22/08/2006
Rezdora
Villa Sorra – Castelfranco Emilia
Orianna Manfredini
Carmen Moretti
e Teresa Franchini
Volontarie della Festa dell’Unità
Preparazione dei maltagliati coi fagioli
Racconti di vita in campagna
PARTE 2
Volevo chiedervi una cosa, voi ci avete raccontato di questa vita
contadina dove ci si alzava presto, si lavorava tanto, si mangiava poco…
Carmen: …si lavorava più con le braccia una volta, adesso invece
lavorano più con la testa, è tutto un altro modo di lavorare perché hanno
i bimbi da portare a scuola e lo psicologo, il nuoto, tante cose che noi quelle
cose lì non le avevamo. Io ho avuto un figlio, il mio medico non mi ha
mai detto “porta tuo figlio al mare che ne ha bisogno”, adesso bisogna
andare al mare il giorno dopo.
Orianna: adesso hanno i pannolini, ti ho detto mio figlio come lo cambiavo?
Davanti al focolaio con i malgaron, di più il fumo che il caldo
quando lo slegavo questo bimbo che adesso - mi sono sposata anch’io del ’61 – ha
45 anni. Intanto lo legavamo come un salame tutto, avevamo una camera fredda,
aveva il ghiaccio nel naso e quando lo scoprivo poverino era bollente perché era
8, 10 ore legato lì e mia suocera mi accendeva il focolaio. Non con gli
stecchi, perché non ce n’erano o ce n’erano pochi, con i malgaron, con
un fumo… allora gli andava via il ghiaccio dal naso, perché scoppiava
il caldo… se tu racconti quelle cose lì ai nipoti non ci credono,
anche la mia figlia più giovane che è del ’69 dice “mamma
delle volte faccio fatica a crederti”.
Teresa: adesso non ci credono perché hanno un sistema di vita diverso… sorbole!
Si diceva una vita di sacrifici, però a fine giornata c’era
un momento dove magari ci si trovava, non so alla sera?
Carmen: i mariti andavano fuori da soli e noi andavamo a letto.
Non si andava mica a vag?
Orianna: sì.
Teresa: quando facevano al furminton.
Orianna: prima di noi.
Carmen: quando ero giovane io tutti quelli che abitavano lì, adesso
li chiamano gli inquilini – noi dicevamo i camarant - venivano
tutti nella stalla, chi filava, chi giocava a carte, tutti i bimbi che non avevano
una stufa venivano a scaldarsi nella nostra stalla, alla sera c’eravamo
in 20,25.
Orianna: il nostro bagno era la stalla, io il mio moroso… senti mò che
profumo gli davo… andavo con una bacinella nella stalla a lavarmi, poi
mettevo il reggipetto e le mutande sopra il culo delle mucche, poi ci scaldavamo
e poi mi mettevo quella roba lì… chissà come era pulita!
Carmen: beh insomma, puzzavano un po’ tutti una volta, uno non sentiva
quello dell’altro...
però eravamo anche più contenti di quei giovani d’adesso.
In quei momenti lì nella stalla c’era qualcuno
che raccontava le storie, qualcuno che suonava?
Orianna: c’erano i nonni che stavano lì con i nipotini.
Carmen: c’era poco da raccontare perché c’era solo della
miseria.
Una volta se c’era qualche ragazzo che interessava di
più magari ci si metteva in un angolo?
Carmen: beh, bimba, non lo trovavi mica lì, andavi a ballare.
Orianna: andavi qualche volta a ballare… allora sai… in
bicicletta, dovevi arrivare a Sant’Anna o prendere la corriera che andavi
al palazzo dello sport... noi avevamo tre chilometri per arrivare a Gaggio poi
da Gaggio partiva un pulman che ti portava là… loro erano signori
che abitavano in centro, noi avevamo tre chilometri a venire a Gaggio in bicicletta
caricati in due magari, perché c’era una bicicletta… poi
da lì si andava a ballare, ma parlo degli anni ’56, ’58, avevo
già 18 anni insomma.
Prima in campagna non si facevano delle feste, sull’aia?
Orianna: sì.
Carmen: erano le feste di cellula, del partito, noi avevamo una cantina
grandissima nel dopo guerra, venivano i Fornacia… venivano tutti, si ballava,
c’era una fisarmonica.
