25/08/2006
Biodiversità
Casa Mazzone, Frazione di Sestola
Renzo Bianchi
Mugnaio
Mulino
PARTE 2
Prima abbiamo parlato di grano, lei ricorda che tipi di
grano c’erano una volta?
Renzo: una volta c’era il mentana, il marzuolo. Si chiamava
così perché veniva seminato in primavera, si faceva in alta montagna,
era un grano piccolino.
Questi grani come erano da macinare?
Renzo: ogni qualità di grano c’era la sua differenza. Per esempio
questo qua, il bolero, ci viene la crusca bella grande, il grano duro non ci
viene crusca, il marzuolo è un grano piccolino, ci viene anche lì una
crusca abbastanza bella. A San Michele c’è ancora una famiglia che
viene qui a macinare e hanno ancora un po’ di quel grano lì. Il
mentana invece è '75n grano rosso che faceva la farina bianca, a guardarlo
prima di macinare si direbbe che la farina sia più scura invece la farina,
il pane e le crescentine vengono bianche.
Altri tipi di grano che venivano qua una volta?
Renzo: c’era anche il mieti, era semiduro anche quello, piccolino
di altezza, ecco adesso perché molto spesso seminano il grano duro perché diventa
poco alto, poca paglia, non si sdraia.
Ci fa vedere allora Renzo come si fa a macinare?
Renzo: prima bisogna pulire il grano, va via tutto lo sporco, qua si fa tutto
come un tempo, perché un tempo si prendeva un po’ di farina per
paga.
Come era per esempio il rapporto?
Renzo: un tempo si prendeva il 5%, per macinare, per un quintale di grano si
prendeva 5 chili di farina, la paga era quella lì, adesso ancora meno.
Con la mondadura, in dialetto, lo svecciatoio, quello che pulisce e
fa sette qualità di roba, si mette giù il grano e fa dei passaggi.
Qui c’è la prima, la seconda e la terza, ma nella prima c’è solo
il vero chicco di grano che sarebbe quello da seminare. Adesso apro una saracinesca
e si mette in movimento l’acqua, qui sto regolando la densità della
farina, alzo oppure abbassa la macina.
Volevo chiederle qualcosa sui cereali che si macinavano una
volta.
Lei ci ha parlato del grano, del frumento però c’erano
altri cereali che si macinavano?
Renzo: la segale, l’orzo solo per i conigli e per le bestie, l’avena,
c’era poi la scandala, come una specie di orzo, sempre per il
bestiame. Qua quando la gente seccava le castagne faceva due reparti e poi ci
metteva anche la ghianda a seccare, la macinava e usciva una farina scura per
dare da mangiare ai maiali. Le ghiande una volta seccate nel metato venivano
pulite come si fa per le castagne.
Lei ci ha detto che macina anche il farro, anche una volta?
Renzo: no, il farro non si usava, poi in Toscana hanno iniziato a seminare questo
farro e qualche d’uno tenta di seminarlo anche qui, come i Marchetti che
fanno un pane speciale.
Il fiume che abbiamo alle spalle qual è?
Renzo: questo è lo Scoltenna. Abbiamo due derivazioni d’acqua, due
concessioni; quello dello Scoltenna e del Rio Vesale.
Una volta mulini lungo lo Scoltenna ce n’erano?
Renzo: da qua a Strettara ce n’erano 12. E lavoravano tutti. Allora c’era
una cosa che la gente non comperava, la farina o il fiore, mangiavano quello
che producevano loro.
Alla fine questo mulino che è stato costruito nel ‘600
o forse anche prima lei l’ha recuperato, l’ha messo a norma.
Renzo: sì, perché di questi tempi se non è messo
a norma non lasciano macinare.
Una volta il gran lavoro del mugnaio, quando non c’erano
le macchine, era quello di incanalare l’acqua, come era?
Renzo: un disastro, allora bisognava andare scalzi a fare la rosta per fare entrare
l’acqua e far funzionare il mulino.
Cosa si faceva esattamente?
Renzo: bisognava mettere tutti dei sacchi in fila per fare come un muro per deviare
l’acqua.
Giù per di li c’e la paratoia dove si devia il canale quando
non va più nel mulino. A tutti hanno dato incentivi: il Comune, la Comunità Montana,
qui non ci hanno mai dato una lira. Anzi l’altro giorno ho mandato un operaio
a pulire la sponda per andarci a piedi, sono arrivate le guardie perché è stata
fatta una segnalazione che noi facciamo dei lavori, e gli ho detto: “dovrebbe
essere premiato uno che pulisce”.