23/08/2006
Fiorentini Bruno
Renno, Frazione di Pavullo nel Frignano
Bruno Fiorentini e la moglie Bruna
Il contadino del parroco
PARTE 3
Imparare a mungere poi non è così semplice…
Bruno: oh ma si impara perché ce n’è di due tipi. Un tipo
c’è la mucca che si munge bene, viene bene giù il latte;
e ce n’è un altro tipo che sono molto dure, allora io mungevo quelle
dure perché avevo un po’ più forza di lei e lei quelle più dolci.
Anche i vitelli erano una buona entrata?
Bruno: sì, si vendevano a quaranta giorni, si lasciavano sotto la mucca
quaranta giorni, veniva un quintale, si vendeva un vitello… più che
altro si vendevano i maschi perché le femmine si tenevano anche per il
cambio della mucca vecchia.
Il mercato dove era?
Bruno: a Pavullo.
Cosa portavate voi solitamente?
Bruno: quando avevamo una bestia da vendere, se non si vendeva a casa si portava
alla fiera, al mercato a Pavullo, era di fronte alle corriere su di lì,
non c’era neanche una casa e c’era il mercato.
Le donne vendevano anche le galline?
Bruno: si portavano al mercato le galline, i conigli in piazza al sabato. C’era
uno che raccoglieva sù questa roba, comprava. Adesso gliene racconto una,
allora c’era un tipo a Pavullo, un tipo molto strano, di quei soggetti
che tendono solo a fregare la gente, Merlo lo chiamavano. Allora pensa di andare
a Pavullo lì vicino alla farmacia Paladini, vede venire un vecchietto
con un cesto con dentro due polli: “dove andate?” “vado a vendere” “li
prendo io che mi ha dato ordine il dr Paladini di prenderci due tre polli perché lui
non ha tempo, ha i clienti dentro, li prendo io per il dottore” “Ah
va bene”. Combinano il prezzo e allora gli dice: “Aspettate un attimo
che vado a dirlo al dottore che ho comperato i polli”.
Va dentro dal dottore. E il dottore: “cos’hai?” Gli
dice: “ c’è un signore fuori che vuole farsi fare un clistere
però non ha il coraggio di dirglielo”. “fallo entrare, fallo
entrare”. Allora va fuori. Allora va dentro e Paladini: “si
metta a sedere lì. A momenti ci siamo, l’acqua è calda”.
Porca… tirare i soldi dei galli c’è bisogno di scaldare dell’acqua?
Era una storia vera?
Bruno: sì, sì!
E anche le uova si vendevano?
Bruno: giravano anche per le case a prenderle sù, il papà della
Margherita, quella del bar a Renno, lui andava fino a Casine, a Vesale; partiva
alla mattina con due cesti e andava a raccogliere sù le uova alle case.
Poi dove le portava?
Bruno: le portavano a Modena, a Pavullo, non so dove… io avevo un cane,
un cane grosso, un San Bernardo, e questo signore qua l’aveva abituato
che lo prendeva sù con se a Bologna. Lui andava in bicicletta, stavano
via due giorni, dietro caricava la roba e il cane ci andava dietro così e
quando era in fondo a Festà gli metteva l’imbracatura, lo attaccava
alla bicicletta e lo tirava fino a Sant’Antonio.
Quello che si prendeva dalla vendita delle uova e delle galline
lo tenevano le donne?
Bruno: ma mica tanto... chi erano i padroni in casa una volta?
Chi era il padrone in casa una volta?
Bruno: il marito, qui le donne una volta non erano tanto… non è che
amministrassero tanto.
Un fatto di soldi?
Bruno: sì, ma i soldi che c’erano li aveva il marito.
Interviene la signora Bruna moglie di Bruno Chiedevo a suo
marito se i soldi che prendevate vendendo le galline e le uova li lasciavano
a voi donne?
Bruna: ma andavamo a comprare qualcosa in bottega.
Quindi li lasciavano a voi soldi?
Bruna: quelli delle uova sì… ma ce n’era troppo pochi di
soldi.
Cosa si andava a comperare in bottega?
Bruna: poca roba, la pasta, il sale, zucchero.
Bruno: poco zucchero.
Ma la pasta la facevate anche in casa?
Bruna: ah la facevamo; dopo più avanti andavamo anche a comprarla perché farla
sempre in casa come si fa?
C’era da lavorare anche nella stalla?
Bruna: eh… altroché... a portare il letame con la carriola… si
andava anche con la pancia e via.
Bruno: la prima volta che ha partorito era una domenica, è venuta
con me che siamo andati nel campo a prendere sù l’erba perché d’estate
si dà l’erba fresca alle mucche, appena tagliata, mi è venuta
ad aiutare a caricare l’erba e poi siamo andati a casa, ha fatto i tortelli,
alle 11 “oh Dio Dio portami via”.
Bruna: ma era la Roberta quella… perché sono andata all’ospedale...
i primi li ho fatti in casa.
E chi era venuta, la levatrice?
Bruna: eh sì… i primi due sono nati in casa, invece l’ultima
sono andata all’ospedale perché sono stata dieci anni… nel
frattempo era cambiato un po’ il mondo.
Voi adesso non avete della terra qua?
Bruno: no, ho l’orto e un po’ di frutteto.
Quindi ai suoi figli non interessa il lavoro in campagna?
