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21/07/2006

Bernardi Gastone, Bernardi Domenico


Documento senza titolo

Sant’Anna Pelago, Frazione di Pieve Pelago
Gastone  e Domenico Bernardi
Commercianti di bestiame
Commercio di bestiame con la Toscana
L’allevamento bovino in Appennino

PARTE 2

C’è ancora qualcuno che fa il vostro lavoro?
Gastone: qua da noialtri praticamente no.
Una volta la vendita dell’animale avveniva solo con la consegna, non c’erano documenti?
Gastone: eh no, niente.
Domenico: una stretta di mano e basta.
Gastone: naturalmente bisognava dire un po’ la verità, non so per esempio se una bestia avesse picchiato bisognava dirglielo, perché se uno non lo diceva prima di tutto andava nelle grane perché poteva succedere quel che poteva succedere, era un difetto che bisognava dirlo; se invece una bestia non era tanto buona da latte, ci doveva guardare anche quello che la comprava, se era un po’ zoppa doveva guardarci anche l’altro.
Insomma c’erano cose che andavano dette e altre invece sucui si poteva sorvolare…
Gastone: diciamo che era sempre bene dire la verità, o quasi, che si assomigliasse. Mi ricordo una volta che avevamo una mucca che faceva del latte ma era tanto dura da mungere, perché ci sono quelle che viene facile altre invece… allora, so che una volta la mungevo io, una volta la mungeva mia sorella. Un giorno capita un uomo di Riolunato, mi sembra c’era ancora mio nonno: “com’è questa bestia?” “È precisa” diceva mio nonno. “Ma fa del latte?” “Ti stanchi di mungerla !”. Noialtri ragazzi si rideva. “cosa avete da ridere ?” diceva il nonno: “andate a farvi un giro”, in poche parole gli disse il difetto – ti stanchi di mungerla – dopo l’avrà munta come facevamo noi altri.  Gastone: insomma bisognava poi cercare di rigare dritto se no si perdevano i clienti.
In genere i contadini non è che si fidino molto, vero?
Gastone: avevano quel commerciante che si fidava un po’ più un po’ meno. Mi ricordo che a casa mia lì al ristorante, c’era il mio babbo, mio zio Primo, c’erano quelli di Pavullo venuti lì a mangiare poi per comprare, dicevano fra loro”eh i contadini sono furbi, se gli dai retta a loro vedi…” allora salta su mio zio, a lui piaceva più dire la verità: “sì, se i contadini danno retta a uno di noi…” come dire, è più facile che la diciamo noi una bugia.
A Pavullo, chi erano i più grossi commercianti?
Domenico: Verdi.
Gastone: nella zona di Roncoscaglia c’era Barattini, c’era Fogli.
Quando arrivò la bruna alpina dove si andò a comperarla?
Gastone: le prime le andarono a comprare in Valtellina, penso che avessero un contributo, perché magari andavano sù le pagavano care, poi con questo contributo riuscivano a fare abbastanza bene; però la bruna alpina non è che sia risultata un granché. Come da carne sì, come da latte non era un granchè, era una bestia forte.
Le migliori quindi secondo voi da latte quali sono?
Gastone: le migliori sono le olandesi però è più delicata.  Adesso poi le bestie non fanno più regola, perché anche negli stalloni quanto gli dura una bestia, 6-7 anni?  Una volta andava avanti 15-20 anni. Adesso sono troppo sfruttate, non riescono mica ad arrivare a quell’età lì. Anche quel latte che fanno, a forza di dargli dei mangimi, dei troiai bisogna dire, perché se i caseifici invece di pagare un tanto al litro pagassero a resa, vuoi scommettere che gliene darebbero meno della farina alle bestie e starebbero meglio? Dopo, più farina gli danno più sono soggette a mastiti, tutte quelle cose lì… ma adesso bisogna marciare in quel modo là.
Quando si pagava la mucca, al momento dell’acquisto?
