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20/07/2006

Mulino


Documento senza titolo

Recovato, Frazione di Castelfranco Emilia
Ezio Malaguti
e la moglie Alma Leonardi
Mugnaio e mondina  

PARTE 1

Lei signor Ezio ha fatto tanti anni un mestiere importante, ha fatto il mugnaio?
Ezio: ho fatto il lavoro di mio nonno, il lavoro che faceva mio papà, e ho continuato io fino a vent’anni fa a fare il mugnaio.
 Quando è nato?
Alma: il primo di dicembre del ’21.
 Cosa si macinava al mulino?
Ezio: si macinava il frumento che faceva il contadino con le macine, e poi anche il granoturco, sempre con le macine in sasso, e si faceva per farina.
 Si ricorda le varietà di frumento?
Ezio: c’era il frumento mentana che era il migliore per fare la pasta, il damiano chiesa che era un granellino più piccolino ma di frumento ne veniva di più, facevano 6-7 quintali di fior di frumento, adesso ne fanno tante di più.
 Il mais invece?
Ezio: veniva in fila, faceva la pannocchia, poi la pannocchia veniva sgranata e si portava al mulino.
 E una volta al mulino?
Ezio: andava sù, nella tramoggia, e poi nella macina che andava a 110-120 giri al minuto.
 Si trovava del frumentone che era buono a fare la polenta.
 Come si chiamava questo frumentone?
Alma: lo chiamavano otto fila, quello era il granone più buono.
 Ezio: più pregiato.
 Alma: e lo facevano a Nonantola e in Partecipanza perché in Partecipanza Don Anselmo aveva regalato queste piccole terre, quell’altro mulino là si chiamava mulino Redù e venivano tutti quelli della Partecipanza a macinare, allora si avevano i clienti… si cercava di tenere il cliente e si viveva così.
 Oltre al mais e al grano cosa si macinava?
Alma: l’orzo da dare ai maiali.
 Ezio: la fava, si macinava anche il panello di lino, quel panello veniva pressato, facevano le forme poi si macinava.
 Alma: anche una parte di carruba si macinava dopo la guerra… ma allora si macinava solo grano e roba per i maiali perché i cammarant avevano il loro maiale e allora venivano e i devan da magner...
d’inverno ammazzavano tutti i maiali qui da noi.
 Nel corso degli anni ci sono stati cambiamenti nel suo mulino?
Ezio: il mulino a macina lo ho adoperato fino a qua, poi quando ho visto che le macine non riuscivano a fare la farina, molta farina con tanta energia, allora ho messo sù il cilindro, tre macchine in fila che invece di fare tre quintali ne facevano sei, sette quintali l’ora.
 Come varia il funzionamento tra le macine e i cilindri?
Ezio: il funzionamento è che una è di sfregatura, la macina, una è ferma e quell’altra gira, mentre i cilindri sono due o quattro, come uno vuole, lo rompe poi va nel setaccio. Quello che è già rotto va nel sacco e quello che non è abbastanza farina andava in un’altra macchina; allora faceva tre passaggi, uno due e tre poi andava tutto nel sacco.
 Le macine erano diverse per varie farine?
Alma: sì, c’erano quelle del grano, del granone, del mais insomma.
 Ezio: una qualità di rulli lavorati per macinare il grano duro e per macinare il frumento. Sono rulli diversi, più sottili, che dovevano fare la crusca.
 C’erano quindi solo questi due tipi di macine?
Ezio: nelle macine si poteva anche macinare dell’orzo, mentre il frumento andava solo in quella parte lì e basta.
 Chi vi portava il grano?
Ezio: il contadino.
 Alma: e quelli della Partecipanza che hanno avuto quel pochino di terra, Vaccari, Ansaloni, sono tutti nomi che partecipavano alla Partecipanza che aveva lasciato don Anselmo… andavano anche a prendere sù le spighe che erano cadute perché allora c’era un po’ di miseria.
 Il contadino teneva una parte di grano in casa? una parte la davano a voi?
Alma: quando erano senza farina chiamavano il mugnaio, il mugnaio aveva il cavallo e andava a prendere le somme, dopo le macinava poi dopo le riportava.
 C’era una parte destinata allo Stato?
Alma: durante la guerra c’era la tessera, allora c’era uno che stava attento che andasse tutto in regola per macinare.
 Ezio: ma io non ero a casa perché ero soldato.
 Quindi c’era suo papà che mandava avanti il mulino?
Ezio: sì.
 Quindi durante la guerra c’erano dei limiti?
Ezio: a una persona davano due quintali di frumento in un anno e doveva farcela con quei due quintali di farina lì, allora loro mangiavano fagioli, avevano un po’ granoturco.
 Alma: c’era anche la pila del riso nel mulino, c’era chi faceva anche l’olio… al tempo di guerra facevano olio che era colore del petrolio.
 Da dove lo ricavavano quell’olio?
Alma: nel coso dell’uva quel gramusten, poi facevano anche le panadelle che si potevano bruciare nelle stufe.
 E il riso che dicevate prima?
Alma: il riso c’erano dei cosi, che avevano del cotone per non romperlo il riso, ma qui avevamo le risaie a San Giovanni, lì a Sant’Agata.
 Quando è avvenuto il passaggio dalla pietra all’acciaio?
Alma: sarà stato nel ’55, mi sono sposata nel ’50, li hanno messi sù di quegli anni lì.
 Oltre alle macine cosa altro c’era nel mulino?
Ezio: c’era il frangitutto, quello lì macinava tutto, anche il sasso, c’era un contadino poco distante di qua, quel signore perché “non dir mai al vicino quanto rende l’orto al mulino”. Allora il mugnaio non ha mai scopato fuori, scopava sempre dentro, lui diceva “io non vado mai al mulino da Malaguti perché non macina nel granoturco anche i sassi che vanno”. Si chiamava Lolli.
Alma: Lolli, poveretto, è già morto ormai, ormai non lo dice più, aveva un po’ di invidia ma non è che desse danno…
Altri attrezzi che si usavano nel mulino?
Alma: la fariniera, c’era il buratto, prima c’era anche la crusca nel grano ma dopo hanno messo sù un buratto che setacciava, mentre prima setacciavano la farina per fare il pane tutti a casa con i setacci.
 In dialetto come si chiamava?
Alma: sdàz… dopo hanno messo sù il buratto e sorbole, non si faceva più quella polvere perché a setacciarlo in casa veniva tutta la polvere, anche noi con le macine veniva molta polvere. Invece dopo con i cilindri eravamo a posto…