11/09/2006
Pastorizia
Pievepelago
Ennio Ferrari
Pastore
Pecora cornella e altre razze
La transumanza
Cagliata, formaggio da pastura e ricotta
Erbazzone e polpette di ricotta fritte
PARTE 2
Quindi lei riesce ad avere il latte con tante pecore un po’ tutto
l’anno?
Ennio: tutto l’anno, adesso per esempio ce n’è poco ma comunque
tutto l’anno, più o meno ne partorisce tutto l’anno quindi
ho il latte tutto l’anno.
Quindi anche ricotta?
Ennio: sì, qui ne va via poco specialmente a giugno e luglio che ce n’è tanta,
volevo provare a salarla ma non l’ho mai fatto, dicono che si mantiene
bene.
Chi le ha insegnato?
Ennio: mah, insegnato… le ho detto: è da quando avevo 5 anni che
tengo dietro alle pecore, se non ho imparato adesso non imparo più, qui
dai miei zii.
Facevano sempre dei formaggetti così o delle forme anche
più grandi?
Ennio: un po’ più grandi ma non tanto.
Poi lo vendete stagionato, semistagionato?
Ennio: fresco, a seconda dei gusti.
Non condito, solo sale e basta.
Ennio: qualche d’uno lo facciamo col peperoncino o col pepe, ma poca roba.
Abbiamo un pecorino a pasta compatta.
Ennio: delle volte quando è caldo si gonfia un po’, allora qua qualche
buchino dentro…
Ce n’erano tanti di pastori una volta da queste parti, quanti
ce n’erano?
Ennio: tanti tanti.
E tutti facevate lo stesso tipo di formaggio?
Ennio: sì, un po’ più grosse 2 chili, qualche d’uno
2 chili e mezzo.
Da pecore cornelle oppure…?
Ennio: dalle cornelle oppure qualcuna anche di quelle bianche, delle massesi
ma poche qui, in Garfagnana più che altro, c’erano quelli che compravano
in Toscana, di veri mazzesi comunque poche perché qui e in Val Padana
non resiste troppo bene.
Un tempo in transumanza andavano forse più verso la
Maremma?
Ennio: no, in Maremma ci sono andati tutti in tempo di guerra; due o tre che
li conosco sono in Toscana ma adesso non fanno neanche più la transumanza,
stan giù, questi sono di Piandelagotti; se no gli altri tutti tra Ferrara,
Mirandola, Verona.
Com’è che è stato abbandonato il mestiere
del pastore?
Ennio: è un brutto mestiere poi non si prende più niente, è un
mestiere di sacrificio, è una passione.
Che differenza c’è tra questo pecorino e il pecorino
sardo?
Ennio: il pecorino sardo se è fatto in Sardegna è tutta un’altra
roba, solo l’erba, solo il pascolo, solo il clima. Invece se è fatto
in Italia non c’è mica una gran differenza se è fatto nel
caseificio… a parte che la pecora sarda fa tanto latte ma rende meno,
nel caseificio il latte viene pastorizzato, è un altro gusto.
Qui fate tutto latte crudo?
Ennio: sì, tutto latte crudo.
A che temperatura lo porta?
Ennio: sui ’35 gradi per mettere il caglio, 30, 35, massimo 40 gradi però 40
gradi è già un po’ troppo.
Questi altri quattro, cinque pastori lo fanno come lei il pecorino?
Ennio: sì, più o meno.
Conosce il formaggio che fanno gli altri pastori?
Ennio: sì, non di tutti.
Ha senso secondo lei fare un associazione per la valorizzazione
di questo tipo di formaggio?
Ennio: ne avevano parlato ancora, ma siamo tanto in pochi che non so…
Pochi senz’altro ma il tema è se il formaggio ha una
sua storia, delle sue caratteristiche è perché alla fine queste
pecore mangiano questa di erba… Poi d’inverno cosa le date?
Ennio: sono quasi sempre al pascolo.
Anche giù?
Ennio: sì, quasi sempre, un po’ magari le tengo dentro e gli do
mais, avena e spagna, magari zucche e carote se ne ho da scarto.
Qui mangiano solo l’erba?
Ennio: ah qui solo l’erba ma anche laggiù, quelle fuori generalmente
ne tengo dentro un po’ dell’agnello, del resto le altre mangiano
sempre fuori. Ho un amico toscano laggiù ad Argenta, allora lui ha il
pastorizzatore, lo lavora tipo caseificio, tutte forme grosse uguali, forme di
2 kg: il formaggio viene buono solo che sono un po’ troppo grosse.
Ci sono ancora dei vecchi qui che ci possono raccontare come
era un tempo?
Ennio: c’è il suo babbo.
So che qui di cornelle ce n’erano di diversi tipi…
Ennio: sì, di diversi tipi, c’era la cornella leggera, aveva poca
lana… c’era quella con le corna esagerate.
Con delle corna orizzontali?
Ennio: sì, con delle corna con un apertura di un metro, tenevano quelle
anche se non facevano latte, basta che avessero delle belle corna.
Cosa ci facevano con le corna?
Ennio: non lo so… c’erano dei certi tipi proprio maniaci, tenevano
delle pecore basta che avessero delle belle corna, delle corna di un metro anche,
scomode, gli davano poco da mangiare, allora non le caricavano perché se
no sono scomode da caricare sul camion, scomode da darci da mangiare.
Ce n’era anche un tipo con le corna a cervo, è possibile?
Ennio: no, io non le ho mai viste… il montone sì le ha un po’ arrotolate,
quelle delle pecore facevano le curve però erano pari.
L’occhiona c’era?
Ennio: l’occhialina sì, c’era anche quella.
Come era?
Ennio: ce n’ho qualche d’una ancora… hanno le macchie sugli
occhi e un po’ nelle orecchie ma non tutte macchiate.
Lei distingue, tiene separato il latte della cornella con quella
della garfagnina?
Ennio: io garfagnina non ne ho più, ho 5 cornelle.
Le altre cosa sono?
Ennio: incroci, meticce, incroci con la bergamasca, con la comigiana, tutti incroci
che ho fatto io.
Tutta roba da latte?
Ennio: latte e carne perché c’è delle pecore che sono un
quintale, 90 chili.
Io vedo che molti ristoranti anche a Modena hanno messo nel
menù anche l’agnello però quando uno va a chiedergli l’agnello
sono neozelandesi, irlandesi.
Uno si chiede come mai con tutta la tradizione che c’è qua
di pecore… Il problema con la carne è che bisogna preparare i tagli…
Ennio: anche qui c’è qualche ristorante, uno o due della zona, che
vendono tanta carne di agnello, c’è menù d’agnello.
Non ha provato a valorizzare gli agnelli lei?
Ennio: no.
E anche il formaggio non è venduto qui?
Ennio: ma un po’ sì, non è che se ne venda tanto qui in zona,
magari vengono anche da Maranello, da Modena quando sono in ferie o magari qualche
d’uno viene anche apposta, più che altro noi lo mandiamo via giù a
Ferrara.
Come quantità di latte tra la cornella e queste altre
che ha che differenza c’è come resa?
Ennio: le mie sono tutte da specie, penso che ci sia poca differenza, dalla cornella
non lo so, dalla mazzese alla sarda.
Dico le sue…
Ennio: penso che non è che dovrebbe cambiare di tanto.