03/08/2006
Agricoltura
Carpi
Romano Morselli e Norma Guerzoni
Mezzadri e braccianti
Sementi, Razze animali, Tortelli fritti dolci,
Riso coi fagioli, La canapa, L’uva cinghiale
PARTE 1
Romano quanti anni ha?
Romano: io? Glielo dico... 58!
58?
Romano: eh, sono pochi? Allora dico 85!
Dove è nato lei?
Romano: io sono nato nel Comune di Carpi: a Budrione.
Cosa ha fatto nella sua vita, qual è stato il suo lavoro?
Romano: sono nato in campagna, famiglia di contadini e siamo stati contadini
fino al ’79.
Lavoravate su questo fondo?
Romano: sì, in tutto 50 biolche di terreno.
Sempre su questo fondo?
Romano: No. 15 anni qui, però ne abbiamo fatti 14 a Rovereto come mezzadri. Per
ragioni di famiglia siamo andati nel comune di Ravarino, sempre in mezzadria,
e poi dal ’54 siamo tornati nel nostro paese che è Carpi, perché quasi
tutti i miei antenati sono nati intorno a Carpi, San Marino, Cortile. Siamo sempre
stati qua in giro.
Cosa voleva dire Romano lavorare con un rapporto di mezzadria?
Romano: un rapporto di mezzadria vuol dire che noi lavoravamo forte, però metà del
prodotto andava al padrone. Prima ancora lavoravamo a mezzadria però il
prodotto noi lo dividevamo al terzo, una terza parte a noi e due al proprietario;
poi dopo con le leggi De Gasperi siamo arrivati a metà e poi nel ’53,
la data in cui ci sono stati i cambiamenti di questi contratti di mezzadria,
arrivando fino al dopoguerra anche più tardi che poi l’industria
ha preso piede allora le campagne hanno cominciato a vuotarsi.
Si diceva la mezzadria, il cambiamento, ci furono ad un certo
punto degli scioperi, delle proteste dei mezzadri oppure no?
Romano: sì, c’erano proteste ma in ambito sindacale, non si andava
allora in piazza, in piazza abbiamo cominciato ad andare dopo la guerra perché prima
non si poteva.
Prima si lavorava e basta?
Romano: prima si lavorava e nient’altro.
Quando è finita la mezzadria?
Romano: noi qua abbiamo finito del ’79.
Fino al ’79 come mezzadri?
Romano: sì, poi il proprietario ha venduto il fondo. Mio fratello
ha comperato 10 biolche di terreno, compreso i fabbricati, e il rimanente chi
ha preso in fondo sulla via Cavata. Chi ne ha preso 8 biolche, chi ne ha
preso 6, chi ne ha preso 12, quell’altro ancora 12, è venuto spezzettato
il podere e così è finito la mezzadria.
Com’era il rapporto col padrone?
Romano: l’abbiamo incontrato a Ravarino negli ultimi anni. Adesso
dico bene: nel ’48-’49, la proprietà che era una tenuta di
cinque fondi ha venduto due fondi. Uno era quello dove abitavamo noi e
un altro dove c’era un’altra famiglia. Prima i rapporti erano
abbastanza buoni, se si stava zitti perché bisognava lavorare e tacere. Dopo,
il fondo che hanno venduto l’ha comperato un signore di San Felice che
era incompetente perché lui aveva una ferramenta ed era anche cattivo. Allora
lì abbiamo anche bisticciato e non solo una volta.
Che cosa si coltivava una volta in campagna?
Romano: erba medica in maggioranza poi il granoturco, il frumento, l’uva
che c’era a seconda della piantagione che avevamo 100 quintali, 200.
C’era una rotazione in campagna?
Romano: il medicaio massimo si teneva 5 anni poi dovevamo arare. Poi si
metteva il frumento.
Si lasciava riposare anche un anno oppure no?
