11/09/2006
Agricoltura
Boccassuolo, Frazione di Palagano
Domenico Bertogli
Agricoltore
Agricoltura, emigrazione, commercio.
La guerra e la Resistenza
PARTE 3
Sua moglie è di qua?
Domenico: no, è di Pavullo ma stavano poi a Selva quando ci siamo conosciuti,
dove c’era lo zio don Virgilio.
Che cucina le fa sua moglie?
Domenico: ah come una volta, noi adoperiamo anche parecchio burro, andiamo qui
a Savoniero che c’è il caseifi- cio e lo vendono anche ai privati. Fa
il ragù come si faceva una volta con la carne, mia moglie per fare da
mangiare è brava. Loro sono sempre stati bene, erano contadini dei Baisi
a Selva, i grossi terrieri della zona, erano in dieci fratelli e sorelle e lei
era la maggiore, ha avuto dei bravi genitori.
Erano a mezzadria?
Domenico: a mezzadria… allora erano tutti a mezzadria, sono stati bravi
genitori, li hanno sempre tenuti bene, vestiti bene… bisogna dire anche
queste sono cose di una volta. Andai a militare anch’io che ero ancora
a Selva, poi il babbo e la mamma erano a Firenze, il fratello lo stesso, allora
anch’io per trovare un lavoro andai là… è andata bene
lì.
Qui facevano solo i contadini?
Domenico: c’erano anche degli artigiani, c’erano diversi falegnami
che adesso non ce n’è neanche uno, c’erano i fabbri, c’erano
quelli che preparavano i sassi per le case, allora il lavoro c’era perché si
faceva con tutta la roba del posto.
E le miniere qua attorno erano importanti?
Domenico: sì, ma le hanno lavorate nel 1840. C’erano gli
austriaci, i tedeschi, poi c’era anche la fonderia che era qui vicino al
fiume Dragone.
Cosa ricavavano?
Domenico: solo ferro, allora si chiamavano tutti tedeschi, gli austriaci, i germanici…
Durante la guerra era qua?
Domenico: eh no durante la guerra ero a Selva i primi anni, la guerra cominciò nel ’39,
io andai via i primi del ’41 a militare, ho fatto tre anni anch’io,
io il fronte non l’ho fatto grazie a Dio, andai a Catania che non sapevo
neanche dov’era… per modo di dire. La mia fortuna fu che andai attendente
dal comandante di reggimento perché lui cercava uno che si adattasse anche
in casa, e io mi adattavo abbastanza, ero stato con lo zio don Virgilio, sapevo
anche fare un po’ da mangiare a quella maniera.
Cosa gli faceva?
Domenico: facevo il mangiare locale che si faceva noi. In Toscana dicono
la minestra di pane, noi diciamo minestrone, roba con la verdura, eccetera. Pasta
asciutta, in Toscana dicono pasta con sugo; fu la mia fortuna quella lì,
poi mi ha sempre tenuto con sé. Dalla Sicilia si venne a Salerno,
che bella città era Salerno, pulita anche a quei tempi, non tanto grande
ma una bella cittadina eh …sono stato quasi un anno anche lì… ho
fatto tre anni; poi si venne a Roma perché lui aveva la famiglia a Roma,
lui cercò sempre di allontanare il fronte sicché io ho seguito
lui ed è andata bene.
Dopo è venuto a casa?
Domenico: quello che non successe a Roma… ma io non ebbi tanta fretta
a venire via, fu la mia fortuna perché i primi otto giorni facevano proprio
la caccia al soldato eh… e andavano poi tutti a finire prigionieri in
Germana. Andai in una famiglia di Boccassuolo, mi dettero i vestiti borghesi
e ci lasciai quelli militari.
Ci sono ancora i figli che stanno a Roma.
Poi venne a casa a piedi da Roma?
Domenico: no, presi il treno io, mi fermai a Firenze poi ritornai dallo zio don
Virgilio, e incominciò la baraonda del partigianato… ah ci sono
stato anch’io, ma quello li era un ambiente che non era organizzato niente,
ognuno faceva per conto suo, cominciò un pochino quando Armando e tanti
altri fecero la Repubblica di Montefiorino. Ecco, allora cominciò un
po’ ad esserci un po’ dei comandi precisi… ma se no prima... facevano
a chi rubava di più nelle case... ma l’è vera eh… C’era
uno di Selva, adesso è morto anche lui ormai, è passà tanti
anni… Erano andati giù per Gombola, andarono nella casa di uno,
gli rubarono tutti i soldi poi lo picchiarono anche, aveva i figli prigionieri
in Germania, soldati dell’8 settembre. Allora questo partigiano conoscente
anche mio, finito la guerra tornò giù un pochino e andò a
casa di questo. Allora i suoi figli erano già tornati dalla Germania
e il babbo gli raccontò tutto. Allora presero questo, lo pestarono,
lo fecero nero, lo portarono in cima al precipizio e gli dissero “ti si
butta laggiù, ti si fa quello che hai fatto a nostro padre”... ma
son cose vere queste… allora si era dei ragazzi, si aveva poco più di
venti anni, poi siamo tornati nel paese natio che si sta tanto bene…
In che anni è tornato?
Domenico: ah l’è già un bel po’, ma poi non sto mica
sempre qui… l’anno scorso sono andato via dopo l’Epifania,
dopo viene la neve… che si sta a fare qui? si sta meglio a Firenze che
il clima è molto meglio. A noi non c’era rimasto nulla, solo
maceria.
A causa della frana?
Domenico: eh sì… adesso vi faccio vedere le foto… noi eravamo
a 400 metri più in su, la strada per andare in paese era pari e si venne
a finire qui con le macerie, col terreno… portò via delle borgate
intere…
Vigna non ne avevate?
Domenico: no, qui non veniva, un pochino più giù forse veniva,
più che altro si prendeva l’uva giù a Palagano, avevamo il
tino e si faceva da noi il vino. A Palagano viene l’uva, non una
grande uva, è un po’ brusco; bisogna andare verso Savoniero, Vitriola
fino a Montefiorino. Non c’era una famiglia che il capofamiglia non
fosse in Corsica, in Sardegna.
Questo da sempre, forse anche nei secoli passati?
Domenico: sì, ma questo risale anche nel 1830-40, allora poi tanti andavano
anche in Toscana a San Pellegrino in Alpi, la Garfagnana.