02/10/2006
Agricoltura
Montale Rangone, Frazione di Castelnuovo Rangone
Zeno Vezzalini e il figlio Luigi
Agricoltori
Agricoltura: colture, cultivar, allevamento
La letamaia, la potatura
PARTE 2
Un po’ di frumento lo avevate nei campi?
Zeno: al frumento che me ho anch mdû, sa cos’è il
mietere?
Si , a mano?
Zeno: a mano, il frumento a mano, e poi as mitìva tótt sàtta
la barcàssa, i biudèven la barcàssa, sal cus én i
biudài? Con lo scarto… Cuma a-s dis?
Luigi: con gli escrementi dei bovini.
Zeno: si faceva una bella cosa e poi si stendeva sàtta a la barcàssa
che a-n s’perdéssa al gran… perchè alóra i
pusèven al furmèint lè.
Prima però si faceva seccare?
Zeno: sì, quella roba faceva poi presto a seccare perché se secca
il frumento, secca anche quella roba lì. Poi dopo ci restava da tagliare al
strém, perché si tagliava il frumento alto così, allora
c’era da andare dietro da tagliare nuèter agazèvem al
strém con le falci a mano, però avevamo anche provato una
falciatrice che si tirava con le mucche, il rastrello anche quello si tirava
con le mucche per tirarlo su, ma quando c’erano delle squadre per tagliarlo
a mano con la falce, facevano tutti dei mucchietti e non c’era bisogno
di rastrello, di niente, si andava solo a caricare i mucchietti.
Con gli escrementi delle vacche oltre a fare queste superfici si
faceva anche del concime, del letame?
Zeno: certo, molto.
Come si faceva?
Zeno: facevi la lettiera alle mucche perché le mucche erano legate a ogni
posta…allora loro bagnavano la paglia e si portava tutto fuori.
Si faceva la paglia per fare il letto?
Zeno: sì, quella secca si dava su mentre si dava da mangiare e si puliva,
invece quell’altra si tirava giù e poi fuori nella letamaia, restava
lì, se stava lì anche un anno diventava nera, poi si portava in
campagna tutti gli anni d’estate, finito le mietiture, con le mucche e
i birocci, si portava in campagna il letame, poi con l’aratro e il trattore
si metteva sotto.
Zeno, ci stava raccontando un po’ del letame, quel letame che
rimaneva lì anche un anno sulla letamaia, ma l’odore?
Zeno: no, non faceva mica odore, si sente più l’odore magari dei
maiali ma l’odore delle mucche quasi niente, era un odore buono quando
si portava in campagna con le mucche.
Questo odore secondo lei è cambiato o è rimasto lo
stesso?
Zeno: adesso sarà un po’ cambiato perché le mucche mangiano
tutto diverso.
Cosa mangiavano una volta le mucche?
Zeno: il fieno, si faceva il fieno non proprio puro fieno d’inverno, d’estate
mangiavano l’erba, si tagliava l’erba qua e là, il granoturco
che quando era pronto alto così si tagliava, ma d’inverno il fieno
veniva tagliato con la macchina apposta e ci mettevi in mezzo la paglia o lo
strame, si adoperava il strame quello quando si era preso via il frumento, se
non si tagliava subito, se fosse venuto a piovere veniva su dell’erba.
Lo strame era abbastanza buono, e le mucche mangiavano quello lì, non
mangiavano mica il fieno puro, mangiavano anche della paglia, mangiavano un misto,
si faceva nuèter a g’ven la sforna… avevamo un cassetta
con la falce davanti, uno buttava dentro e zum zum…a tagliare il fieno,
perché non si dava mica così lungo il fieno, si faceva la mìscia
per avér abàsta dal fèin, perché abbiamo anche
avuto una trentina di mucche tra piccole e grandi.
Che razze avevate voi Zeno?
Zeno: la modenese, la bianca, la razza bianca.
Ed era una vacca buona?
Zeno: abbastanza buona, non era proprio da latte come quelle di adesso ma quelle
buone erano da 25-26 ne abbiamo avuta una anche da 30 litri al giorno, ma la
media da 24-25 litri, ma latte più sostanzioso di quello delle mucche
di adesso, delle mucche che fanno di quàter-zinquànta quintê éd
lat… Quanto ne fanno? Allora era un latte proprio denso.
Si faceva il formaggio, la forma con questo latte?
Zeno: si, avevamo il caseificio, i soci lo portavano al casei- ficio.
Quando è nato il caseificio qua, in questa zona?
Zeno: non mi ricordo, adesso sono tutti chiusi, hanno fatto due – tre caseifici
normali che vanno a prendere il latte da una parte e dall’altra ma i caseifici
piccoli sono stati tutti chiusi, avevamo un caseificio qua. Dove si portava il
latte noi adesso c’è un fornaio.
La bianca era buona per fare il latte e poi?
Zeno: anche da lavoro, era molto brava da lavoro.
E la carne?
Zeno: anche la carne, insomma era una qualità molto buona, è sparita
però penso ci siano dietro per tornarla a riprendere la mucca bianca modenese;
c’è la bianca val padana ma noi avevamo la bianca modenese.
