26/09/2006
Confetture/Salse
Modena
Lorenza Grossi
con la mamma Anna Tozzi
Rezdore
Salse modenesi
PARTE 1
Che cosa state preparando?
Lorenza: questa è la salsa verde, è un po’ diversa dalla
salsa verde più conosciuta qui a Modena che è a base di prezzemolo,
pan grattato. Questa viene preparata esclusivamente con delle verdure, non viene
aggiunto pan grattato, sono verdure dell’orto, peperoni, sedano, carote,
cipolla, prezzemolo.
Quindi state incominciando a fare a dadini i peperoni.
Lorenza: viene tutta sminuzzata a mano la verdura.
Peperoni di tutti i tipi?
Lorenza: sì, peperoni delle tre varietà poi verrà mescolata
la cipolla, al sedano, alla carota anche quella tagliata a dadini, verranno aggiunti
altri ingredienti e poi messo in cottura.
Mentre andate avanti a tagliuzzare facciamo due chiacchiere
con la mamma che so che non è modenese ma è toscana.
Anna: io sono nata a Montalcino in provincia di Siena.
È arrivata quando?
Anna: nel ’54 quando mi sono sposata.
Quindi è venuta a vivere a Modena un mondo un po’ diverso… cosa
l’ha colpita?
Anna: io sono entrata in una famiglia un po’ patriarcale, una famiglia
molto nota a Modena, c’era il nonno, la nonna, lo zio, tre figli, una famiglia
che quando si riuniva per le feste era abbastanza numerosa, poi sono nati i figli
e i nipoti e mi ha colpito proprio questo gusto del mangiare, questo gusto dello
stare in tavola, c’era anche una cuoca molto brava che aiutava mia suocera.
Lorenza: la famosa Concetta.
Era la cuoca di famiglia?
Anna: eh, si viveva con loro da quando aveva 6-7 anni.
Lorenza: arrivava dalla montagna vero?
Anna: era una donna fidatissima.
Quindi quella che cucinava normalmente era lei?
Anna: la Concetta cucinava per lo zio e la mamma, mia suocera cucinava a casa
sua però per le feste si riunivano, lo zio era scapolo allora faceva
gruppo con gli altri. In questa famiglia innanzitutto ho trovato un suocero molto
intelligente, molto in gamba, come debbo dire… un padre, uno zio altrettanto
valido in tutti i sensi e quindi mi sono trovata molto appoggiata, non ho sentito
il grande cambiamento perché la Toscana era un po’ lontana, non
c’era l’autostrada del sole, andare a Montalcino era un viaggio.
Ha dovuto imparare la cucina modenese?
Anna: no, a mio marito piaceva anche la mia cucina perché la cucina toscana è una
cucina meno ricca di grassi però è altrettanto buona quindi abbiamo
un po’ mescolato la mia ribollita toscana con i loro tortellini, piaceva.
Si collaborava in questa scelta di vivande. Mia suocera mi ha passato tutte le
sue ricette, ho imparato a fare tante cose e a conservare anche certe tradizioni,
certe usanze che a me piacciono molto anche adesso, casa mia è diventata
la casa grande, diciamo che ho sostituito, mi chiamavano la rezdora così mi
chiamava lo zio.
Quindi qualche tradizione modenese le è stata passata?
Anna: eh sì, sono stata eletta proprio la rezdora delle famiglia e quindi
anche adesso ci riuniamo spesso e siamo in tanti perché io ho sei figli,
poi miei cognati vengono molto volentieri, è una famiglia di una volta.
Lorenza: anche domenica saremo in una trentina.
La cucina modenese l’ha imparata da sua suocera, quali
erano i piatti forti di questa suocera?
Anna: mia suocera faceva dei tortellini… nemmeno Fini li fa così buoni,
io a Modena non li mangio più così buoni, anche quando vado al
ristorante sento la differenza e poi queste lasagne e poi bolliti e quindi tutte
queste salse che noi prepariamo adesso venivano servite in tavola anche allora.
Lorenza: il nonno aveva dell’ottimo aceto balsamico che faceva lui,
con una acetaia che aveva da suo padre e che ha continuato poi mio padre, tutte
queste salse sono sempre state condite con questo buonissimo aceto balsamico
che gli dà quel tocco in più che altrimenti non avrebbero.
Anna: quindi c’era molta collaborazione, quando si faceva i pranzi ci si
aiutava e allora imparava a fare anche tante cose.
Quale piatto toscano poi è diventato un piatto di famiglia,
diciamo accettato anche dai nonni perché poi c’è sempre un
certo conservatorismo?
Anna: delle mie ricette per esempio erano molto apprezzati i risotti perché io
ero molto brava a fare i risotti, il risotto quello con tutte le verdure, anche
quello è molto buono Cipriani lo chiama risotto primavera, io lo chiamo
risotto di casa mia, lo chiamo risotto alla contadina perché è fatto
con delle verdure proprio dell’orto; la ribollita che è un piatto
tradizionale toscano, piace molto anche la pappa al pomodoro, i miei nipoti me
la chiedono spesso. C’è stato un incrocio, una fusione di ricette
e tradizioni che secondo me è stata una cosa molto valida.
Allora i rifornimenti degli ingredienti in questa famiglia
da dove venivano?