Bruno: ho un figlio maschio, il più grande; mi aiutava perché ha
sempre fatto il vigile del fuoco, aveva quella passione lì, quando aveva
tempo mi aiutava con i campi, però non ne ha mai voluto sapere perché io
nell’80… la Curia si vede che loro sapevano già che veniva
questa legge, che erano obbligati ad affittare i terreni. Mi chiamò e
mi disse “ti vendiamo tutto, compra, sei sempre stato lì, ti veniamo
incontro, ti vendiamo tutti i terreni”, però c’era da fare
uno stallone moderno perché con quelle stalle lì non si andava
più avanti, c’era da spendere a comprare, a fare lo stallone e bisognava
fare dei mutui.
Allora ne parlai con mio figlio “no babbo, fai quello che vuoi ma
non fare dei conti su di me perché io la terra non la lavoro”, quell’altra
lì ha due anni in meno di Angelo, aveva studiato da ragioniera ed è andata
a lavorare subito. Nella stalla non è mai venuto nessuno dei nostri figli.
Però c’era il sentore di qualche cambiamento allora
le hanno chiesto di comperare… perché la Curia poteva disporre
di questo terreno, poteva anche venderlo?
Bruno: il terreno è della Curia però la canonica è della
parrocchia. Per esempio lo stabile, penso che sia così, il terreno la
Curia può decidere di vendere e di fare quello che vuole anche se non è giusto
perché anche a Sassostorno vendettero i poderi e poi fecero la caserma
dei carabinieri a Pavullo. La caserma fu fatta con i soldi ricavati la gran parte
da lassù, io dico se questi terreni qua sono stati lasciati da gente di
Renno io direi che quando vengono venduti i soldi vengano investiti almeno una
parte a Renno, invece niente: vendono i poderi e comprano gli appartamenti a
Modena.
Perché questi erano dei lasciti delle persone di Renno?
Bruno: delle persone di Renno, allora quelli di Renno avranno diritto, vendete
ma almeno investite anche a Renno, niente invece: si compera a Modena, a Bologna.
Una volta il parroco con la resa del terreno riusciva a vivere?
Bruno: sì, perché aveva anche della gente che lo aiutava, quando
venne fuori questa legge dell’affitto venne fuori la congrua, dopo tutti
i preti sono stati stipendiati.
Il prete veniva a controllare quando si faceva il raccolto?
Bruno: beh, quando si trebbiava il grano mandavano uno a vedere che venisse diviso
bene. Facevano poi così tutti i proprietari mandavano a controllare i
sacchi di grano?
Bruno: il grano… poi si andava al mulino. A proposito, nel mulino c’erano
delle macine in sasso grossissime su una impalcatura in legno, un’impalcatura
in legno, queste macine in cima che giravano intorno e il grano andava giù che
macinava. Nell’impalcatura i mugnai ci tenevano una madonna attaccata,
una madonnina, l’impalcatura macinando così si muoveva e la madonnina
faceva così anche lei, allora il mugnaio - perché i mugnai erano
tutti dei ladri… prendevano per paga per macinare un quintale di frumento,
non è che volessero i soldi prendevano una parte di farina 5-6 kg di farina
- allora con la paletta prendeva na palet du palet, poi guardava la
Madonnina “madonnina benedetta ic posito ‘natra paleta” e
la madonnina faceva così…
Funzionano ancora questi due mulini?
Bruno: funzionano, quello al Loghetto no.
Adesso i terreni che coltivava lei, li coltiva qualcuno?
Bruno: sì, sono ancora coltivati, una parte l’ha presa mio nipote
in affitto, quando rinunciai io prese lui in affitto e ci ha fatto uno stallone; è il
figlio di un mio fratello, Giuseppe Bafin, lo conosci?
Sì, lui produce solo latte da alimentazione.
Bruno: sì, fa latte da alimentazione, un latte ad alta qualità,
un latte speciale di un tipo di mucca che fanno poco latte, ho sentito l’hanno
scorso che era uno dei primi, uno dei più alti come qualità.
Che tipo di vacche ha?
Bruno: è una reggiana, la chiamano bionda, piccolina, brutta, stretta
di dietro che non vale niente come bestie perché sono piccole e brutte
senza cosce, però come latte…
Una volta anche se c’era miseria, perché poi qui ce
n’era tanta, si era poi contenti lo stesso.
Bruno: io ero più contento allora che adesso… tornassimo
pure indietro… tornerei indietro alle pecore... tornerei… se tornassi
giovane sarebbe una bella cosa…
Il vostro passatempo Bruno dopo il lavoro cos’era?
Bruno: poco.
Si andava all’osteria?
Bruno: al bar non ci andavamo perché non c’erano i soldi… poi
il bar… c’era solo qualche osteria dove ci andava la gente anziana
a bere. Noi ragazzi non c’era mica discoteca allora… ma l’inverno
alla sera si andava a fare la partita nelle stalle.
Cosa si giocava?
Bruno: a briscola, a scopa, tre sette.
Ma c’era una stalla prescelta per incontrarsi?
Bruno: una volta qua una volta là.
Si sente da lontano Bruna che discorre sulla stalla: “c’erano
le bestie e un profumo che mai...
ma sa che è cattivo adesso” Bruno : oh adesso è un
disastro, gli stalloni puzzano adesso, è il tipo di roba che mangiano,
i mangimi che mangiano. Adesso si sente quando buttano questo letame fuori nei
campi, si sente un lavoro tremendo… adesso gli danno molto mangime, hanno
bisogno che gli facciano molto latte.
Una volta invece cosa si dava da mangiare alle mucche?
Bruno: una volta si dava dell’erba, del fieno e un po’ di granoturco
che producevamo noi.
Anche l’orzo?
Bruno : sì, un po’ d’orz.