Zeno: lei ci ha raccontato come era la vita dei campi una volta, poi però ci
sono stati tanti cambiamenti dopo la guerra, negli anni ’60: secondo lei
l’agricoltura si è evoluta in qualche modo?
Zeno: è cambiata tutta l’agricoltura perché noi eravamo
in cinque fratelli, due a lavorare la stalla, ci volevano per lavorare 20-30
mucche; adesso uno da solo va anche tardi a dare da mangiare e tiene dietro anche
a 100 mucche, hanno dei mezzi tutti diversi, anche i contadini hanno chiuso tutti,
le case da contadino c’è quelli che hanno voluto fare una piccola
azienda, si sono fatti la stalla più grande e allora si sono tenuti le
mucche e vanno bene quelli lì, vanno anche meglio di un impresario che
faccia uno stallone che poi deve fare lavorare, non riesce mica adesso, tanti
stalloni sono chiusi, invece quelli che si sono fatti la stalla, che se la lavorano
loro, quelli lì tirano avanti.
Secondo lei questi cambiamenti hanno portato un bene anche dal punto
di vista del prodotto agricolo oltre che per il lavoro che sicuramente è stato
avvantaggiato, forse adesso si fa meno fatica in campagna rispetto a quando lavorava
lei, ma il prodotto è un prodotto ancora buono?
Zeno: per me era più sano quando c’eravamo noi, era meno il prodotto
diciamo però era proprio genuino perché la terra frutta tanto quanto
c’eravamo noi, e ce n’è meno che lavorano la terra, due persone
lavorano più di 100 biolche di terra, poi ce ne va anche del tempo, però con
delle macchine e dei mezzi così, loro vanno forte; invece noi si lavorava
tutto a mano, quello che si faceva era proprio un lavoro genuino.
Anche la terra veniva trattata in un altro modo?
Zeno: la terra, noi si andava ad arare con le mucche, si faceva delle arature
fonde così.
20-30 cm?
Zeno: 20-30 cm, dopo che abbiamo cambiato padrone perché eravamo contadini,
non so se l’abbiano sentito nominare loro, Monodori che ha una villa qua
di sopra, il Conte Guido Monodori era il nostro padrone, poi abbiamo cambiato
padrone e siamo passati sotto il Prof.Berti che ha villa Berti.
In che anni ha cambiato padrone?
Zeno: nel ’35 abbiamo cambiato padrone e allora con il nuovo padrone abbiamo
potuto prendere i buoi, abbiamo preso un cavallo, eravamo noi e i nostri cugini,
un cavallo per uno, anche i buoi. Allora arare si andava meglio con un paio di
buoi attaccati all’aratro e quattro o sei mucche davanti, si faceva anche
una aratura abbastanza bella. Poi dopo andando più avanti nel ’50
circa a dev éser stê abbiamo preso il trattore,
anzi dopo che abbiamo cambiato il padrone dopo poco abbiamo preso il motore da
innaffiare la vite, da dar l’acqua, invece di andare con la carriola, la
pompa e uno da dare così.
Luigi: era un motore che veniva trainato dal cavallo o dal trattore e aveva le
pulegge per fare andare appunto la pompa per poter innaffiare.
Zeno: si attaccava o il cavallo o le mucche alla botte; il motore, un Brugerini,
era attaccato dietro con le gomme, allora quello lì pompava l’acqua
dalla botte e dei spruzzi… si andava in mezzo al frumento con una gomma
di 50 metri, si andava nei filari, quando si metteva il frumento si lasciava
il posto da passare con la gomma, si andava in mezzo fino a metà terra
e l’altra metà si faceva da quell’altro sentiero. Allora lì si
andava un po’ meglio, ce ne voleva uno ad innaffiare e quell’altro
a tirare la gomma perché la gomma a venire avanti veniva bene, dopo quando
si andava indietro bisogna tirare indietro la gomma. A partire dagli anni 50-’60
quando è arrivato il trattore c’è stata una vera e propria
rivoluzione in campagna, i trattamenti che si facevano al terreno erano sempre
e solo col letame o si è incominciato a dare qualcosa d’altro?
Zeno: no, fin da allora si dava anche il concime, il guano nuèter
a-s giva al guano.
Luigi: perfosfato.
Zeno: perfosfato…ne ho steso io di quello lì, si dava nel prato
stabile perché avevamo sei biolche di prato stabile, quello lì si
tagliava, si dava il letame e poi il perfosfato, e alla primavera veniva su un’erba
tremenda; nella terra prima di metterla a posto proprio il perfosfato per il
grano cioè oltre al letame si dava quel concime lì. Poi dopo si
dava un’altra qualità di concime, non ricordo come si chiama, quando
il frumento era nato alla primavera e c’era la sua stagione da andar sopra
e dare un po’ di concime, quel concime lì adatto per il grano. Concimare
si concimava, però si dava dei concimi naturali.
Luigi: il guano in effetti è concime con escrementi di uccelli mineralizzati.