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08/08/2006

Cucina


Documento senza titolo

Medola, Frazione di Palagano
Orsolina Merciari
Rezdora e apicoltrice  
Preparazione della sulada.
Miele, api e apicoltura  

PARTE 2

Lina parlavamo delle api, se morivano tutte come si faceva?
Lina: di questi alveari ne uccidevano uno all’anno, il miele con una famiglia dura anche due o tre anni, poi dopo a primavera le api sciamano, quindi veniva riformata un’altra famiglia e veniva ricompensata con quella che avevano ucciso. Dopo è venuto uno qua di Casola, un nostro conoscente e abbiamo tolto da questi buchi di tronchi la cera, fanno proprio delle tavolette. Nel tronco dove sono dentro anche adesso, si formano a volte due regine e dopo non vanno d’accordo, allora una regina va con una parte di api che ci sono dentro e si va a fermare dove pensa lei, a volte per fermarle usavano la falce, il pezzo di falce che usavano a tagliar l’erba. Picchiavano il ferro perché dicevano che col rumore era più facile che si fermassero. Si fermano attaccate alle piante, dove pensano loro.
 Quindi con la falce picchiavano contro cosa?
Lina: contro un altro ferro.
 Facevano un suono che avrebbe dovuto...
Lina: fermare le api.
 Funziona questo sistema?
Lina: io non ho mai provato.
 Il miele era solo per vostro consumo, non veniva venduto?
Lina: no, dopo abbiamo messo su gli alveari moderni, in modo che c’è l’arnia con i telaini che servono per l’inverno. Durante l’inverno bisogna controllare che abbiamo abbastanza da mangiare altrimenti ci sono i contenitori apposta dove ci si mette il mangiare, un po’ di acqua e zucchero.
 Una volta le api producevano di più o la produzione secondo lei è rimasta invariata?
Lina: dipende dalle annate, dipende da come va la fioritura.
 Qui che miele viene?
Lina: qui ci sono tanti fiori, si comincia con l’acacia ma l’acacia fa presto, perché il periodo è ancora freddo. Quest’anno per esempio l’hanno persa tutta, c’era molta fioritura ma non potevano andare in giro. Dai ciliegi non è che ci vadano molto. Poi comincia il castagno ma devono andare di là dal fiume, vanno lontanissimo.
 Suo padre da chi aveva imparato a fare l’apicoltore?
Lina: ma forse dai miei nonni.
 Questo miele di cui ci parlava prima, il mielaccio...
Lina: veniva usato come ricostituente, era una bevanda anche dissetante.
 Si allungava con dell’acqua?
Lina: sì, nel contenitore dove mettevano a bollire queste palle ci mettevano l’acqua, poi filtrato e messo nelle bottiglie, e si beveva durante l’inverno. La cera si usa anche adesso perché c’è una apposita cassetta con doppio vetro. Quando si raccoglie il miele per noi è chiuso e non esce neanche una goccia di miele, poi col coltello bisogna aprire tutti i buchini, poi si mette nella smielatrice, nella centrifuga.
 Adesso come fate per avvicinarvi all’alveare?
Lina: con maschera e guanti, poi ci vuole il soffietto per fare il fumo in modo che mentre si tolgono questi telaini con una spazzolina molto delicata si spazzano via le api una per una. Ci sono anche delle tavolette da mettere sotto, solo che io da sola non riesco perché bisogna sollevare il mielare dove c’è il miele da togliere, si infila questa tavoletta che bisognerebbe lasciare due giorni in modo che le api vanno giù nella loro abitazione e non riescono a tornare su. Il miele così si riesce a togliere senza dover spazzolare via tutte le api.
 Quanto miele si produceva in un anno?
Lina: allora? non saprei.
 Come si usava in cucina?
Lina: al posto dello zucchero, per addolcire il latte, per medicina perché anche col mal di gola lo mettevano, miele e grappa per disinfettare.
 Anche adesso si usa.
 Per fare i dolci anche?
Lina: sì, ma a me non piace nei dolci. Dopo quando si è tolto il miele questi telaini si rimettono dove erano, in modo che se è ancora buona la fioritura ne rifanno ancora.
 Il miele oggi si usa anche per fare prodotti cosmetici, una volta oltre all’uso alimentare si usava per esempio per la pelle?
Lina: no, l’ho letto sui giornali che si usa tanto come maschere per il viso.
 Un buon miele da cosa si riconosce?
Lina: appena tolto sembra tutto bello, poi me ne portano da dare da mangiare alle api perché si separa durante l’inverno. Il miele viene su e sotto ci rimane un’altra sostanza che non si sa cosa sia, io ne ho del ’95 ed è ancora uguale, d’inverno si rapprende. Mi avevano insegnato che per farlo rimanere liquido va scaldato a bagno maria, però non rimane lo stesso sapore.
 Lei quindi ha un buon rapporto con le api? Non le teme?
Lina: no. È bello anche vedere gli sciami quando sono comodi su una pianta abbastanza bassa. Si prepara la cassetta vuota con dentro i telaini poi si scuote giù lo sciame. Quando c’è lo sciame non fanno mica niente, si può andare tranquillamente perché sono talmente appiccicate... Ci sono stati degli anni che c’è stata una malattia, la chiamavano peste americana: faceva un odore tremendo, morivano le api e non si potevano recuperare le cassette per metterne delle altre api, bisognava buttare tutto.
 Le api riconoscono l’apicoltore?
Lina: no, ce ne sono di quelle che sono più calme quando si va attorno, sono diverse una dall’altra.
 Una sciame raccolto in primavera se è piccolo nell’estate non riesce a produrre miele, lavora solo per sé, per mantenersi per l’inverno. Se non hanno raccolto abbastanza miele per loro, per noi non ne fanno praticamente, allora bisogna controllare che i loro telaini quando si mette il mielare sopra, sotto siano tutti pieni di miele, poi in autunno quando si è finito di togliere tutto, bisogna disinfettare con una medicina apposta e durante l’inverno si controllano per vedere se hanno abbastanza da mangiare.
 Mi hanno insegnato che si soppesano: se è pesante la cassetta vuol dire che hanno abbastanza da mangiare. Durante l’inverno prepariamo per quelle che non hanno abbastanza da mangiare uno sciroppo di acqua e zucchero, pesata: 600 gr di zucchero, 400 gr di acqua. Si fa bollire l’acqua perché altrimenti dopo non dura, si scioglie lo zucchero, si fa raffreddare, si mettono negli appositi contenitori che succhiano pian piano loro. A primavera bisogna stare attenti quando cominciano i primi caldi, bisogna controllare per ogni telaino se c’è una covata più lunga. Si vede dove nasce la regina, bisognerebbe togliere la regina vecchia e lasciare quella nuova, di modo che lavori di più. Quando c’è la regina vecchia lo sciame va in terra, quello l’ho provato perché non riesce a volare, si divide però non riesce a volare e si ferma lì. Si mette l’alveare per terra, la regina ci va dentro però non riesce a lavorare tanto perché è vecchia. Io adesso ho 21 alveari.
 L’aiuta qualcuno?
Lina: mio figlio, un po’, ma attorno all’alveare con la maschera ancora non c’è andato.