26/09/2006
Cucina
Modena
Lorenza Grossi
con la mamma Anna Tozzi
Rezdore
Salse modenesi
PARTE 4
Era un lavoro di grande pazienza, uno pensa che il lavoro sia solo questo
di tagliare e di cuocere ma anche il discorso di mettere dentro i vasetti e
di far fare il bagnomaria è un lavoro molto lungo poi se uno faceva
delle produzioni grandi non poteva metteva certo mettere un tegamino sul fuoco,
mettevano nei cortili questi pentoloni di rame, i cosiddetti fogoni.
Anna: la tradizione di quando si faceva il pomodoro…
Lorenza: io ho visto che era una cosa che a me da bambina piaceva moltissimo
quando si faceva queste cose in genere ci si aiutava molto, tutte le donne della
famiglia, tutte le vicine perché erano lavori che se venivano fatti in
grosse quantità erano lavori molto impegnativi e preparevano dei quintali
di pomodoro.
Si univano anche le materie prime oltre alle forze?
Lorenza: io ho visto in alcune famiglie portare tutto al centro di raccolta e
lì le donne si mettevano tutte in quattro, cinque, sei quelle che erano
a pelare, tagliare, cuocere; dopo tutto si passava nel passaverdura e poi invasata,
c’era uno spirito di collaborazione molto forte, noi da bambine aiutavamo
la contadina che faceva per noi queste cose e ci divertivamo… noi in realtà giocavamo
con i pentolini ma era molto più divertente usare le pentole vere. Dunque
qui ho messo due qualità di peperoni rosso e giallo, cipolla, carota e
ci metto appena appena un po’ di sedano, la parte chiara, perché questa
salsa deve rimanere chiara come colore finale. Metto poco sedano perché è una
verdura molto aromatica, molto forte, deve servire solo per completare i sapori.
Vado un po’ a occhio ma guardo il colore finale delle verdure.
Tutte queste ricette di sua nonna sono state raccolte in un
qualche modo? Sua nonna aveva un ricettario?
Lorenza: mia nonna aveva questo quadernino che mi ha regalato quando io ero già sposata,
si può dire che quasi fosse un po’ gelosa di privarsi di questa
cosa, mia nonna non è che desse con facilità le ricette, vero mamma?
Era abbastanza gelosa dei suoi segreti, è un quadernino tutto scritto
a mano.
Una bellissima calligrafia.
Lorenza: eh si perché faceva parte di una delle cose
che una donna doveva saper fare era scrivere perfettamente, e ci sono raccolte
per esempio qua ci spiega come si mettevano via le visciole, una qualità di
frutta rossa ormai rarissima da trovare e dice 1 chilo di visciole, 3 hg di zucchero
e un etto di alcool e si mettevano via così.
Anna: faceva anche i liquori mia suocera… il nocino.
Lorenza: oppure le amarene al sole, altra ricetta che le nostre nonne facevano:
un chilo di amarene, tre etti di zucchero, 40 giorni di sole, mettevano le amarene
snocciolate e spicciolate dentro i vasi, ci aggiungevano lo zucchero e poi mettevano
i vasi al sole. Qui c’è un liquore di caffè, qui c’è un
altro liquore di caffè con scritto Camilla tra parentesi quindi vuol dire
che la signora che gliela ha data si chiamava Camilla.
Quindi c’è anche una ricostruzione delle persone.
Lorenza: gelosamente conservate perché se c’è scritto
dolce signora Tiozzo ci scrivo dolce signora Tiozzo.
Quindi anche il nome della ricetta diventa il nome della persona
che l’ha trasmessa.
Lorenza: che l’ha trasmessa perché magari la stessa
torta da noi esiste fatta in tanti modi se però a te è piaciuta
quella, è quella che vuoi tramandare, che vuoi continuare a fare. Qui
per esempio c’è la ricetta della mostarda cremonese e dice come
si fa tutta la mostarda, questa è fatta con le mele, pere, mele cotogne
dice frutta a piacimento, ci si aggiunge anche l’arancio; c’è la
ricetta del cedro candito, la marmellata di castagne, il liquore di mandarino,
lo sciroppo di tamarindo. Per esempio questo sciroppo si serviva molto nelle
famiglie specialmente d’estate quando c’era caldo diluito con l’acqua
fresca per dissetare, io me lo ricordo perché la nonna ce lo dava; sciroppo
di limone; liquore di the.
Anna: una volta le donne non andavano a lavorare, allora avevano più tempo.
Lorenza: qui addirittura c’è una cosa curiosa che è la
Marenata: è fatta con le foglie, anziché utilizzare il frutto venivano
raccolte le foglie della pianta della amarena e si lasciavano in infusione per
48 ore in un litro di vino molto dolce, si fa bollire per 5 minuti e quando è freddo
si cola con una garza, al liquido si aggiunge un mezzo chilo di zucchero, 20
gr di acido tartarico e si fa bollire per altri 10 minuti, dopo di che si mette
nelle bottiglie e si usa come uno sciroppo che va diluito con l’acqua.
La cosa curiosa è che diventa rosso dalla foglia verde come se fosse stato
fatto con il frutto e non con la foglia. Tutte queste cose venivano fatte non
sempre, non è che le facesse rigorosamente tutti gli anni però quando
aveva voglia, aveva tempo le faceva.
Quanti anni avrà questo quaderno?
Lorenza: secondo me questo quaderno avrà cinquant’anni. Una cosa
curiosa è che in questo ricettario non esistono solo ricette di cose da
mangiare ma per esempio c’è il Sidol che era per esempio un preparato
per pulire l’ottone, adesso si compera ma una volta si faceva in casa;
oppure il sapone, c’è la ricetta del sapone perché una volta
lo facevano loro; oppure per conservare le uova 9 chili di acqua, io mi ricordo
ancora le uova d’estate ce n’erano tantissime d’inverno no,
le galline non facevano una volta le uova d’inverno allora quando c’era
questa esuberanza di riproduzione estiva una parte veniva consumata fresca e
una parte veniva messa in calce, io mi ricordo, ho ancora i vasi della famiglia
di mia suocera dove venivano messe le uova in calce, molte famiglie utilizzavano
le damigiane; esistevano delle damigiane con una bocca larga dove venivano sistemate
le uova tutte a strati e poi sopra veniva versata questa preparazione che era
fatta con 9 litri di acqua, tre etti di calce e un pugno di sale da cucina e
si conservavano per tutto l’inverno salvo che bisogna sempre aprire le
uova in una ciotola a parte per verificare che non fossero andate a male. E questo è quello
che la nonna mi ha lasciato.
Oltre alle cose di cucina anche cose di casa?
Lorenza: erano cose che le donne di casa dovevano saper fare, tramandavano gelosamente
perché magari questa preparazione del sidol puliva meglio l’ottone
di un’altra, allora era importante scriverla perché non andasse
perduta.
Questo quaderno un giorno lei lo lascerà a qualcuno?
Lorenza: sì, non ho figlie femmine, ho due maschi però penso che
glielo lascerò comunque poi se ne faranno qualche uso non lo so, i miei
figli sono abbastanza appassionati di cucina.
Anna: tuo figlio dice sempre che vuole fare il cuoco.
Lorenza: uno dice che farà il cuoco da grande, adesso è un
po’ presto per capire se lo farà oppure no, comunque penso che sia
giusto che questa cosa non si perda, ho delle nipoti femmine, mi farebbe piacere
regalarlo anche a loro.
Come andiamo là?
Anna: io direi di mettere lo zucchero.
Lorenza: pronti.