03/08/2006
Morselli Romano, Guerzoni Norma
Carpi
Romano Morselli e Norma Guerzoni
Mezzadri e braccianti
Sementi, Razze animali, Tortelli fritti dolci,
Riso coi fagioli, La canapa, L’uva cinghiale
PARTE 2
Ci ha parlato prima di frumento e poi sempre seguendo la rotazione
di mais, susseguiva al grano.
Romano: seguiva il grano.
Quanti anni si lasciava il mais?
Romano: sempre un paio di anni, non di più, perché dopo il terreno
non rende più, non ha più quelle sostanze per nutrire il mais. Allora
lì si metteva il letame ancora, poi si faceva il medicaio un’altra
volta, sempre così. Dopo la guerra è cominciata la produzione
delle barbabietole da zucchero, allora si metteva invece del granoturco le bietole
perché si prendeva di più.
Del mais si ricorda che varietà si mettevano?
Romano: i nomi non li so, mettevamo 8 file, la pannocchia aveva otto
fili di grani, era quello che produceva di più. Adesso con quegli
ibridi li se ne fanno molto molto di più però di qualità non è buona,
va bene lo stesso ma non è come quando mettevamo quel granoturco lì che
ne facevamo 15 quintali in una biolca, mentre questi in una biolca ce ne vengono
anche 23-24, allora c’era il bisogno di produrne per consumarlo poi.
Vedo che qui c’è molta uva, avete sempre coltivato
uva voi?
Romano: sì, l’uva sempre e dappertutto nei tre fondi che ho conosciuto
io abbiamo sempre coltivato anche l’uva.
Che tipi di uva c’erano?
Romano: c’era il lambrusco di Sorbara, c’era il salamino, c’era
la grasparossa, l’uva d’oro, l’uva ciuchela, ne abbiamo
una pianta lì di dietro.
Perché si chiamava uva ciuchela?
Romano: se vi devo dire il nome in italiano non lo so.
Com’è quest’uva?
Norma: bianca con dei chicchi grossi.
Romano: verde, poi nel diventare matura diventa giallastra.
Norma: quando mi sono sposata io, che sono già 54 anni, abitavamo
in un altro Paese e avevano st’uva che io non l’avevo mai
vista, la ciuchela.
Quest’uva qua si usava per fare il vino?
Romano: si adoperava anche per fare il vino bianco.
Norma: dolce, con un gusto particolare.
Romano: adesso vi dico una cosa, quell’altra il grappolo era come
quello del lambrusco di sorbara però era bianco, io quando mangiavo di
quell’uva lì , ioche non ho mai bevuto vino in vita mia, a me faceva
girare la testa …dimmi come si chiamava? Adesso mi sfugge il nome.
Norma: perché è il mio paese natio dove parla lui però io
ero bracciante, noi non avevamo niente allora non so neanche come si chiama.
Norma voi eravate braccianti, che differenza c’era tra
braccianti e mezzadri?
Norma: tanta, perché dovevamo lavorare la terra un terzo noi e due terzi
al padrone. Ci faceva lavorare da matti e non si portava a casa niente, si portava
la fame perché da noi c’era la canapa. La canapa si lavorava
al mattino presto, alle 3, alle 4 di mattina eravamo già in campagna poi
si lavorava tutto il giorno con poco da mangiare o niente perché quando è finita
la guerra non avevamo niente , poi si lavorava tanto per prendere niente
perché avevamo al padron, al padron dove i mitevan al cuncem i semneva
par lor dove la terra rimaneva nuda i sla deva a nuetar così si lavorava
tanto e si prendeva ancora meno perché allora la terra si lavorava, tutta
non è come adesso, ma non avevamo mai niente sa, non avevamo neanche
le mutande le mutande da mettersi addosso, mio fratello che ha quattro
anni in meno di me se me n’ho stantasie, lo a g’nà stanta
dù, andava a fare quando era libero dalla campagna il meccanico e
allora aveva le mutande, perché nuetar a gh’evan brisa. E quand
a magnevan erano più le pulci che saltavano nel piatto…. ma
si mangiava lo stesso, mangiavamo per terra con il piatto….
Cosa si mangiava a casa vostra?
Norma: cosa si mangiava…ma so dire poco, avevamo l’acqua nella stagneda sul
fuoco perché la stufa non c’era, poi si bruciavano degli stecchi
della canapa, alla fine quell’acqua lì era più fumata, sapeva
più di fumo che di grasso, nuetar ag miteva dentar al gras che ades
as ciama?
Romano: il lardo
Norma: poi si mangiava questo piattino di minestra con le formiche che girevan
intorna al piat a ghivan tot, poi si mangiava poco pane perché non
ce n’era.
Che minestra si mangiava?
Norma: al ris o nuetar in cas facevamo lo sfoglio senza le uova ag
mitivan nuv po dopo an po ad farina salda par farla gnir salda. Mi
ricordo che la mia mamma si metteva a sedere con un pentolino qua, cuoceva un
uovo, eravamo in cinque fratelli. Un po’ di aceto, un po’ puciavi, un
po’ di aceto, un po’ puciavi alla fine rimaneva l’uovo
e noi avevamo mangiato, perché il pane non c’era più e avevamo
finito di mangiare. Ha capito? Con un uovo in cinque! Non tornerei indietro
neanche morta, mi sarei fermata vent’anni fa perché ades ag
no bela trop di an perché adesso si sta bene e quando si racconta
nessuno lo può credere quello che abbiamo passato noi, nessuno…adesso
vedo tanto spreco che mi viene male allo stomaco…incominciando da casa
nostra ma adesa po tra vestir, tra mutande, tra breghi, tra scherpi: ho
cambiato anch’io…
La carne si mangiava qualche volta?