Anna: molte verdure venivano dalla campagna dello zio che è a Castelvetro
quindi erano proprio verdure coltivate nell’orto, poi da Formigine e da
Sassuolo, insomma dalla campagna.
Invece la farina la compravano?
Anna: la farina la compravano, mi sembra, a casa mia invece c’era la farina
prodotta dalla campagna, l’olio lo producevamo noi, il vino anche perché la
terra in Toscana è una terra buona. Compravano polli, conigli venivano
dalla campagna... le uova.
Vivevano a Modena però avevano ancora della terra?
Anna: vivevamo a Modena però avevo la campagna e mi ricordo lo zio che
due volte alla settimana arrivava con tutti i cestini, il contadino che veniva
con quelli della frutta e della verdura… frutta e verdura non la compravamo
mai.
Si viveva in città ma si manteneva questo forte legame
con la campagna?
Anna: sì perché allora c’era proprio il mondo contadino,
le campagne non erano ancora state abbandonate. Mi ricordo ancora il mercato,
dove adesso ci sono quelle baracchine allora c’erano le carrioline che
arrivavano alla mattina alle 4, 4 e mezzo e ci svegliavano.
In piazza XX settembre?
Anna: sì.
Lì forse arrivavano i produttori, gli agricoltori?
Anna: no, i commercianti che poi facevano il banco e alla sera portavano via
e pulivano la piazza.
Quindi anche al mercato della frutta e della verdura erano
già commercianti o c’erano i contadini che venivano a vendere, si
ricorda?
Anna: io quello non riesco a dirglielo perché noi ci andavamo poco a comprare
al mercato.
Era altrettanto ricco come adesso, perché adesso ci
sono poi verdure anche da aree geografiche diverse?
Anna: no, adesso è irriconoscibile; allora si mangiava la frutta di stagione
e la verdura di stagione, non si poteva pensare in ottobre di mangiare i carciofi,
il carciofo si mangiava a primavera; ecco una cosa che io ho molto fatto apprezzare
ai miei suoceri sono i carciofi perché loro ne facevano un uso diverso
dal nostro, loro compravano molto le mammole invece io gli ho fatto assaggiare
il moretto toscano e il violetto che si mangia in pinzimonio e penso che abbiano
mangiato per la prima volta i carciofi in pinzimonio quando glieli ho fatti assaggiare
io. Mi ricordo che mio suocero, era simpaticissimo, la domenica ci invitava a
colazione, si stava giù da loro, noi abitavamo al piano di sopra e mio
suocero mi faceva trovare - loro bevevano il lambrusco - sempre il vino toscano
in tavola perché aveva capito che il lambrusco a me non piaceva un granché,
dovevo ancora farci la bocca e mi diceva “vedrai che poi ti piacerà” infatti
poi mi è piaciuto, io oggi bevo molto più volentieri il lambrusco
che produce Francesco che per me è molto buono. Mia nuora ha ripreso certe
tradizioni, Patrizia, i polli e le anatre in campagna, la frutta antica, quindi
certe tradizioni anche i miei figli le hanno assimilate.
Questo dipende dal fatto che sono stati educati?
Anna: è certo. Io sono nata e cresciuta in campagna per cui amo la campagna,
ho trovato una famiglia dove la campagna è importante quindi per me non è cambiato
molto quando sono venuta qua, perché io ero abituata a mangiare i conigli
allevati in casa, il pollo del pollaio, le galline che facevano le uova quindi
vai a prendere le uova nel pollaio, quindi trovare una famiglia con queste stesse
tradizioni per me è stato importante.
Si diceva le frutte antiche: un tempo sia nell’orto che
nei frutteti si avevano piante diverse, specie precoci quelle tardive per allungare
il periodo di disponibilità.
Lorenza: noi avevamo stagione completa di frutta tutta l’anno,
disponibilità di mele di varie qualità perché c’era
la mela lavina che si conservava molto bene, veniva stesa nei canici nei granai
e si mangiava tutto l’anno senza che diventasse tenera o che avesse un
cattivo sapore, poi c’era la mela campanina, poi c’erano le pere
di tante qualità… noi mangiavamo sempre frutta di stagione .. c’erano
i duroni di varie qualità.
Ovviamente si conservavano anche?
Anna: sì.
Si utilizzava sia la frutta che la verdura per fare delle conserve?
Lorenza: in campagna noi abbiamo sempre visto che la roba non si può buttare
via e si ingegnavano le donne per trovare la maniera migliore per tenere conservate
queste cose.
Conservavate la verdura come fagioli, fagiolini, piselli?
Lorenza: sì.
Lo faceva anche la nonna?
Lorenza: a parta le salse, il nonno era un appassionato raccoglitore di funghi
e lei metteva via sempre i funghi, i galletti, i porcini che seccavamo, ci avevano
insegnato quando andavamo con loro in montagna d’estate, il bello era andare
a raccogliere i funghi ma poi anche tagliarli a fettine, mettere sui graticci
al sole ad asciugare oppure pulire i galletti e metterli nei vasettini sott’olio
per poterli mangiare il giorno di Natale tutti insieme. Altre cose che la nonna
metteva via erano le noci, le nocciole lei le spaccava e le puliva, le preparava
per l’inverno, noi mangiavamo sempre la frutta secca della campagna.