Gastone: io ho sentito dire da mio nonno che quando conoscevano aspettavano anche quindici giorni per avere i soldi, se non conoscevano volevano essere pagati subito. So che mio nonno rimaneva poi d’accordo con quelli là: “guarda se io tra quindici giorni non posso venire a Piandelagotti – perché d’inverno veniva a volte un metro di neve – te va lì – da uno che aveva l’albergo, era uno anche da soldi – che lui sa già come fare”, gli dava i soldi quello là e dopo quando i nostri andavano là naturalmente glieli davano.
Insomma, era un vero e proprio garante?
Gastone: sì, ma i nostri quando giravano gli davano un certa fiducia, però girava così perché anche il contadino aveva bisogno di soldi, non aveva mica tanto bisogno di aspettare. I nostri avevano sempre la stalla piena, le mettevano strette che non ci stavano.
Fino a quante mucche si tenevano?
Gastone: dipendeva dalla stalla, qui voialtri 10-12, noialtri anche meno; allora se non venivano ‘sti mercanti - perché a volte tirava bene, a volte tirava peggio - allora se non riuscivano a vendere era un pensiero. Come ne vendevano due ripartivano, ne comperavano quattro… era sempre una guerra così… quanti brontolii anche le donne: “stiamo così”… eh no, partivano, eh niente da fare…
Quando avete smesso voi?
Gastone: lui ha continuato fino a qualche anno fa, invece io col mio babbo abbiamo sempre avuto le bestie ma poi io ho cambiato. Mi interessavo di legna, di altre cose, poi ho avuto un ristorante. Mio fratello, per esempio, le bestie le ha anche adesso, le tiene più per passione che per tutto il resto ma le tiene. A quel tempo erano quasi tutti contadini, dei padroni ce n’era ma erano tanti contadini, allora naturalmente passava male la faccenda perché un contadino qui che deve andare a spartire col padrone, non è che tornasse tanto bene. Invece nella zona di Pavullo era già diversa, questi contadini ci stavano poco, erano pochi quelli che ci stavano anni e anni, allora quando il contadino andava via chiamavano questi commercianti: allora uno andava per il padrone a stimare le bestie e uno andava per il contadino, non so per esempio se il contadino era entrato e c’erano otto bestie, dopo di solito cercava di migliorare e magari quando andava via ce n’erano dieci.  Allora bisognava fare questa stima; quello che stimava per il padrone tentava di stimare basso, se ce n’erano due in più al contadino gli dava meno, quello che stimava per il contadino stimava alto. Io ho sentito raccontare che una volta mio nonno andò a stimare le bestie a casa Gimorri che c’era il contadino Tognarini, le case Gimorri c’era la famiglia Gimorri e il famoso poeta Adriano Gimorri che poi è andato ad abitare a Genova e avevano tre-quattro poderi. Per il padrone c’era Tognarelli, Pelegro per il contadino mio nonno, ma mio nonno a Pelegro gli dava 10 a zero, allora mio nonno stimò le bestie alte e c’era un bel po’ di differenza tra l’una e l’altra. Allora il padrone doveva pagare questi soldi in più, allora Adriano Gimorri gli disse: “ma voi Battista avete stimato le bestie troppo alte, non si fa così” e mio nonno: “non c’è problema, le prendo io”, perché quello che stimava doveva prenderle, se stimava alto doveva prenderle, se non le prendeva il padrone, “sa cosa deve fare professore… mi deve insegnare a dire delle poesie, ma intorno delle bestie no”.
Quando voi andavate in un podere dove c’era il mezzadro chi è che vendeva, il padrone o il mezzadro?
Gastone: vendeva il mezzadro, però tante volte doveva riservarsi di sentire il padrone, era difficile che un padrone autorizzasse a vendere il mezzadro senza neanche sentirlo… era poi anche giusto.
Gli animali erano del padrone?
Gastone: gli animali erano quasi tutti del padrone, magari il mezzadro quando andava là era un povero diavolo e non aveva niente, se dopo quando veniva via c’erano 10 bestie anziché 8 che c’erano all’inizio, una era del padrone e una era del contadino.