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09/08/2006

Norcineria


Documento senza titolo

Renno, Frazione di Pavullo nel Frignano
Giorgio Gherardini
Norcino e cacciatore  
Macellazione del maiale e preparazioni derivate – La caccia  

PARTE 3

Giorgio parla della Caccia

Giorgio: o mi ricordo, da ragazzino, le prime uscite che ho fatto con dei cacciatori; sono andato fuori con mio nonno qualche volta, ma la cosa principale è come si ammazzava un capo che allora era la lepre. Alle pernici non si sparava perché la cartuccia costava troppo. Allora si pensava già alla polenta, ho sentito dire “guarda che bella polenta che facciamo con la lepre ammazzata”, d’inverno i vecchi cacciatori prendevano la doppietta in spalla e andavano a seguire le orme sulla neve, seguivano per una mezza giornata. Ogni tanto ne trovavano qualcuna ma era una cosa che integrava i miseri pasti.
 Si poteva andare anche d’inverno?
Giorgio: non so se si poteva o no, però la gente ci andava. Non c’erano le leggi ferree che ci sono adesso. Da noi d’estate venivano i signorotti con i cani da ferma e si portavano loro sulle starne, noi non si sparava perché le cartucce costavano. A noi interessava la lepre. Io i primi anni mi ricordo che andavo fuori a volte con qualche cacciatore anche senza fucile, mi dava una mezza lepre da portare a casa. Allora si mangiava volentieri, oggi magari non ci si dà più peso perché mangiamo sempre troppo di tutto. Col tempo è diventata una cosa di moda, tutti andavano a caccia ma non cacciatori appassionati, proprio sparatori: purtroppo sono quelli che guastano il nome di tutti, sparavano a tutto quello che si muoveva, i toscani in modo particolare. Oggi abbiamo una caccia da noi che è praticamente finita, la lepre però è ritornata, ce ne sono ancora perché i cacciatori hanno abbandonato la lepre per il cinghiale; in una battuta sono stati ammazzati cinquanta cinghiali, sono kg di carne che non vanno a comprare in macelleria. La caccia col cane da ferma è ormai finita, qualche beccaccia in autunno...
 Come avviene la caccia col cane da ferma?
Giorgio: con i cani da ferma si va fuori, si lasciano girare il cane che sente il selvatico, lo punta finché non arriva il proprietario, poi comincia a guidare e quando parte si spara. Magari su 10 se ne ammazza due o tre, è una cosa sportiva che a me piace, è quella che piace più di tutti.
 Una volta, per catturare gli animali venivano messe delle trappole?
Giorgio: certo, una volta venivamo messe delle trappole come le mettono anche oggi, venivano messi i lacci per la lepre, i lacci per i tordi. Una volta per i tordi mettevano delle piastre, dei pezzi di sasso pari, ci mettevano tre pezzi di stecco messi in un modo che la tenevano sù così, ci mettevano il mangiare sotto; quando il tordo arrivava trovava la roba da mangiare, saltava sopra lo stecco, scattava e ci rimaneva sotto. C’era poi anche il vischio, era una cosa che mettevano sugli alberi dove si posavano e rimanevano attaccati per le gambe. I lacci si mettevano nei passaggi della lepre, della volpe; c’erano dei passaggi obbligati cioè sul terreno si conosce dove ci sono i passaggi, all’altezza della testa venivano messi dei cavi di acciaio con un cappio così ci infilavano la testa e venivano presi da quello lì.
 Una volta io ho sentito da mio nonno che mangiavano gli uccellini dai nidi…
Giorgio: mangiavano anche gli uccellini sicuramente, i piccoli nati di tortora…
Con la lepre una volta catturata cosa si faceva?
Giorgio: veniva presa, veniva fatta urinare che si scaricasse la vescica perché non prendesse dei sapori cattivi, poi si portava a casa, veniva spellata, allora non c’era il freezer. Veniva messa in padella in un periodo abbastanza corto. Veniva scuoiata, magari sotto la neve a volte, d’inverno se c’era un po’ di neve e freddo veniva lasciata fuori una notte in modo che si raffreddasse un po’ poi dopo mangiata nel giro di poco tempo.
 Come si uccideva la lepre una volta catturata con queste trappole?
Giorgio: con le trappole, lepri non è che se ne prendessero molte, più che altro la caccia alla lepre è fatta con il cane e il fucile; la lepre ha un percorso obbligato, quando è scovata fa quel percorso con i cani dietro e uno si metteva sul percorso in una posta, magari dove si uniscono tre o quattro viottoli, e lì si sparava. Con i lacci da noi era una caccia anche poco praticata, magari mettevano il laccio alla volpe che è nociva, qua da noi venivano usate in inverno le trappole per i tordi. Anche adesso a cinghiali mi è successo pochissime volte di vedere dei lacci in giro, non è una bella cosa: i lacci fanno soffrire troppo l’animale.
 Lei qui alleva degli animali?
Giorgio: no, non li allevo perché mi dispiace ammazzarli.
 Come mai?
Giorgio: ammazzarli col fucile quando sei in azione di caccia è un discorso, però prendi un pulcino o un coniglino che lo vedi nascere, dopo ammazzarlo non mi piace…
Lei ha mai cacciato i cinghiali?
Giorgio: da noi non c’erano da quando mi ricordo io, noi l’unica selvaggina che avevamo erano lepri e starne nelle nostre colline, a parte la beccaccia e i colombacci in autunno. Dopo qualche riserva privata ha iniziato a mollare dei fagiani; adesso diciamo che la selvaggina per i nostri cani è solo il fagiano, starne ce n’è pochissime. Adesso abbiamo cinghiali, daini, caprioli e abbiamo anche qualche cervo, si stanno moltiplicando, addirittura non so se daranno il permesso di abbatterli.
 Lei va a caccia di cinghiali?
Giorgio: no, non mi piace.
 È una caccia particolare?
Giorgio: è una caccia da pazienza perché uno si deve mettere in una posta e aspettare che arrivi. A me non piace, i primi anni andavo a lepre, dopo ho smesso perché non mi piace star fermo. Il cinghiale sarà la caccia del domani, cinghiale, caprioli saranno la caccia del domani.