Orianna: era come la nostra festa dell’unità adesso, questa è grande,
là era nel piccolo e quando sgranavamo il frumentone, le pannocchie, allora
si faceva una bella chiacchierata, magari si mangiava un pezzettino di pane,
una fetta di salame se c’era qualche contadino fortunato, si sgranava il
frumentone perché poi con le foglie del frumentone si faceva i materassi,
i materassi da dormire, io ci ho dormito su.
Carmen: perché c’era quello lì poi dopo c’era
il materasso di penna.
Orianna: io ho dormito sul materasso di frumentone poi dopo piano piano
abbiamo migliorato e siamo andati sul materasso di penna perché avevamo
le galline… tenevamo la penna.
Ancora però vi è rimasto l’entusiasmo di
fare queste feste?
Orianna: adesso si fa perché i giovani non fanno più niente, quando è finita
la nostra generazione di queste feste non se ne fa più eh... faranno le
feste a self-service… non c’è nessuno che si prende la responsabilità,
perché noi siamo qui dal mattino alle 8 fino all’1 dopo la notte,
per quindici giorni poi dopo andiamo alla Fattoria dove facciamo tutte le feste.
Quindi in un anno quanto siete impegnate?
Orianna: una trentina di volte all’anno, sicuro.
Carmen: abbiamo cominciato l’11 fino al 28 qua, poi il 31 abbiamo
una festa alla fattoria poi dopo comincia la festa dell’agricoltura, la
festa dell’ultimo dell’anno, poi l’8 marzo, carnevale, la festa
dei bimbi della scuola…
Orianna: voi dovete venire quando ci sono i bimbi della scuola col centro estivo.
Voi siete volontarie della festa dell’unità già da
50 anni, ma quando eravate più giovani e avevate una famiglia, un lavoro…
Carmen: beh un lavoro, noi andavamo poi in campagna, era diverso, non è come
adesso perché la festa dell’unità una volta era quei tre
giorni al massimo, fine settimana: venerdì sabato e domenica, allora una
volta non ci guardavano se perdevi tempo per andare a lavorare alla festa dell’unità.
Orianna: poi una volta c’era come quella mia vecchia zia zitella
che badava a tutti i bambini...
noi andavamo a lavorare, però a casa c’era chi ci badava ai
bambini, andavamo a zappare, a fare le robe in campagna, quindi non c’era
bisogno di cinque spose che stessero tutte e cinque a casa… stava alla
zia badare a tutti.
In tutti questi anni che siete a questa festa sono cambiati
i gusti a tavola? Il vostro menù è rimasto lo stesso?
Orianna: bisogna adeguarci ai tempi eh… allora pasta e fagioli era quasi
tutti i giorni perché è una minestra povera, adesso è una
minestra dei signori perché adesso se vai a mangiare un piatto di pasta
e fagioli da qualche altra parte ti prendono un sacco di soldi e non la sanno
fare perché usano i fagioli in scatola. Invece io l’ho fatta come
si faceva una volta.
Anche alla festa dell’unità si mangiano sempre
le stesse cose?
Orianna: no.
Carmen: una volta facevano il fegato fritto.
Orianna: la salsiccia, l’umido.
Carmen: le costine in umido, adesso quelle cose lì non si fanno
più…
E di primi cosa si faceva?
Orianna: maccheroni e spaghetti.
Carmen: tortellini sempre.
Orianna: è tradizionale… il tortellino è il nostro
di Castelfranco, il tortellino è di Castelfranco, quelli di Bologna se
lo pretendono loro ma non è vero, il tortellino è nato da noi,
dalle nostre mamme, dalle nostre nonne e dalle nostre zie.
Riprese tra i fornelli
Orianna: una volta queste erano le braciole del maiale che si uccideva in
casa e si facevano solo alla griglia o sul fuoco nelle braci, adesso invece
siamo moderni e mettiamo i funghi porcini… hai capito, sono buone e
gustose.
Quindi vi siete un po’ adattati ai gusti e alle richieste
dei clienti?
Orianna: ai gusti, al tempo, al cliente perché vuole sempre delle cose
nuove.