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03/08/2006

Agricoltura


Documento senza titolo

Carpi
Romano Morselli e Norma Guerzoni
Mezzadri e braccianti  
Sementi, Razze animali, Tortelli fritti dolci,
Riso coi fagioli, La canapa, L’uva cinghiale  

PARTE 4

 Romano a casa vostra cosa si mangiava?
Romano: a casa nostra?
I tortellini voi li mangiavate?
Romano: una volta, due all’anno. Il mangiare non è mai mancato a casa nostra, che mi ricordo io, perché d’inverno tutte le mattine la nonna faceva la polenta, tutte le mattine da ottobre-novembre fino verso aprile lei faceva tutte le mattine la polenta.
 Che si mangiava quando?
Romano: subito alla mattina.
 Con che cosa?
Romano: ah, quei pesci che ci sono dentro quei barili con il sale.
 Le saracche...
Romano: sì, al sarac.
Norma: o l’aringa anche.
 Romano: ah ma costava molto di più l’aringa.
 Norma: io ho detto che erano ricchi loro nei mie confronti quando mi sono sposata, perché ho visto che c’erano più cose sulla tavola. Suo papà portava a casa le mortadelle grandi lunghe così, le mangiavo con gli occhi io perché subito avevo vergogna, mio cognato mi diceva, avevo da avere mio figlio nella pancia quando mi sono sposata, vedendo tutta questa roba che me an givan gninta mi diceva mio cognato “ma mangia, mi sa che mangi poco”, avrei mangiato di più ma avevo vergogna però dopo mi è passata la vergogna, am sun caveda la fam.
 Quindi i tortellini si mangiavano due volte all’anno.
Romano: ah sì, allora a Natale.
 Norma: e a Pasqua.
 E per la sagra?
Romano: alla sagra alle volte non si facevano perché si faceva una minestra diversa, le tagliatelle, in quelle feste lì, in quelle occasioni si uccideva un pollo e poi con un po’ di carne facevano il ragù e le tagliatelle condite col ragù. Adesso mia zia tutti i giorni che il calendario dice che è festa lei fa i tortellini, tutte le feste, io sono pieno fino a qui. I dolci sempre.
 Sua mamma che dolci faceva?
Romano: mia mamma l’ho perduta presto, avevo otto anni.
 Norma: in quattro fratelli sono rimasti lì.
 Romano: eh oh le cose…. purtroppo nella vita si incontrano anche quelle.
 Norma: è morta di parto con un’infezione, ha lasciato quattro figli, il più grande era lui, il più piccolo aveva otto giorni.
 Romano: dico la sincera verità perché è una verità sacrosanta, io sono qui con mia zia perché mi sono fatto quel concetto che ho detto “le mie due zie non si sono sposate e hanno allevato noi, hanno fatto crescere noi, finché ci sarà una zia io rimango qui” naturalmente fino a che sono capace di amministrarmi un po’ perché se mi viene meno le forze provvederemo in qualche altro modo, ma finché c’è la zia capace che sta in piedi io rimango qui e questa è promessa che mi sono fatto.
 Norma: siamo divorziati, io sono a Carpi lui è qua…no …vado a casa al mattino e vengo alla sera, io sto qua al tempo della vendemmia se no io vado a Carpi perché ho mio figlio con due figlie e loro vanno a lavorare.
 A casa sua si usava conservare la verdura?
Norma: nuentar am mai savu ma gnan da lor quand am son spuseda a ne mai custumè , conservavo l’uva loro, la mettevano attorno i travi.
 Romano: sul soffitto delle camere.
 Norma: perché le case avevano tuti i trev ad legn, mettevano l’uva dentro ai sacchetti di carta e durava fino a Natale, avevano l’uva loro perché io ho avuto mio figlio il 13 di dicembre avevano ancora tanta uva appesa tachi i trev, io mi ricordo bene.
 Romano: come conservazione di verdure no…adesso che ci sono i freezer qualche cosa la zia lo mette via. Noi mettevamo via della frutta, la frutta veniva sciroppata e messa nei vasi.
 Quale frutta?
Romano: le prugne, le pesche.
 Che qualità di prugne erano?
Romano: tante qualità, c’era la settembrina che è una prugna nera che va raccolta a settembre, c’era la santa rosa, delle prugne ci sono di tante qualità ci sono quelle che vengono mature presto prima della mietitura poi man mano viene quella verde alora cli brugni le quand ag nera de più si mettevano via nei vasi a bagno maria.
 Anche le pesche... si ricorda le qualità?
Romano: anche lì non so i nomi perché ce ne sono di tante qualità , quelle gialle che si stacca il seme dentro e quelle che non si stacca. Le mele le mettevamo via in quelle cassettine di legno, i platò di legno piccolini, li mettevamo su, nella camera.
 Quali erano le mele che si conservavano meglio?
Romano: le mele imperatore.
 Norma: anche il campanein.
Romano: il pom campanein.
 Parlavamo di uva prima, voi facevate anche il vino in casa?
Romano: mio padre per quello che mi ricordo io ha sempre fatto il vino. Poi è venuto meno il babbo e mio fratello aveva un birloccolo che non lo faceva, perché lui sapeva farlo, per il fatto che lui beveva il vino e sapeva quando era pronto da levare dal tino, sapeva quando era ora di toglierlo la prima volta dai fondi che fa il deposito, lui sapeva farlo. Io che non ho mai bevuto vino in vita mia non mi ci metto neanche perché non lo so fare.
 Norma: no, ha provato e abbiamo fatto l’aceto.
 Romano: eh oh quando uno non sa fare le cose è inutile farle.
 Norma: ha fatto l’aceto che poi è necessario anche quello, invece suo papà era bravo a fare il vino parlo di 60 anni fa, era un vino dolce, buono.
 Che vino faceva?
Norma: bianco e nero.
 Norma: con quel uva ciuchela coma a go det me. Sua sorella e la zia che c’è in casa andavano a fare la foglia sugli alberi e davano la foglia alle mucche, allora io ci portavo in campagna una bottiglia di vino con una mesa chioppa di pane e loro due se la bevevano tutta con la chioppa del pane. Io mi ricordo solo le cose brutte lë as ricordi quel me am ricord sul cal brëti…ma eravamo giovani erano brutti perché non c’era niente, mi è venuto in mente al pom campanein perché si mangiava di sera quando un suonatore col manset si ballava nel cortile c’era chi portava i campanein chi purteva na ciopa ad pan e poi a mezzanotte nuentar andivna a le.