07/08/2006
Bar/Osteria
Gombola, Frazione di Polinago
Maria Ghiddi
Corrado Bortolotti
Oste e agricoltore
Quotidianità e aneddoti dell’osteria degli anni ’50
La consumazione del vino
I calzagatti e altre ricette tradizionali
Le barzellette delle stalle
PARTE 1
Qui siamo a?
Maria: Gombola.
Lei è sempre vissuta qui?
Maria: sì.
Da quanti anni?
Maria: 79.
Cosa ha fatto nella sua vita qui a Gombola?
Maria: all’infuori degli anni della scuola ho sempre lavorato dietro al
banco, sia del bar che del negozio.
È un negozio di sua proprietà?
Maria: sì.
E come si chiama?
Maria: qua è chiamato da sempre il bar di Carlo e Maria. La mamma era
la Marinetta e il negozio era chiamato della Marinetta. Quindi la tradizione è partita
sempre da lì o anche dal babbo. Perché la mamma quando ha cominciato
a lavorare è andata a fare la serva e il babbo quando l’ha vista
che stava servendo in una famiglia l’ha sposata in quel momento lì.
In che anno ha aperto l’osteria?
Maria: questo non te lo posso dire perché quando sono nata c’era
già, dal ’27, quindi secondo me c’era molto tempo prima.
Com’era l’Osteria un tempo, Maria?
Maria: l’osteria un tempo era quel pezzettino che vedete qua adesso e un
altro là dietro e nient’altro, perché dopo, pezzettini alla
volta è stato allungato.
Com’era la gente che frequentava l’osteria?
Maria: allora la gente che veniva in osteria erano quasi tutte persone anziane,
da quel che mi ricordo io, giocavano a carte spesso e bevevano solo vino perché non
c’era nient’altro, tante bottiglie di vino, che allora si faceva
in casa.
Quindi avevate un po’ di vigna?
Maria: no, però il papà comperava sempre l’uva e il vino
veniva fatto sempre qua dentro.
Vedo che Corrado interviene spesso, questo vuol dire che la
conosce da parecchio tempo… anche lei vive a Gombola da parecchio tempo?
Corrado: sì, non proprio qua ma a un chilometro e mezzo da qua.
Sempre a Gombola?
Corrado: sì.
E lei quanti anni ha?
Corrado: eh ne ho tanti, più di lei.
Come passate il tempo più a Gombola?
Maria: adesso? Giocando a carte e guardando chi passa e poc’altro, perché ci
sono quelle due partite di oggi ma perché siamo di ferragosto, sono in
ferie quei signori lì altrimenti siamo molto molto in meno.
Alla sera se si fa due partite, rare volte si riesce, e se si riesce è perché deve
intervenire la Maria a fare la quarta, altrimenti è una sola.
Ma una volta, parlo di 50 anni fa, anche prima della guerra,
la vita dell’osteria com’era? Era viva, c’era il passaggio,
quali erano gli avventori?
Maria: secondo me non era il passaggio, era che la gente, allora, aveva più tempo
per andare in osteria.
Adesso no, invece una volta il tempo se lo prendevano per andare a fare
la partita, erano d’accordo di trovarsi, e mi ricordo sempre che dove siamo
adesso c’erano due tavoli lunghi, dove ci stavano anche due partite. Anche
da piccola vedevo dei bei pezzi di bottiglia, una bella fila, e si beveva solo
il vino perché non c’era altro. Alla domenica c’era tanta
tanta gente, perché tutti andavano a messa, alla prima, alla seconda,
tutti andavamo al vespro che adesso più nessuno ci va, alla domenica era
sempre piena di gente, perché allora c’era gente, io non so di preciso,
cosa c’erano, tremila persone a Gombola?
Corrado: tremila.
Maria: tremila, adesso arriviamo a trecento se ci siamo.
Che cosa mangiavano o bevevano qui all’osteria?
Maria: parliamo sempre di vino, perché la macchina del caffè non
esisteva.
Che vino Maria?
Maria: sempre solo quello fatto in casa, non quello che si compera, che mio papà faceva
nelle botti in casa. Allora c’erano delle botti che tenevano 6-7 quintali,
magari si andava là con la bottiglia a riempire sotto la botte, c’era
il vino più buono che si faceva imbottigliato col sughero, non con il
tappo di ferro come fanno adesso. Allora la maggior parte dicevano “Maria
voglio il vino tosco”, il tosco era il vino che veniva fatto di una sola
qualità, allora c’e n’era tanto qui, era molto più chiaro,
molto più frizzante, molto più saporito e meno gradi aveva e se
ne poteva bere un bicchiere di più; allora si andava spesso in cantina
a riempire la bottiglia di vino, del tosco. Adesso si parla ancora del tosco
ma non esiste più.
L’altro vino, invece?
Maria: era sempre fatto con le uve nostre qua d’intorno, o almeno potevano
andare a prendere qualche quintale di uva verso Vignola per dare colore, ma non
per il sapore, perché il nostro vino locale fatto con l’uva di qua,
ha un sapore che da nessuna parte ce l’hanno, forse è il terreno
che aiuta molto.
Si beveva solo quindi qua?
Maria: solo… si prendeva anche la balla…
C’era qualche personaggio un po’ singolare che veniva
all’osteria, che magari si presentava spesso facendo delle cose un po’ originali?
Maria: mah, adesso non me ne vengono in mente, glieli dice lui quelli che c’erano.
Corrado: a gh’era Piren, a gh’era Pirun ad la Gombla, Capi…….
