte appena finito era da
rifare.
È qui vicino l’acqua, non è tanto in là.
Enrico: diciamo che è mezzo chilometro, ma più o meno era in quella
zona lì anche allora. Però venivano delle piene molto forti allora,
deviavano il corso del fiume da una sponda all’altra.
Voi l’acqua l’avete tutto l’anno?
Enrico: beh, in minore quantità però c’è tutto l’anno.
I periodi peggiori sono stati quando cominciava il gelo. Annate che pioveva poco
e l’acqua era scarsa e cominciava il fiume a gelare ed era già il
tempo delle castagne. Comunque proprio senza non siamo mai rimasti, magari dove
eravamo prima, a San Martino, allora sì che bisognava aspettare che si
riempisse la gora e ripartire; nelle nottate mio padre e mia madre stavano ad
aspettare che si riempisse la gora per poter riprendere poi a macinare.
Si macinava anche la notte?
Enrico: le castagne anche adesso, il periodo delle castagne è un lavoro
da sbrigare in poco tempo, sia per la sicurezza delle castagne perché se
no riprendono l’umidità e anche i clienti stessi vogliono la farina
perché il mercato ha un periodo.