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04/08/2006

Raccolta spontanea


Documento senza titolo

Palagano
Pietro Ferrarini
Contadino  
Il castagno – Il metato Cucina di castagna – Vita in campagna
La battitura della falce  

PARTE 2

Erano già sbucciate una volta portate a casa?
Pietro: sì, erano già sbucciate, vogliono poi pulite perché ce n’è anche delle marce, a pulirle bene la farina è più buona. Si faceva la polenta, si facevano le frittelle.
 Ma non era un gusto troppo dolce?
Pietro: ma è buono che sia dolce.
 Voi eravate abituati?
Pietro: ah, quando uno è abituato, io non è che ne vada matto, ma è abbastanza buona.
 Ma suo padre, suo nonno?
Pietro: c’era mio padre, mio nonno non l’ho conosciuto ma pure lui sì, altroché, uguale, facevano quel lavoro lì perché era un buon sostentamento. Un pasto magari al mattino, i menni facevano, una polenta molto tenera col latte o la panna, po dop i fevan anche le castagne cotte.
 Le balotte?
Pietro: no, le balotte sono una altra cosa.
 Le mondine?
Pietro: neanche, vanno arrostite.
 Le castagne cotte sono le castagne secche pulite, si bollono come bollire la minestra.
 La sorblà ?
Pietro: sarebbero il sorblà, lo chiamavano così una volta, l’è vera, non qua sù ma verso Frassineti; non qua, erano buone col latte.
 Voi come le chiamavate?
Pietro: castegn coti o minestra di castagne che si fa anche con le castagne verdi, quelli verdi sono ancora più dolci, quelle castagne pastonese che tenevano apposta. Si sbucciavano meglio delle altre che hanno la seconda pelle più incastrata dentro e va bene più da macinare, per fare la farina che dura, dura anche un anno, viene più colorita, più scura ma il sapore è sempre buono se conservata bene, bene pressata in una cassa. Una volta, caro mio, andava bene perché non c’era mica tanto il frumento da scialacquare, allora il pasto che si faceva di castagno compensava, una volta anche due, allora la polenta la facevamo anche di frumentone più che altro, ma una volta al giorno spesso tanti la facevano al mattino.
 Forse i nonni anche due?
Pietro: ah, cosa avevano? Col formaggio, è buona anche con le salsicce, con le uova fritte. Sono buoni anche i ciacci di castagno: sono dolci, facevano le tigelle metà di frumento metà di castagno, erano buone, avevano una certa sostanza.
 Adesso andiamo a vedere gli alberi.
Pietro: andiamo a vedere i castagni.
 Pietro, questo è un carro?
Pietro: sì, per trasportare il letame, tutto.
 C’era sempre un tocco anche per l’estetica?
Pietro: eh sì, li facevano bene. Il proprietario di prima aveva tutto questo territorio, anche lì dove è stato fatto l’agriturismo, si parla delle fine del ‘700, c’è ancora la pietra che sopra ha la lettera comunale, quei segni in verticale si facevano per segnare i bigongi quando portavano sù le castagne, per ricordarsi. Si faceva con un carbone, tanti bigongi tanti segni, poi si calcolava. La muratura di questi fabbricati si adattava per non spendere, sono molto rustici, non tanto in simmetria, neanche in piombo, sono nati così ma stanno sù lo stesso perché sono incatramati col fumo da tanti tanti anni, sono secoli.
 A quanto risale questo metato?
Pietro: la data di preciso non si sa ma è vecchio, duecento anni ce l’ha, dunque calcolando le generazioni di questo signore che ho detto sarà sorto alla fine del ‘700 venendo dell’800, perché l’ha fatto lui. Lì dove hanno fatto l’agriturismo c’era una terra più buona, c’era una casa dove ci abitava un vecchio che mio padre ha conosciuto, era della discendenza di quell’altro vecchio qui, era un suo nipote…
Andiamo a vedere i suoi castagni.
 Bisogna poi tenerlo pulito, il castagneto?