Romano: No. No se si poteva facevamo anche due raccolti, quando prendevamo
via il grano, il frumento mettevamo, o la canna da zucchero o il granoturco. Quello
per le mucche seminato fitto che ci veniva solo il gambo, qualche pannocchietta
ma roba da poco, e lì si faceva una seconda produzione e si andava ad
arare sul tardi, a novembre. Quel terreno riposava fino a primavera e in
primavera quel terreno veniva investito ancora con altri prodotti, qui la canapa
non esisteva. Noi, invece, quando siamo andati ad abitare là c’era
la canapa, confinavamo con la provincia di Bologna, noi non avevamo mai lavorato
della canapa ed era faticoso, nonostante abbiamo sempre adoperato le braccia
la canapa bisogna nascerci per saperla lavorare bene. L’abbiamo messa
per un po’, macerata, tagliata, seccata insomma per fare tutte quelle chioppe,
poi le mettevamo in fascine grosse, nel macero si lasciava 8 giorni, 7-9 dipende,
poi si tiravano via tutti i sassi perché venivano caricati su questo
barcone di fasci.
Si facevano due file di sassi, quei sassi grossi, da macero, sono sassi
grossi così, roba che è pesante e si faceva il passamano e si caricavano
finchè la barca non andava sott’acqua e dopo una fatica da cani
quando veniva su e si prendeva via tutto. Ecco, era un mestiere che bisognava
saperlo fare perché chi lo sapeva fare prendeva il mazzo della canapa,
gli dava una girata e lo buttava sulla riva con facilità, per noi che
non sapevamo era una fatica enorme e poi la lavorazione, la seccatura, il cilindro
che spezzava tutte le canne con la canapa e poi veniva passato con una specie
di…. come si dice.. due asce messe così con un’altra
attaccata in fondo e il manico che si passava così e si tritava il tutto
finché veniva via tutto il gambo, il legno. Per noi che non lo sapevamo
era una fatica bestiale. Dopo alcuni anni abbiamo detto per noi quel mestiere
li non va.
Abbiamo detto che si metteva il medicaio quattro-cinque anni
poi si toglieva si arava e dopo?
Romano: frumento.
Quanti anni?
Romano: al massimo due, poi ci andava il granoturco.
Frumento, che frumento mettevate? Si ricorda le qualità?
Romano: si, il mentana. In un primo tempo era quello che produceva di più,
veniva alto e facilmente con i temporali si piegava e si faceva fatica dopo a
mieterlo. Poi venne fuori uno che si chiamava ardito, che era bassetto,
rossiccio, quando la spiga diventava matura, bello perché rimaneva dritto,
allora quando si faceva la mietitura era più comodo da tagliare.
Ma che differenza c’era tra l’ardito e il mentana
come qualità e come produttività?
Romano: come produttività ce n’era di più nell’ardito
perché il mentana quando ne facevamo una decina di quintali per biolca,
30 quintali per ettaro era già una produzione buona, mentre invece con
l’ardito a volte si superava anche i 15 quintali per biolca e 45 per ettaro,
questo era quello che facevamo allora e il terreno veniva concimato in linea
di massima con il letame.
Le sementi per le vostre colture da dove arrivavano?
Romano: in linea di massima le varie qualità dovevamo comperarle. Se
avessimo tenuto il nostro costava una metà, invece comperandolo la confezione
e tutto veniva a costare di più, come minimo veniva a costare il doppio
perché del grano siamo arrivati al massimo di 32.000 lire al quintale.
Attualmente se mettessimo del grano che quasi nessuno più lo mette,
arriviamo a 22-23.000 lire il quintale, perché il prezzo non ha subito
l’andamento del cambiamento del costo della vita e la remunerazione del
lavoro e i contadini adesso lasciano la terra in abbandono. Adesso vediamo
che c’è del terreno che rimane incolto. Quest’anno perché dovevano
seminare il frumento, ma seminando il frumento ci si rimette, si va a debito
non a credito perché il seme, la lavorazione, i concimi, la mietitura,
la trebbiatura adesso che c’è la mietitrebbia non si riesce a pagare,
non si riesce a pagare tutte queste spese.