Maria: Piren era uno che beveva molto qualunque vino, perché aveva pochi
soldi, era un contadino, con la moglie era sempre in bisticcio, perché beveva
per lavorare meno, e tutto il vino che mi avanzava, i fondi, lui veniva, per
lui erano tutti buoni, beveva qualsiasi vino che riusciva a trovare, e anche
altre famiglie dicevano Piren a m’è rmats el ven, e lui
correva a prendere questo vino che era anche acido, non era buono.
Corrado: bastava che avesse colore.
Maria: ne abbiamo un altro… Armando Demere, anche lui faceva il
contadino sempre in quella zona lì, un gran bevitore, una buonissima persona
e bravo. Per San Michele, l’uva è ancora acerba però lui
il vino l’aveva già bevuto e bevuto tante volte. E che cosa faceva?
Andava a prendere due o tre grappoli più rossi, poi li metteva in un tino
piccolo e poi si faceva il vino da bere per S.Michele che è la nostra
funzione. Veniva spesso ad aiutare mio marito, questo è un ricordo recente,
diciamo di trent’anni fa, mio marito faceva la salsiccia e quando la faceva
ci voleva qualcuno a girare la manovella per spingere dentro, e la maggior parte
andava giù. Lui in cantina a girare la manovella perché venisse
fuori la carne doveva stare in piedi diritto, perché se inchinava la testa
gli ritornava fuori dalla bocca, dal gran che n’eva abbù, ma
veramente. Allora mio marito diceva Armando sta’ dret con
la testa si no el va par tera. Invece Piren, quello che diceva lui, sa quante
volte è andato a bere di nascosto? Perché quello abitava su al
castello, là su al castello c’è il cimitero, adesso è vuoto
perché l’hanno fatto qui, però una parte c’è ancora,
e non potendo arrivare a casa dalla moglie col fiasco del vino, andava dentro
il cimitero a bersi il vino, il suo fiasco. L’ha fatto tante volte quel
lavoro lì. Anche quello era una persona simpaticissima. Guardate, erano
tutte persone mica buone, buonissime, solo che avevano il vizio di bere e tante
cose andavano male.
La gente come pagava qui, Maria?
Maria: eh, ogni tanto, quando vendevano il vitello… allora c’era
tanta frutta qui, e allora vendevano i duroni, una parte dell’uva, perché mio
padre prendeva una parte dell’uva dall’uno e dall’altro per
i soldi diciamo, poi a gh’era i pir e i pom, perché una
volta c’era tanta frutta e si vendeva e la portavano a Vignola. Qui i duroni
non erano belli come quelli di Vignola ma erano tanto più buoni.
Una volta quindi facevate credito?
Maria: sempre credito… ce n’erano delle belle pile… quando
io ho cominciato con la mia mamma, perché la mia mamma non era mai andata
a scuola, però sapeva scrivere non bene ma correttamente e i conti l’80%
li faceva lì col cervello, e quando io ho cominciato ad andare a scuola,
la mamma mi ha detto: Maria, aiutami a fare questi conti, però faceva
prima lei a memoria che io a biro.
Cosa si facevano, i libretti?
Maria: i libretti, sì.
Ma questi libretti poi venivano pagati alla fine?
Maria: direi che l’80 o il 90 % venivano pagati, con molta lentezza però sempre
pagati, qui tutti onesti, direi l’1 per mille che poteva fare il furbo,
o disgrazie che non potevano pagare ma normalmente si incassavano i soldi, con
molta lentezza ma arrivavano.
Prima Maria lei ci ha detto che l’Osteria alla domenica
si riempiva, e le donne venivano anche loro?
Maria: no, mai, le donne venivano a fare spesa in bottega, ma l’osteria
no, no assolutamente, guai!
In bottega cosa si vendeva?
Maria: la maggior parte era l’olio, lo zucchero, la pasta, il lardo e il
sale, le cinque cose principali più vendute diciamo.
Che olio?
Maria: di semi e di oliva, però venivano con una bottiglietta così.
Ogni quanto si comperava l’olio?
Maria: ma dipende dalle famiglie, dal tempo, per esempio d’inverno se ne
vendeva molto meno, perché uccidevano il maiale e lo strutto si usava
molto, invece l’olio d’estate se ne vendeva un po’ di più.
La mamma comperava le latte da due quintali e mezzo, ch’il drueva a
fer la ciucona, poi la mamma li metteva dentro i bottiglioni per fare le
bottiglie. Quella spesa delle donne che veniva fatta quasi esclusivamente con
le uova, perché se c’era la spesa grossa allora il marito doveva
intervenire ma l’olio, il sale, le sigarette, che io non avevo, i sigari… si
andava con un uovo a prendere un sigaro, o venivano con tre uova a prendere mezzo
chilo di zucchero, o tre etti, dipende da quante uova avevano in mano.
Le uova voi le vendevate?
Maria: si portavano a Sassuolo, andavamo a venderle.
Ma queste cinque cose qua che vendevate, venivano vendute sfuse?
Maria: tutte sfuse, a sacchetto, non c’erano pacchetti, nè pacchettoni
nè pacchettini, non c’era niente.
Mediamente una famiglia quando veniva fare la spesa?
Maria: una volta la settimana, la domenica, o poco o tanto venivano, perché era
la mamma che veniva a messa e poi veniva a fare la spesa, e fra la settimana
quando mancava qualcosa allora veniva il figlio o anche il marito ma sempre con
un uovo, due uova o tre uova.