Norma: no, si uccideva il maiale ma andavamo alla bottega col libretto. E
poi quando si uccideva il maiale perché avevamo un pezzettino di terra
intorno alla casa, ma lo dovevamo dare alla bottega il maiale da uccidere, perché noi
avevamo già dei debiti, dovevamo toran nantar, adla cherna me am ricord
minga una feta ad salam me la ricordo.
Una fetta di salame quando si mangiava?
Norma: Quando si faceva la canapa, allora diceva mio papà: “è poco
una fetta però se io la do a voi me ag no gnac vëna” allora
si mangiava una fetta di salame durante la giornata e lavurevam fort eh ragasu perché la
canapa è un mestiere bruttissimo, bruttissimo, perché si va dentro
al macero. Sapete cos’è il macero? Ades i fan le pesche
l’è vera cuma as chiami?
Romano: i laghetti da pesca
Norma: adesso ci sono i laghetti ma una volta a suppliva la canvala poi
tutti bagnati con una puzza da morire la tiravano su poi si stendeva.
Norma stavamo parlando di quello che si mangiava quando facevate
i braccianti ?
Norma: dei dolci…il dolce… adesso la faccio ridere…era tempo
della guerra, io avevo 12-13 anni e mio papà, si faceva solo d’inverno
per Natale, mio papà ne aveva tanta voglia quando il dolce era ancora
metà crudo, al belson cuma giv vuetar, la ciambella ag neva
cinc o sie nel forno fuori, allora mio papà ne ha preso uno poi è andato
dietro alla casa dove c’era la fegna di stec.
Romano: il mucchio della canapa, i legni della canapa.
Norma: che si adoperava a far fuoco, è andato là dietro e
ne ha mangiato uno, dopo la mia mamma va per tirarli via dal forno e ha cominciato
a dire con mio padre “Nou, Nou – perché si chiamava Alessandro
ma al ciamevan Nou – ag manca an belson” allora mio padre è stato
zitto, dopo due o tre giorni le ha detto “non ci mancava, non c’è andato
nessuno attorno, l’ho mangiato io perché se non facevo mica così non
lo mangiavo più”, l’aveva mangiato di nascosto per cavarsi
la voglia.
Per certe feste si mangiavano dei piatti diversi?
Norma: gli strichetti.
Quando si mangiavano?
Norma: gli strichetti li mangiavamo quando era festa, quando era festa facevamo
la sfoglia a fevan i strichet, mi ricordo solo quello perché i
caplet mi son mai ricurdeda da piccola che li abbiamo mai fatti, facevamo i
grataden, la pasta con i fagioli, pochi però.
Romano: pasta grattata.
Norma: da piccolina non mi ricordo mica tanta minestra io..
E gli strichetti come si facevano?
Norma: col brodo a nen mai fat nuanter il ragù, io che mi ricordo
la pasta asciutta non me la ricordo mica. Si mangiava sempre un pochino
di brodo, a givom gninto, non avevamo niente da metterci dentro, il
macinato in casa mia non ha mai costumato.
L’orto non l’avevate?
Norma: sì, un pezzettino di orto l’avevamo, dove mettevi un
co di insaleta, un pezzettino di terra così ag mitevan an co
di insaleta quel da magner acsè da tirè via a la svelta.
Cosa?
Norma: l’insalata, i ravanei, la cipolla, i cipollotti poi sa
mio papà come li mangiava? Metteva il cappello così, metteva un
po’ di sale, puciava e lo mangiava, questo era il mangiare. Loro
erano signori nei miei confronti perché quando mi sono sposata io del ’51
loro erano signori.
Romano voi che animale avevate in campagna?
Romano: in campagna noi avevamo le mucche, i maiali, i polli, i conigli, avevamo
sempre avuto gli animali da cortile più quelli nella stalla.
Nella stalla quante mucche c’erano?
Romano: noi qua avevamo 15 mucche da latte.
Che mucche c’erano?
Romano: avevamo la val padana e quella bianca, tutta bianca, pelo bianco.
Quella che chiamano la modenese?
Romano: la modene.
Norma: e chi boo cun chi coran acsè gros?
Romano: erano i romagnoli, erano i buoi, erano i maschi che li facevamo crescere,
poi veniva il veterinario che li castrava e diventavano buoi col tempo, per quello
che riguarda il sesso loro non sapevano più niente perché venivano
schiacciati i testicoli e si seccava tutto.
Poi oltre alla bianca modenese avete avuto anche altre razze
diverse?
Romano: poi abbiamo cominciato a mettere qualche bianca e nera, la frisona.
Quando, indicativamente?
Romano: noi abbiamo cominciato a mettere qualche mucca bianca e nera verso il ’50
perché quando siamo venuti da là a qui, da Ravarino a qui, noi
abbiamo portato le mucche bianche, perché quelle nere hanno avuto piacere
di tenerle loro, però ne avevamo già, quando siamo venuti qua
metà erano bianche nella parte qui a destra della stalla c’era 8
mucche bianche.