Pietro: eh bisogna tenerlo pulito, pulirci sotto, bisognerebbe farlo ma non lo fa più nessuno, tagliare l’erba, tagliare le ceppaie se no viene tutto un lavoro che non va bene, potarli anche i castagni, ma è un lavoro che adesso la gente non fa. Ci sono andato anch’io quando ero giovane, c’erano delle piante grosse, alte, andare su c’è anche pericolo, eppure le pulivano ogni 3, 4, 5 anni. Viene tagliato il ramo che non frutta, il secco e sta bene… adesso hanno lasciato andare tutto ormai, i giovani di adesso non possono neanche perché hanno poco tempo, fanno lavori più redditizi. Aiutavano anche le bestie, le pecore, pulivano bene. Questa qui è la mia casetta, adesso dobbiamo farci un tetto perché oramai ci comincia a piovere.
 È una casa bellissima, tutti questi fabbricati diversi cosa sono?
Pietro: quella piccolina è una stanzina da metterci le galline, i maiali, c’è il forno, quella là era una casetta, c’era anche una bella stanza sopra, una camera e sotto una cantina. Quello lì è il per buter – pero burro, è di quelli non bianchi ma grigi. Questo prato l’ho tagliato io con la falce.
 Quando l’ha tagliato l’ultima volta?
Pietro: sarà un mese, un mese e mezzo…
Quella lì era una ghiacciaia?
Pietro: quella lì era come un pozzo.
 L’acqua non l’hanno trovata perché sono andati poco in fondo, io non mi ricordo quando l’hanno fatto i miei, dopo ne abbiamo forato degli altri ma non ne abbiamo trovato in questa zona dell’acqua.
 Quindi si conservava la roba in fresco qua?
Pietro: lì si, mia madre ci metteva il burro, la roba fresca da stare in fresco, si conservava bene. Adesso c’è il frigo, non ce n’è mica più bisogno… capisce? Quelli lì sono noci, ce n’erano quattro, erano alberi grossi ma ne abbiamo levati perché davano fastidio ai tetti, gli alberi tanto vicino a casa non vanno bene perché sporcano e poi sono un pericolo, allora li abbiamo levati. Qui comincia il castagneto, questo l’ho tagliato che saranno 10 anni, era secco. Questo qui è un castagno, il marzulino, ci sono già i ricci ma devono non aver preso, è un po’ presto; verso la metà di questo mese se lei lo apre c’è appena la castagnina. Questi qui sono tutti innestati, vede che si conosce più grosso, questo è lo stesso.
 Cambia il senso, qui va dritto poi cambia?
Pietro: questi sono selvatici, questo qui è uno selvatico, sarà 30 anni che è nato.
 Quelle selvatiche non sono buone, giusto?
Pietro: sono buone, meno ma sono buone lo stesso, questo deve essere il piede dell’innesto, eppure quest chè, comunque è innestata. È marzulino tutto, in questo castagneto non c’erano delle castagne domestiche, come dicono le pastonese; questo qui mi pare che sia stato innestato.
 Quanti anni ha questo castagno?
Pietro: mah chissà… ma non sono castagni vecchi questi, qui ce ne sono di quelli che hanno grossi buchi quelli, senz’altro sono più vecchi di tanto, questi qui hanno degli anni anche questi, io li ho sempre visti così… eh ormai sono vecchio. Sono seccati quasi tutti. I castagni devo essere stati piantati dai Benedettini, prima non c’erano.
 Qualcuno dice anche da Matilde di Canossa…?
Pietro: sì, dicono anche da Matilde di Canossa, ma anche dai frati, quei frati benedettini per l’agricoltura a quei tempi erano bravi, innestavano e concimavano perché erano indietro una volta, a quei tempi…
Oggi, parlando di aceto balsamico tradizionale, si dice che è un prodotto che va di generazione in generazione.
 Ma un albero di castagno quante generazioni ha passato?
Pietro: oh, chi lo sa quanti anni… Vede, qui sono stati piantati in fila e si conosce. Per modo di dire ce ne sono tanti di quei prati lì, venti o trent’anni fa li avevano buttati via, ci avevano arato per metterci delle altre colture: fieno, frumento, anche qui si poteva fare un lavoro così ma non lo abbiamo fatto, non abbiamo neanche potuto. Vede, sono seccati quasi tutti.
 Sempre in questo castagno?
Pietro: sempre il medesimo castagno.
 Questo qui è morto, gli è venuta una malattia che sarà quarant’anni che ha cominciato, e pian piano…
Questi due sono morti, questi conviene tirali giù?
Pietro: a venderli non li vuole più nessuno.
 Ma un tempo si usava anche la legna di castagno.
Pietro: sì, va ancora bene, ma è meglio di quercia.
 A fare delle botti ?
Pietro: a mischiarla può andare… vede quanti ce ne sono, pochi anni eh, sarà 7-8 anni che sono seccati tutti questi, era un bel prato questo, ci venivano delle belle castagne, ce ne sono rimaste cinque o sei e il resto si sono seccate; ma se ci fossero anche stati chi li raccoglieva queste castagne? È questo il fatto, non ci sono più le persone e poi sono lavori anche che… guardi qui c’è stato un cinghiale… Ecco, vede, questo qui è stato innestato lì, vede che si conosce bene…
Una volta che è morto si vede bene dove è stato innestato?
Pietro: è stato innestato basso anche quello lì.
 È un po’ surreale questo paesaggio con tutti questi castagni morti?
Pietro: eh non stanno mica tanto bene.
 Però fa parte della natura anche questo…
Pietro: fa parte della natura anche questo, che finisce. Finito il castagno viene su la quercia; giù di sotto ne abbiamo un bel po’, sono già grosse così le querce attorno al castagno secco che è stato tagliato.
 Ma naturalmente prima o poi viene giù quest’albero?
Pietro: mah, un tempo. Ma il castagno è duro a marcire.
 È duro, qualche secolo?
Pietro: ah… verranno poi buttati giù, sa, adesso i mie nipoti… questa legna è di quercia, era lì, l’ha buttato giù mio nipote per fare un po’ di legna da bruciare.
 È grande questa casa, vive solo?
Pietro: è un bel po’ di tempo che vivo solo, ho i miei nipoti che mi vengono a trovare.
 Non si è mai sposato?
Pietro: purtroppo no.
 Dico purtroppo, non è stata neanche una scelta ma un destino, sa la vita non riesce mica sempre come uno la vuole. Questo è il campo lavorativo che abbiamo poi allargato, c’erano delle siepi in mezzo, qui ci veniva frumento, frumentone e l’erba medica.
 Adesso cosa ci fa, la medica?
Pietro: è prato istantaneo, vede ci sono i balloni. Qui ci si metteva dentro il fieno, le foglie per portare via la roba, per tirare su dei ricci di castagno e si portava in spalla così, mio padre ne faceva delle grandi due volte, quella lì teneva quasi mezzo quintale di fieno… la corva… Poi c’era la benna fatta in un tessuto come la cesta, rettangolare e più stretta davanti; poi ce n’era un’altra fatta in quel modo, lunga anche quella ma alta così, che si metteva dentro il fieno o i covoni con un carro da bestia poi si portava dentro con le bestie le mucche, o i buoi. Una volta si usava così.
 Questo era il forno?
Pietro: questo forno è stato costruito nel ’51, qua sotto negli ultimi anni ci tenevo le galline, vede è una bella stanzina, adesso ci sono tanti zavagli, ci sono stati anche dei maiali.
 Facevate il pane?
Pietro: delle volte lo faccio anch’io.
 Ma un tempo c’era sua madre?
Pietro: eh, la madre è un pezzo che manca.
 La casa è divisa a metà, metà abitazione metà fienile?
Pietro: stalla e fienile questa, e di là sarebbe abitazione.
 Questa è una casa di una volta.
Pietro: questa casa ha circa cent’anni come è stato detto, io sono nato qui, io e i miei fratelli… oh a volere si farebbe tutta abitazione ma ci vogliono dei soldi, io ne ho abbastanza di questa, questa è cucina e di sopra ci sono le camere.
C’è un camino che tira bene, si può accendere.
 Ha ancora la stufa, la stufa economica!
Pietro: eh sì, è vecchia ma d’inverno l’adopero a fare da mangiare e da scaldare. Non è una grande abitazione… è quella di una volta. Di sopra ci sono le camere. Alzi su la botola e vada su… c’è un po’ di polvere.
 C’è l’acqua corrente qua?
Pietro: abbiamo l’acquedotto del Dragone.
 Da quanto è che vive qua?
Pietro: ci sono nato, sono 74 anni che sono qui.